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Titolo: Moralità leggendarie: Apoteosi della dottrina

Autore: Leo Longanesi

Data: 1935-03-13

Identificatore: 1935_140

Testo: MORALITÀ LEGGENDARIE
Apoteosi della dottrina
— Ogni qualvolta si discorre di tradizione e si predica un « ritorno », si dichiara sfacciatamente che oggi l’arte è intesa come una meccanica. Basta « ritornare » per ritrovare l'arte: ma volgendosi al passato l'artista scrive il proprio atto di morte. Egli non sa dove sia l'arte e la cerca all’indietro. Dico bene o dico male?
— Bene.
— Vede, io sono nemico della « stasi assoluta », e nello stesso tempo della analisi. Se l’arte ha un compito è quello di raggiungere la « sintesi ». Dico bene?
— Benissimo.
— Prendiamo la natura morta; ebbene? Ebbene la natura morta è un genere sorpassato, perchè è un genere borghese. Borghesi furono i fiamminghi, maestri nel dipingere cazzeruole e storioni su piatti d'argento, borghesi perchè casalinghi, amanti degli interni domestici; borghesi perchè incapaci di andar oltre la cronaca dei loro costumi. Non c’è « allargamento di visuale » nella loro arte. Dico bene o dico male?
— Bene.
— La natura morta, perciò, è un genere limitato; è il frutto di una rassegnazione; Varie invece è conquista. Dico bene?
— Benissimo.
— Noi non sappiamo più servirci
dell'arte, perchè l'abbiamo circoscritta a poche regole prestabilite, a pochi modelli invariabili. L’arte non deve avere limiti. Tutto può assurgere a forma d’arte, tutto può racchiudere in sè alito di poesia. Il classicismo è una catena al piede della fantasia, una prigione del sentire. L'arte va intesa come reazione al passato e come creazione attuale; due azioni concordi e opposte, due estremità di una medesima linea. Dico bene o dico male?
— Bene.
— Occorre liberarsi dai vecchi postulati, dai vecchi cànoni; bisogna soprattutto creare nuovi miti e perciò nuove forme d'arte. Ad ogni mito corrisponde una forma, cioè uno stile. Stile, forma, tecnica e fantasia non sono che gli stessi appellativi di un medesimo processo artistico. E quando dico nuovi miti, intendo non solo nuove raffigurazioni, non novità di soggetti, non il variare di temi, intendo che l'artista debba affacciarsi alla natura con occhio nuovo e da nuove sensazioni tragga nuove libere fantasie di miti. Dico bene?
— Bene.
— L'artista che insegue il mito della sola forma, senza appoggiarsi a una nuova moralità artistica, cade nella illustrazione. Gli occhi non sono che un mezzo; vedere non significa capire, scoprire, animare. Dico bene?
— Benissimo.
— Senta, scusi se mi prendo questa libertà: potrebbe farmi un biglietto di raccomandazione per il professore X..., che fa parte della commissione per i premi?
Leo Longanesi.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 13.03.35

Citazione: Leo Longanesi, “Moralità leggendarie: Apoteosi della dottrina,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2049.