Ho scritto: racconti di questi tempi (dettagli)
Titolo: Ho scritto: racconti di questi tempi
Autore: Angelo Gatti
Data: 1935-05-01
Identificatore: 1935_197
Testo:
Ho scritto...
"Racconti di questi tempi"
Tempi di idee, di sentimenti, di fatti innumerevoli e diversi: convulsi, stanchi, feroci, pietosi, opposti, eguali, rapidi, lenti, difficilissimi, da rispecchiare. Un romanzo (salvo rare eccezioni) non li contiene più; va profondo, ma in una direzione sola; se tende all’universale, diventa lungo e pesante; chi lo legge sente che trascura troppe cose tra cui vive, che sono, anzi, la sua vita. Forse, per questo non lo legge più col desiderio antico. Proviamo dunque a rappresentare i nostri tempi con racconti.
Ma racconti scelti e stesi secondo intendimenti speciali. Prima di tutto, d’argomenti molto svariati, sicché rappresentino quanti più aspetti sia possibile degli uomini e dei fatti. Non individuali soltanto, non collettivi, non realisti, non spiritualisti, non paesani, non cittadini, e via via; i generi e i cartellini legano; tutto, e l’autore, che dà l’unita propria alla materia. La fede religiosa a fianco dell’incredulità, la certezza e l’orgoglio terreni all’incertezza e allo sgomento della morte, l’educazione della mente a quella del corpo, l'uomo alla folla, un grido di vittoria ai mille di sconfitta. Da ogni parte, così, trabocca la vita. In secondo luogo, pitture d’uomini e d’avvenimenti essenziali, e conclusioni circa quel che gli uomini o quegli avvenimenti sono, o appariscono. Poche pagine riepilogano, scorciando e contraendo, un anteriore travaglio preparatorio lungo e faticoso; il lettore sente o capisce da alcune righe quello che è stato; scopre, come nella realtà, da un’occhiata, da una parola, quanto lo commuove, o lo interessa; ricostruisce per sintesi, non per analisi. Nè i vari racconti ingenerano confusione in lui.
Rapidamente, prendono il giusto posto nel suo. cervello e nel suo animo; se sono vivi, egli, vivo, serve di trama a tutti. A sè medesimo li riconduce, li prende in mano come lampade; e ognuno d’essi, volto e aperto su un angolo nuovo o curioso di mondo, l'aiuta a scrutarlo e a capirlo.
Fondamento del libro, l’umanità. Come in Ilia, e Alberto, come in Le massime e i caratteri, tutto io ho tratto dall’uomo. Ogni pagina è nata perchè uno sguardo, un gesto, una parola d’un altro uomo mi hanno commosso e incitato; spesso, assai più un accenno di rivelazione che non la rivelazione piena. Niente è venuto fuori per puro giuoco dal mio cervello; è derivato dal riso e dal pianto degli uomini, dove ho saputo sentirla e infonderla, la poesia del mio lavoro; se qualche cosa ho scritto soltanto con l’intelligenza, quella è certo la parte più debole del libro. Non ci sono in esso nè ricerche nè scuole; ma simpatia per gli uomini.
Poveri uomini, uomini comuni, fermi al suolo, dai quali di tanto in tanto uno, grande, s’innalza e vola; creature mediocri, spesso anche infime; ma soltanto chi li ha amati e li ama può e sa fare opera d’arte. Non derideteli, non disprezzateli, non scegliete per dipingerli soltanto i cattivi, gli ammalati, i degenerati, che ci sono, ma non sono tutti; e, sopra ogni altra cosa, non separatevi da loro, non salite sulle loro spalle per vederli piccoli, non mettetevi voi, uno, superbamente in disparte, contro gli altri, tutti. Godete e soffrite con loro. Gli uomini sentono gli artisti che li amano, e quelli soli deci etano grandi ed eterni; anche se li hanno amati sorridendo con tristezza, come Cervantes, o afferrandoli ferocemente per il petto, come Swift, o giudicandoli da sovrano, come Dante.
Angelo Gatti.
Collezione: Diorama 01.05.35
Etichette: Angelo Gatti, Ho scritto
Citazione: Angelo Gatti, “Ho scritto: racconti di questi tempi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2106.