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Titolo: Bancarelle e muriccioli

Autore: Lucio d'Ambra

Data: 1935-03-06

Identificatore: 1935_137

Testo: Bancarelle
e muricciuoli
Avete mai fatto una scoperta sensazionale o per lo meno di grande interesse su una bancarella o su un muricciolo? Che cosa cercate e scovate di solito in queste umili, ma preziose fonti ausiliarie dei vostri acquisti di libreria? Quali sono i muriccioli e i « muricciolai » più caratteristici che conoscete e frequentate?
Il « Diorama » s’è rivolto con queste domande ai più noti scrittori italiani: pubblichiamo qui la interessante risposta inviataci da Lucio D’Ambra. Ai prossimi numeri le risposte di Ettore Romagnoli, Corrado Alvaro, Enrico Pea, Pietro Solari, ecc.
Devo alle bancarelle stradali la più grande mortificazione della mia vita letteraria e la più grande gioia della mia ostinata bibliomania.
Avevo vent’anni e pubblicavo il mio primo romanzo, Il miraggio. Ne aveva già scritto, in due colonne della «Tribuna», paternamente salutando la nascitad'un nuovo romanziere, quel mio illustre e caro padrino letterario che fu Luigi Capuana. Ma non ero pago di quel giudizio. Ambivo sopra tutti quello d'un eminente filologo, dottissimo professore all'Università, allora sommo sacerdote dell'alta critica, il quale pontificava ogni lunedì mattina — eco dei grandi « lunedì » di Sainte-Beuve — nelle appendici d'un vecchio giornale romano. Ed a lui era stato recapitato, fresco ancora di stampa, e con reverentissima dedica, uno dei primi esemplari. Credo il terzo; cioè il primo dopo quelli offerti a mia madre e alla mia giovanissima moglie. Cominciai naturalmente a smaniare, il lunedì mattina, per avere il giornale appena uscito. Ma in casa mi dicevano: « È presto. Dagli almeno il tempo di leggere... » Senonchè quel medesimo primo lunedì, passando per caso davanti a un pittoresco rivenditore di libri vecchi che esponeva allora le sue scolorite mercanzie a sole e vento sui muri laterali dei Collegio Romano, ebbi la mortificazione di cui sopra ho detto. Ritornai a casa col viso lungo un palmo e spiegai alle mie donne: « Inutile aspettare gli altri lunedì. È già troppo tardi... Fin da questo primo lunedì il grande critico ha rivenduto il mio romanzo, senza neppure tagliarne le pagine e senza strapparne la dedica... Eccolo qui... ».
E la gioia grande fu invece quando, molti anni dopo, sul medesimo muro laterale del Collegio Romano, in un giorno di pioggia che d’improvviso fu per me tutto sole, scopersi un libricino mal rilegato in carta e pelle che, per otto soldi, conteneva un tesoro! Rilegati insieme erano là dentro i primi quattro e soli fascicoli di quella Revue Parisienne che Balzac scrisse e pubblicò da solo — lui direttore, lui redattore, lui editore, lui libraio - nell'anno 1840 e dov'era, nel terzo tometto in piccolo elzeviro, il famoso articolo di Balzac su la Certosa di Parma, quel grande articolo fraterno che fu l'unica gioia letteraria goduta in terra dal nostro caro Stendhal. Comprato per otto soldi, questo tesoro di muricciuolo è oggi il più cospicuo cimelio della mia biblioteca. Certo esso è l'unico documento intero della Revue Parisienne che esista in Italia. E credo che, con quel « pezzo balzacchiano » rarissime, ci sarebbe da fare, a Parigi, all'hôtel Drouot, varie migliaia di franchi... Ma posso giurare all’augusta ombra di Onorato Balzac che la sua Revu - a meno che diversamente pensino i ladri — non ritornerà su le « bancarelle » nemmeno se per mangiare e io dovessi essere un giorno costretto a vendere sui muricciuolo dove la trovai fin l'ultimo foglio stampato della mia biblioteca ricca di diecimila volumi. Novemilanovecentonovantaiiove possono essere offerti ai rischi dell'incerta fortuna. Uno solo è sacro, ora e sempre, nella mia religione per il glorioso padre di tutti noi romanzieri.
Lucio d'Ambra.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 06.03.35

Citazione: Lucio d'Ambra, “Bancarelle e muriccioli,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2046.