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Titolo: Parliamo della Festa del Libro

Autore: Valentino Bompiani

Data: 1935-05-15

Identificatore: 1935_216

Testo: Parliamo della Festa del Libro
La Fiera dei Libro nacque dalla fantasia di. uno scrittore e dall’entusiasmo di alcuni giovani. Nacque come un atto di prepotenza e di voluto disordine. A chi vive tra i libri, dei libri e per i libri sembra che la vita di tutti debba gravitare attorno ad essi.
Portiamo il libro, di sorpresa, in mezzo al pubblico — si disse. — Occupiamo di notte il punto strategico della città, preparando al nemico lettore un festoso tranello. Metteremo la nostra merce a portata di. mano, la camufferemo come merce da carrettini, e scenderemo noi, scrittori ed editori, in piazza, a gridare nelle orecchie sorde il monito librario.
Poeti, e studenti — fantasia e improvvisazione — crearono intorno alla prima Fiera del Libro un’atmosfera, di spregiudicata allegria. Tra noi, metaforicamente in maniche di camicia, e l’agghindato pubblico domenicale, i mortificati, erano loro, i passanti, colpiti dall'inatteso, violento rimprovero e dallo sfacciato invito.
Tutti plaudimmo alla trovata.
Da allora, di anno in anno e per otto anni, abbiamo ripetuto la Fiera del Libro, ogni volta accorgendoci che qualcosa non andava bene, ed ogni anno tagliando un falpalà alla gonna da veglione.
Quest'anno le disposizioni dell'« Alleanza del Libro » sono ancora più severe; niente autori isolati, niente autentici carrettini di libri da due lire il pezzo; solo gli editori con i loro autori, senza lotterie, senza trombette, senza megafoni, senza richiami eccezionali.
Giusto e opportuno.
Non si può ripetere per otto anni di seguito lo stesso « veglione », nè pretendere che all'ottava volta il pubblico ne sia ancor sorpreso e divertito. La manifestazione ha acquistato ben altra autorità. L'alto patrocinio del Partito obbliga ad una disciplina anche esteriore, che non deve essere disturbata dalle chiassate quasi goliardiche.
Ma...
Ma questa trasformazione graduale conduce ad un rovesciamento della Fiera. Non più il libro va, di sorpresa, in mezzo al pubblico, bensì il pubblico deve essere chiamato, consapevole, in mezzo ai libri. Dalla Fiera si è passali alla Festa, dalla trombetta alla celebrazione, dalla merce di occasione alla merce selezionata, dalla improvvisazione — e qui sta il punto — alla organizzazione.
Messo il libro all’ordine del giorno, chi lo ha scritto, chi lo produce e chi lo vende ci raduniamo in luogo adatto per presentarlo. A chi?
Il pubblico è formato da due categorie di persone: coloro che conoscono il libro e lo acquistano, e coloro che non lo conoscono o non se ne ricordano. I primi frequentano abitualmente le librerie, i secondi no. La Festa del Libro, evidentemente, è fatta per questi ultimi.
Ma alla Fiera si pescava proprio il pubblico d’occasione, pubblico farfalla intorno ai lumi: spenti i lumi, quale pubblico resterà? Quello dei lettori, normali, dei bene intenzionati, e questi sarebbe quasi meglio che non venissero, chè i loro acquisii sono acquisti tolti alle librerie, le quali ne hanno tanto bisogno. L’altro pubblico bisognerà portarcelo in un modo diverso: non più con una prepotenza improvvisa e scomposta, ma con una prepotenza metodica e compassata. Organizzazione.
Noi chiediamo che siano invitati alla Festa: i Collegi militari e civili, maestranze di fabbrica, rappresentanze del Dopolavoro, dei Circoli e delle maggiori. ditte industriali e bancarie, delle Scuole, dalle Università alle Elementari, alle Scuole serali. Grandi ditte industriali. Casse di risparmio. Circoli e Scuole mandino una squadra a scegliere libri: a) per la biblioteca; b) per farne dono agli operai, impiegati o studenti meritevoli; c) per cederli nuovamente su trattenute mensili.
Già si sono visti nelle Feste precedenti gruppi di collegiali con un unico cassiere: il prefetto.
Noi chiediamo che l'iniziativa sia moltiplicata. Detto così, simile programma farà mettere le mani nei capelli. Si vuole arrivare alla « coscrizione libraria »? No, certo: la prepotenza va intesa nel condurre il pubblico alla Festa, non già nell’assalirlo con le offerte.
Noi chiediamo che l'« Alleanza del Libro « aggiunga alla sua opera opportunamente regolatrice una organizzazione attiva per procurare al libro, sì, nuovi acquirenti, ma soprattutto nuovi contatti. Vogliamo i giovani e gli operai intorno agli scrittori. L’occasione è unica e profittevole per entrambi. Il vero e più profondo senso della Festa non può essere che questo: costringere chi lo ignori a scoprire che v’è una ricchezza per lui da conquistare: la ricchezza della fantasia, della cultura e dello spirito.
Non scendiamo in piazza per portar via dieci lire a chi passa, ma per mostrargli il mondo degli scrittori e del libri vivo e operante nel cuore della Nazione. E per aprirgliene tutte le porte.
Valentino Bompiani

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 15.05.35

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Citazione: Valentino Bompiani, “Parliamo della Festa del Libro,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2125.