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Titolo: Letture: l'anno leopardiano; Ibsen a Cristiania

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1935-01-23

Identificatore: 1935_74

Testo: Letture
L’anno leopardiano
Interessante rarità bibliografica, poichè assolutamente fuori commercio, è l’edizione napoletana dei Canti del Leopardi, curata dalla « Compagnia degli Illusi ». Questa edizione del 1934 segue a circa un secolo di distanza l’altra edizione napoletana, quella dello Starita, del 1835, la quale porta sul frontespizio l’indicazione: « Canti di Giacomo Leopardi. Edizione corretta, accresciuta e sola approvata dall’Autore. Napoli, presso Saverio Starita, 1835 », ed è anch’essa assai ricercata dagli amatori del libro raro. Questa nuova edizione napoletana rappresenta un nobile contributo della nota Associazione culturale partenopea alle celebrazioni marchigiane del 1934 volute dal Duce. O meglio una parte di tale contributo perchè gl'« Illusi » hanno svolto quest’anno un programma leopardiano quale più importante non si sarebbe potuto desiderare. Napoli considera il Leopardi una sua gloria, più che qualsiasi altra città italiana: il grande vi passò ininterrotti gli ultimi anni della sua vita dolorosa e vi trovò l’amicizia più che fraterna di Antonio e Paolina Ranieri. E perciò gl'« Illusi » hanno commemorato Leopardi facendone illustrare l'opera da Arturo Farinelli, da Giuseppe Ungaretti e da Antonio Baldini. Mentre ci auguriamo di veder pubblicate le tre orazioni esegetiche, espressioni dei tre diversi temperamenti degli studiosi che le hanno pronunziate, accogliamo col più vivo compiacimento la rinnovata edizione napoletana dei Canti, che, come s’è detto, ha presente quella dello Starita, ch’era cara al Poeta. Il quale, infatti, preparando l’opera sua maggiore per l’edizione Baudry di Parigi, che non si fece mai, premetteva la notizia riportata nella ristampa degli « Illusi »: «... Undici componimenti non più stampati furono aggiunti nell’edizione di Napoli del 1835, e gli altri riveduti dall’autore e ritocchi in più e più luoghi... In questa (edizione) parigina sono aggiunti per la prima volta i Canti XXXIII e XXXIV, finora non istampati ». Non è il caso di ricordare che il canto XXXIII è il Tramonto della Luna e il XXXIV la Ginestra.
Il testo degli « Illusi » si vale delle correzioni e delle varianti contenute nell’esemplare corretto a penna da Leopardi stesso, e, in piccola parte per incarico di questo, da Antonio Ranieri; esemplare conservato tra le carte leopardiane nella Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele di Napoli, che è quello che il Poeta aveva preparato per il Baudry. Ai Canti dell’edizione Starita sono stati aggiunti il Tramonto della Luna e la Ginestra, il primo (eccetto gli ultimi sei versi) dall’autografo, il secondo da una copia di mano del Ranieri, del quale sono anche gli ultimi sei versi del Tramonto che mancano nell’autografo. La bellezza dell’edizione che chiameremo il Leopardi degli « Illusi » è riposta non solo nella cura del testo, nella scrupolosa osservanza ortografica, nella minuzia, dell’interpunzione (ogni titolo è seguito dal punto fermo, come nell’edizione Starita; ed altre squisite particolarità), ma anche nella cura tipografica (il libro è stato stampato dalla Tipografia Trani) che ne ha fatto un vero gioiello.
Ibsen a Cristiania
Il sesto volume delle Oeuvres complètes d’Henrik Ibsen tradotte e curate da P.G. La Chesnais (ed. Plon) comprende, col precedente, le opere del periodo 1857-1864 in cui Ibsen è giunto, in condizioni spesso dolorose, alla maturità. È il periodo del secondo soggiorno a Cristiania e della direzione del Teatro norvegese; le funzioni di codesto ufficio lasciarono a Ibsen appena il tempo di scrivere i due lavori contenuti appunto nel tomo sesto: La commedia dell’amore e I pretendenti alla corona. Sono tra i meno conosciuti del repertorio di Ibsen (dei « Pretendenti » esiste tuttavia una traduzione italiana della fine dell'Ottocento) eppure contano tra i più importanti: anzi si può dire che La commedia dell’amore è il primo lavoro veramente ibseniano, il primo dramma moderno, quantunque in versi, dell’autore di Brand. In prosa sono invece I pretendenti, dramma di tutt'altro genere, derivato dalla storia scandinava del secolo XIII, il che può spiegare come questo lavoro sia poco diffuso fuori della Norvegia. Nella notizia introduttiva il La Chesnais chiarisce le origini del dramma e mostra come l’istinto classico di Ibsen gli abbia permesso di condensare in cinque « giornate » una vicenda il cui sviluppo occupa storicamente vent'anni. I pretendenti son diventati in Norvegia il tipo del dramma nazionale ricavato dalle saghe, e continuano a conoscere il favore delle folle. All’estero è rimasta memorabile una rappresentazione che ne diede, trenta anni fa, Max Reinhardt sulle scene del Neues Theater di Berlino.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 23.01.35

Etichette:

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Letture: l'anno leopardiano; Ibsen a Cristiania,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1983.