Letteratura tedesca d’oggi (dettagli)
Titolo: Letteratura tedesca d’oggi
Autore: t.z.
Data: 1935-01-09
Identificatore: 1935_53
Testo:
Letteratura tedesca d'oggi
Storia e romanzi di Roma
Mentre per merito del Fascismo lo spirito di Roma imperiale rivive e dall'Italia l’idea romana torna a raggiare sul mondo civile, si nota in Germania una riviviscenza di interesse e di studio per il mondo della romanità che trova espressione in numerose nuove pubblicazioni.
Il conte Erich Czech-Jochberg pubblica sotto il titolo Cesari - Ritratti di imperatori romani una parafrasi moderna delle biografie di Svetonio che egli presenta in uno stile lapidario, volutamente drammatico, e in un quadro agitato, dai colori accesi, dove la realtà storica non è sempre rispettata. Così taluni suoi giudizi lasciano, per lo meno, perplessi: l’asserzione che Ottaviano non fu nè un condottiero nè un uomo politico, ma solo un dittatore, fa pensare che l’autore abbia delle idee molto personali sulla figura di quel grande romano, e la confusione che egli fa tra Decimo e Marco Bruto può indurre l’idea che anche la sua conoscenza dell’argomento sia qualche volta un po’ primitiva, ma nell’insieme il libro è fresco e vivo e agisce con immediatezza.
La Casa editrice Cotta pubblica un romanzo storico su Augusto, di Guenther Birkenfeld. Difficile dire dove comincia la storia e dove finisce il romanzo, e viceversa. L’autore si attiene, è vero, rigorosamente ai fatti storici, ma, nella loro valutazione e interpretazione, si lascia talvolta prendere la mano dalla sua confessata ammirazione per il protagonista e rimpicciolisce ingiustamente, per esempio, la figura de) grande avversario di Ottaviano, Marco Antonio, dimenticando che il valore del nemico vinto onora e ingrandisce, in ultima analisi, il vincitore. Nel complesso la vita dell’erede di Cesare, che, baciato dalla gloria e dalla fortuna, condusse un’esistenza senza pace e senza gioie, appare in tutta la sua tragica grandezza.
Uno studio critico sugli ultimi giorni della Repubblica romana ha scritto Ferdinando Mainzer: La lotta per l'eredità di Cesare (Talverlag), un lavoro al quale il carattere un po’ giornalistico della esposizione, confermato anche — absit injuria — dalle frequenti inesattezze, conferisce una cert’aria attuale che invoglia alla lettura.
L’opera riformatrice di Diocleziano e la sua imponente figura formano l’argomento di un grosso volume di Gerhard Bohlmann: L'imperatore dimenticato (ed. Reclam, Lipsia). Il dramma del tramonto dell’antico impero romano è trattato dall’autore con intenti polemici e, là dove svolge il tema del cristianesimo e del germanesimo che — afferma — agirono come catapulte l’uno dall’interno e l’altro dall’esterno, determinando il crollo della civiltà romana, anche con scarso ossequio della verità. La critica tedesca afferma che il lavoro e assai bello, ma un po’ pesante. È anche la nostra opinione.
Federico il Grande
Un altro lavoro sul vecchio Fritz: Federico il Grande, storia di un uomo di Stato (ed. Mohr. Tuebingen). La bibliografia fredericiana è specchio fedele della evoluzione politica della Germania: l’epidemico dilagare dell’epoca guglielmina, troncato di botto dalla fine della guerra e dalla rivoluzione, ha fatto posto, dopo la sconfitta, a tutta una letteratura partita in armi contro il vecchio Fritz, nel quale intendeva colpire l’idea prussiana e monarchica e, per reazione, ad una nuova ondata pro-Federico, partita dai circoli nazionalisti, la quale celebra ora, nel terzo Reich, il suo trionfo La nuova opera di Arnold Berney va considerata sotto questo punto di vista e inquadrata in questa mentalità spirituale.
L’autore non ha voluto scrivere una biografia vera e propria di Federico, ma piuttosto una monografia sulla sua opera di uomo di Stato che egli studia fino all’epoca della maturità politica, vale a dire fino alla guerra dei sette anni. Il Berney esamina la figura del vecchio re in funzione delle sue qualità e capacità di statista, alla luce della sua natura politica elementare e, alla stregua di questa, interpreta le evidenti contraddizioni dell’uomo, i subiti trapassi, il dissidio tra tendenze contemplative e spirito di azione, non come espressione di un intimo conflitto spirituale ma come contemporaneo affermarsi di distinte tendenze ereditarie derivate da parte paterna e materna, come una « polarità » — scrive — che non opprime e ostacola le energie, ma agisce volta a volta nel senso di tenderle e distenderle con effetto sempre favorevole sull’insieme del sistema. Federico era, in un certo senso, un sangue misto e « per li rami » gli scendeva nelle vene, oltre a quello teutonico, il sangue di Maria Stuarda, di Coligny e della signorina d’Olbreuze: il suo mondo spirituale era anch’esso un mondo misto e, accanto alla antica filosofia, trovavano posto la dottrina di Leibniz, l’ideale cavalleresco francese e l’etica cristiana, il tutto fuso e rifuso in un crogiuolo in perpetuo bollore. L’influsso di questa intima complessità sull’azione politica di Federico è esaminato dall’autore in pagine ricche di forza suggestiva, nelle quali anche gli errori del re prussiano trovano il giusto rilievo: primo tra essi quello che per poco non gli riuscì fatale: l’errata valutazione de! momento politico nei riguardi della Francia, dell’Inghilterra, della Russia e anche dell’Austria, che condusse alla grande coalizione antiprussiana del 1756.
t.z.
Collezione: Diorama 09.01.35
Etichette: t.z.
Citazione: t.z., “Letteratura tedesca d’oggi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 03 dicembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1962.