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Titolo: Avventure e prigionia di Gaetano Casati

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1935-04-17

Identificatore: 1935_182

Testo: LETTERATURA COLONIALE ITALIANA
Avventure e prigionia di Gaetano Casati
Due gentiluomini lombardi - "Sono troppo vecchio per Gessi? " - Dieci anni in Equatoria - Africa ottocentesca - Stanley ed Emin pascià - L'incontro sul Fiume delle Gazzelle - La rivolta madhista - Ritorno in patria
Abbiamo iniziato la rassegna dei viaggiatori e scrittori italiani nell’Africa Orientale col nome dell’esploratore lombardo Gaetano Casati, riportato recentemente alla ribalta dell’attualità da Riccardo Bocchelli col romanzo Mal d’Africa. Il male, cioé, che lo punse per tutta la vita e al quale egli pagò un tributo di sacrifici e d'opere d’un decennio, lunga e fortunosa odissea che portò il Casati sulle piste di Romolo Gessi e di Emin pascià. « Noi non possiamo giungere a ciò che v'ha di più grande e di più nobile se non corriamo le vie più umili », ha detto San Girolamo. Codesta impresa precede, nel primo volume del libro in cui Gaetano Casati ha narrato le proprie avventure africane (Dieci anni in Equatoria e ritorno con Emin pascià: stampato a Milano nel 1891 dal Dumolard) la prefazione con cui Manfredo Camperio presentava ai lettori il Casati.
Nato nel 1830 in Brianza da un medico condotto. Gaetano Casati aveva partecipato alla guerra del 1859 come volontario nei bersaglieri; poi, passato ufficiale, alla campagna contro il brigantaggio nel meridionale e alla guerra dei '66, dopo di che venne assegnato alla squadra topografica dell’Istituto di Livorno per i lavori della gran carta militare d'Italia. Uscì dall’esercito nel 1879 col grado di capitano, e si mise in rapporto appunto col Camperio che aveva fondato e dirigeva a Milano il giornale L’Esploratore. Era il tempo in cui il giornale andava pubblicando le commoventi relazioni inviate da Romolo Gessi dal Fiume delle Gazzelle sulla campagna da lui condotta contro i ribelli sudanesi capitanati da Sulliman Ziberbey. Un giorno giunse al Camperio una lettera del Gessi in cui era detto: « Mandatemi un giovane, possibilmente ufficiale, che conosca il modo di costruire carte geografiche. Voi non avrete nulla da sborsare all’infuori del viaggio a Cartum, e siccome il Rubattino approda a Suachim, potrete avere un ribasso sul prezzo della traversata. A Cartum darò gli ordini perchè il vostro inviato possa procedere coi piroscafi del Nilo fino a Mehsra-el-Rek, sul Fiume delle Gazzelle, ove io gli fornirò armi e istrumenti, scorta, merci e portatori, per procedere ad una esplorazione completa di tutta la valle dell'Uelle ».
Il Camperio si rivolse al Casati: — Dunque bisogna mettersi subito alla ricerca di un bravo giovine adatto per tale missione.
E il Casati, pallido in volto: — Sono forse troppo vecchio io per Gessi?
Il Camperio mosse qualche difficoltà. Ma infine si lasciò convincere. E la vigilia di Natale del 1879 il Casati s’imbarcava a Genova. Stette lontano dieci anni. Il Camperio ebbe poi a scrivere:
« Che cosa abbia fatto il Casati in questi dieci anni, nessuno lo sa. Le sue lettere a noi dirette sono poche in causa anche delle comunicazioni interrotte per parecchi anni, e non contengono che notizie puramente geografiche.. ». Ma, tornando, il Casati portava con sè non più i suoi diari scritti, ch’erano andati perduti nell'avventurosa traversata, sibbene indelebilmente incisi nella memoria tutti gli episodi della sua odissea nel Continente nero. E sui ricordi egli codesta odissea ricostruì compiutamente, e ne venne l'opera che il Camperio illustrava con queste parole: « Il Casati fu sempre alieno dal parlare di sé; è questo forse un difetto che i lettori troveranno nel suo libro; parlo di quei lettori che, leggendo un'opera di viaggio, vi cercano solo le forti emozioni di caccie e di combattimenti. Le sue descrizioni pertanto delle foreste vergini del Nèpoco e del Bomocandi, della fame sofferta per mesi e mesi, delle marcie continue nelle paludi, della sua prigionia, della condanna a morte, della fuga, hanno un interesse palpitante... ».
Tanto palpitante ancora che il Bacchelli le ha trasferite nel suo romanzo col successo di cui s’è detto. Ma la lettura integrale del libro del Casati è una presa di contatto, attraverso la visione dello scrittore, con l'Africa ottocentesca, cioè col fascino d’un continente al quale l’aggettivo di misterioso s’attagliava ancora benissimo. Torniamo indietro d’oltre un cinquantennio e vediamo l’Africa come la vedevano i pionieri: la copiosa letteratura di poi ci ha scaltriti sulla sopravvivenza del mito fascinatore e sappiamo che conto fare del mistero e de' suoi annessi; ma allora s’era veramente al principio d’una era nuova, stava per cominciare l'epoca delle esplorazioni organizzate, ed erano ancora in lizza gli ultimi esploratori romantici, cioè coloro che affrontavano l’Africa col coraggio e l'iniziativa individuali. Il Casati primeggia tra questi. È un pioniere. Il suo libro non ha bisogno di artifici letterari perchè da ognuna delle sue pagine nude s'esprime l'emozione della completa solitudine nella quale egli visse e lavorò per parecchi anni. « Il libro — dice ancora il Camperio — rammenta l'antico bersagliere, sembra il rapporto d’un ufficiale al suo superiore ». Senso religioso del dovere, rispetto scrupoloso della verità, e, sotto, una simpatia umana e una gentilezza di natura squisitamente latina.
Il suo amore del prossimo potè a taluno sembrare persino esagerato. Un giorno che il Casati, prostrato dalla febbre, se ne stava dopo lunga e faticosa marcia esposto al sole equatoriale senza nessun riparo il grande Stanley (è lui che racconta l’episodio in Darkest Africa) chiese a Emin pascià:
— Perchè il vostro amico non si fa costruire un tetto di foglie e, ammalato com'è, rimane così esposto a questo sole di fuoco?
- Ah! — rispose Emin — il Casati è un uomo strano: dice che non ha servi ai quali comandare, e lui è troppo sofferente per lavorare.
— Ma come? Non ha servi? E tutti i suoi fedeli?
— I fedeli? Ma il Casati dice che sono schiavi liberati e non vorrebbe si credesse che sono tornati in schiavitù.
Questo l’uomo. È con questi uomini di punta che la civiltà italiana — assente allora l’Italia ufficiale e ostile l’opinione pubblica agli africanisti e alle così dette avventure africane — iniziò la sua penetrazione nel Continente nero.
* * *
Ecco il compagno di Romolo Gessi in Africa Gessi pascià è governatore della provincia sudanese di Bahr-el Ghazàl e Casati va a raggiungerlo. Il primo capitolo del libro descrive il viaggio: la partenza, la circumnavigazione del Mar Rosso, l’incontro col cardinale Massaia, Vescovo dello Scioa, la navigazione sul Nilo; e poi al lettore è offerta una efficace sintesi storica della prima occupazione del Sudan. Casati ne riassume le vicende fino all'epoca del governo di Gordon, sotto il quale parecchi europei eransi stabiliti nel Sudan per iniziarvi commerci, e saluta la memoria di due italiani, Buglione e Fraccaroli, morti sul posto. Il Fraccaroli, giovane ardito, forte, intelligente, aveva compiuto da solo, a dorso di cammello, seguito da un fanciullo dodicenne, il viaggio d’andata e ritorno tra Cartum e El Pascer la capitale del Darfur.
L’incontro con Gessi avvenne il 26 agosto 1880 sul Fiume delle Gazzelle. L’ardente capitano lombardo potè subito soddisfare la propria sete d'avventure perchè subito il Gessi lo forni dei mezzi necessari per esplorare il bacino dell’Uelle, completando le ricerche dello Schweinfurt e risolvendo il problema della pertinenza idrografica del fiume. V’erano passati anche gl’italiani Piaggia e Giovanni Miani; e del Miani il Casati trovò a Tangasi e raccolse i resti mortali, ai quali era stata data onorevole sepoltura dagli arabi del luogo. L'unica violazione fatta al cadavere — racconta il Casati — fu la recisione della lunga barba, che Muuza, il capo, fece intrecciare a cordone e che sempre portava alla cintura: « atto scusabile, che può attribuirsi più a stima e ad affetto, che ad irriverenza ».
Proseguendo nel viaggio, il Casati s’incontrò col russo Yunker; e insieme a questo ardito esploratore della regione spartiacque tra il bacino del Milo e quello del Congo raggiunse Ladò, per una via non mai battuta prima di loro, dove stava Emin bey preposto al governo della Provincia Equatoriale. Era il 1883, e già da quattro anni Casati aveva lasciato la patria. La sua avventura africana a questo punto si sviluppa nelle direzioni imposte dal più straordinario degli imprevisti, cioè dagli avvenimenti relativi alla rivolta sudanese dei seguaci del Mahdi, sotto la cui pressione cedono questi tentativi di prime organizzazioni d’un governo moderno in Equatoria. Il Madhi avanza, ed Emin si prepara a resistere in Ladò coi pochi europei che gli sono rimasti, accanto. Il Casati, che s’era spinto innanzi per continuare l'esplorazione dell'Uelle, torna a Ladò verso la metà dell’84 e si mette a disposizione di Emin. Questi l'anno seguente, continuando i successi del Madhi, trasferisce la residenza a Wadelai; ma il Governo egiziano, impotente a sostenerlo, gli lascia l’alternativa di resistere come può o di raggiungere la costa attraverso l'Uganda.
Anche questa strada risulta tagliata ad Emin e ai suoi compagni: scoppia infatti la guerra tra il Re dell'Uganda e il feroce Cabrega, Re dell'Unyoro. Chiusa la quale, il Casati viene mandato in missione politica presso Cabrega: ma. il Re africano prende in sospetto il messaggero bianco, lo fa imprigionare e lo condanna a morte. Con uno strattagemma il Casati riesce a fuggire (1888) e raggiunge le rive del lago Alberto: fu durante questo viaggio che il Casati intravvide per primo il Ruvenzori, la grande montagna africana alla quale sono legati i nomi di Stanley e del Duca degli Abruzzi.
E qui entra appunto in scena lo Stanley che, al comando d’una spedizione di soccorso, veniva dal Congo verso l'Africa orientale. Egli raggiunse Emin il 29 aprile 1888, e l'anno seguente, mentre la rivolta madhista si estendeva nell'Equatoria, Emin con lo Stanley e gli altri si ritirava su Bagamolo. L'odissea di Gaetano Casati è al suo termine. Egli rientra in patria. È più vecchio di dieci anni, ha superato prove e pericoli d'ogni genere, ha patito l’inenarrabile. Ma il cuore del bersagliere di Magenta e dell’africanista dell’Equatoria è intatto. Come intatto lo spirito. I suoi appunti di viaggio sono andati dispersi in prigionia, glieli hanno sottratti gli sgherri del Re Cabrega; ma, restituito alla sua Brianza, il Casati ritrova i suoi ricordi d'Africa nello scrigno della memoria, e li rievoca ad uno ad uno, e lì mette sulla carta, proprio negli anni in cui sta per aprirsi il primo capitolo della storia coloniale italiana.
Lorenzo Gigli.
Gaetano Casati
Manfredo Camperio.
La nave di Romolo Gessi risale il Fiume delle Gazzelle.
Autografo della nomina di Gessi a governatore della provincia di Bahr-el-Ghazal.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 17.04.35

Citazione: Lorenzo Gigli, “Avventure e prigionia di Gaetano Casati,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2091.