Una corona d’alloro (dettagli)
Titolo: Una corona d’alloro
Autore: S.
Data: 1935-02-13
Identificatore: 1935_101
Testo:
ONDE CORTE
Una corona d'alloro
— Poeti, — si potrebbe dire parafrasando un motto corrente — scegliete bene il vostro centenario.
Goethe, fortunato anche in questo, aveva scelto il 1932. Dieci mesi dopo sarebbe stato già troppo tardi, Hitler avrebbe detto di no. Addio festeggiamenti, commemorazioni, esumazioni, conferenze, pellegrinaggi, edizioni, medaglie, addio fumo di postumo incenso, così grato in Olimpo e in Parnaso: se ne riparla fra cent’anni.
Del resto anche prima del Terzo Reich non si può dire che i tedeschi siano stati generosissimi con Goethe. Guardate Weimar, la sua patria d'elezione, non c'è nemmeno un monumento tutto per lui. Su quello piantato in piazza grande, davanti al Teatro Nazionale, il poeta sta in compagnia d’un ospite, Schiller, e lo statuario, o forse il fonditore a corto di bronzo, ha messo in mano a tutti e due una sola corona d'alloro che non si capisce bene a chi spetti e chi la tenga, se l’uno l'offra al vicin suo grande o gliela voglia levare, o tutti e due stiano in cerimonia e in complimenti di modestia — posizione del resto delle più letterarie.
A questo giuoco Goethe e Schiller hanno giuocato un po' da sempre, in vita e dopo morte, e sempre quella corona è stata o dell’uno o dell'altro. Dapprima, in vita, fu tutta di Goethe. Schiller gliela tolse per qualche anno al tempo della Dieta di Francoforte e degli altri quarantotto che ne seguirono. Se la riprese poi Goethe e pareva non dovesse più abbandonarla per saecula, quando gli venne strappata di mano d'autorità dagli eversori di Weimar. Tra i primi a esser messo in castigo dai maestri di scuola razzisti, Goethe non viene chiamato alla ribalta se rum per amore del Goetz, ossia dell'unica composizione sua sul cui frontispizio, a ben considerare, la firma di Schiller non sfigurerebbe. Nello stesso tempo, mentre Faust si ritirava sul Brocken, le ribalte del Terzo Reich erano conquistate al passo di carica da Wallenstein, Tell e dai Masnadieri, i Gesammelte Werke di Goethe si cominciarono a vendere meno e le edizioni del rivale presero a furoreggiare, con tirature da romanzo giallo: poi scomparvero dai salotti e dalle vetrine le riproduzioni del quadro del Tischbein che mostra l'Olimpico nella Campagna, in contemplazione — pfui! — di Roma; e infine non si vide in circolazione altra testa autorizzata di Goethe all'infuori di quella di Gherardo Hauptmann, dal collo lungo.
L’altro Goethe, quello autentico, è riparato all'estero, come Heine, alla testa di tutta una letteratura emigrata, in attesa di tempi migliori.
Collezione: Diorama 13.02.35
Etichette: ONDE CORTE, S.
Citazione: S., “Una corona d’alloro,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2010.