Il libro del giorno (dettagli)
Titolo: Il libro del giorno
Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1935-02-27
Identificatore: 1935_127
Testo:
IL LIBRO DEL GIORNO
Sedicesimo della serie dei «Quaderni di Novissima » stampati in edizione numerata, esce un volume di liriche completamente inedite che recano la firma d’un giovane poeta:
Solstizio di Libero De Libero (Roma, anno XIII. L. 50). Dove abbia avuto le sue vocazioni di sogno, il poeta stesso dichiara: « A lungo, nel mezzo di una pianura ove collina e mare stanno in non lontana consuetudine, io abitai con alberi, e m’era il cielo assiduo compagno di visioni... ». Ragazzo, il contagio amoroso delle acque correnti lo straniava dal mondo reale per assumerlo in cieli di fantasia. L'estate era la sua stagione piena e sinfoniale. Gli permetteva di vivere a lungo con le piante, le acque, la luce e le pietre: « per esse io ancora scendo nella felicità, convinto che dall’amore di ogni cosa naturale mi venga un’esemplare concordia di mezzi e di abitudini » Così questi canti del De Libero sono costantemente fissi a una speranza di giovinezza e di rinnovamento. Nel ciclo delle stagioni, i ritorni felici hanno accoglienze e saluti modulati sul motivo del miracolo che perpetuamente si ripete dai giorni lontani in cui il mondo era all’alba:
... di nuovo fondata strepita d'erbe la terra e di fanciulli.
Il prodigio s’avvera dei sapienti mattini: come un intatto mare è l’aria nei prati.
La biografia del poeta è un'avventura terrestre in cui la natura, coi suoi profondi richiami, gioca la gran parte. L’immagine romantica della vita, nave che passa con vele nere, sì risolve in una immagine di luce e di calore agreste, dove la nave ha la carena stretta nella morsa aspra dei solchi in fermento:
E‘ un veliero la mia vita dall’infanzia a memoria segnato sulla mano, e l’ancora è dentro alla terra...
Ancorato alla terra madre, il poeta non si diparte più dai paesi degli alberi e delle acque, dal pallor degli ulivi e dall’aurea grazia del frumento. Simboli e allegorie entrano dalla natura nella sua poesia e la consacrano. Si sale subito alla temperatura del mito. Il paesaggio è di favola antichissima, e la luce viene dalle aurore lontane. I giorni campestri gridano a distesa la loro letizia ariosa, mandano intorno i loro caldi richiami. In questa spirituale e fisica condizione, non è voce della natura che il poeta non colga ed intenda, non è meraviglia che l’occhio suo non veda.
Come vento m’inseguono i giorni e come preda m’è tolta l’età, ch'è destino comune degli uomini. Ma il poeta ha il suo destino particolare da seguire, che lo isola nel privilegio d’un contatto mitico suscitatóre di energie e di sogni.
Erede di boschi e di fiumi mi parleranno gli astri fuori del sonno, e con la voce farò da pastore a un gregge di sassi.
Gli aneddoti e gli episodi di questa vita solitaria si inseguono nel periodo poetico del De Libero, quasi sempre limpidamente concretato in allusioni ed immagini di preziosa bellezza, talvolta oscuro per una sorta di impedimento a dare il via all’essenza del canto emancipandola dalla tirannia della sintesi concettuale e formale portata all’estremo. Ma a questo difetto d’emozione di certa poesia d’oggi il De Libero si sottrae in virtù della sua personalità schietta ed emergente, che, specie nel gruppo delle sei Odi, dà la misura delle sue conquiste attuali e delle sue possibilità future.
Collezione: Diorama 27.02.35
Etichette: Il libro del giorno
Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Il libro del giorno,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2036.