MUSSOLINI (dettagli)
Titolo: MUSSOLINI
Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1935-05-22
Identificatore: 1935_219
Testo:
Gli scrittori italiani e la guerra
Mussolini
Nelle classificazioni letterarie per generi l’opera di Mussolini scrittore non entra che sforzata: non sono stregue che valgano.
Parola scritta, parola parlata; articoli, proclami, messaggi, Diario, discorsi; intervento, guerra combattuta, rivoluzione, ricostruzione; consideratelo in cento suoi aspetti e momenti, il giornalista, il soldato, l’agitatore, l’oratore, il condottiere, il poeta, il profeta, in quale vogliate delle sue imprese e fatiche; sempre l’unità, l’unicità e l’univocità dell’Uomo sconfinano oltre le labili categorie.
Alle generazioni future, per la prospettiva del tempo, questi caratteri appariranno più chiari. A noi oggi occorre una sorta di violenza per isolare l’uomo nell’uomo e coglierlo in un « particolare »: l’analisi è ardua. Scrittore di guerra: un intero volume, il primo dell’edizione definitiva degli Scritti e discorsi, fissa la sua fisonomía e ci dà la sua misura con pagine che vanno dal 15 novembre 1914 al 23 marzo 1919: due date storiche, fondazione del Popolo d’Italia e atto di nascita del Fascismo. In mezzo c’è intero il travaglio del nostro divenire nazionale, dalla battaglia, per l’intervento alla passione rovente della guerra combattuta, il Diario buttato giù in trincea e all’ospedale, la mazzata di Caporetto, il peana di Vittorio Veneto, le pagine epiche comparse con la Sua firma sul Popolo d’Italia il 4 e il 5 novembre: c’è, con Mussolini in primo piano, la storia nazionale di quattro anni, i più alti, i più tragici, i più gloriosi che l’Italia abbia conosciuti e vissuti dopo Roma.
Mussolini scrittore di guerra è in questo volume, che da solo basterebbe alla gloria letteraria di chiunque altro: un volume che nella Sua opera è soltanto il proemio, la prima pietra dell’edificio da costruire, questa Italia che oggi viviamo, « l’Italia nostra romana — dura e al tempo stesso umanissima — l’Italia fascista che raccoglie ancora una volta l’attenzione e le speranze del mondo ». Sono le parole con cui Egli chiude la prefazione all’Edizione definitiva degli Scritti e discorsi.
Ma il capoverso precedente si inizia con la confessione: « Non riconosco alle mie prose speciali meriti letterari », la quale più che meraviglia genera incertezza: incertezza se nello sfavillante poliedro la faccetta letteraria sia stata posta volontariamente nell’ombra e, nel caso affermativo, lo sia stata per disdegno. Che rispondere? Forse un giorno Mussolini chiarirà lui stesso il proprio atteggiamento mentale intimo nei rispetti dello scrivere a sé stante, separato dall’agire; e sarà istruttivo paragonarlo a quella relazione, così limpida e onorevole, che Cesare ebbe colle lettere, praticate fra l’armi e le cure della rivoluzione e della ricostruzione; la ricorrenza renderà il paragone intero e del tutto rispondente a se stesso nei propri termini. A risolvere altrimenti l’incognita si rischierebbe di far la figura di quel proverbiale commentatore tedesco che disse: « Qui Goethe erra... ».
Assai più errerebbe, per qualunque via si mettesse, una critica puramente letteraria di queste pagine. Parole? Qui è azione, passione, sangue. Aristarco ha un bell’inforcare gli occhiali e allineare « distinguo », la materia si ribella. Per queste ragioni, che ognuno di noi oscuramente intuisce, rinunziando a rendersene un conto più chiaro, gli italiani d’oggi si avvicinano agli scritti di guerra del Duce con un animo che arditamente e propriamente chiamerò religioso: comunicando per essi e con essi con la fede di Lui che ha generato la nostra fede e ogni giorno la tiene viva, come una fiamma sull’altare della Nazione.
Collezione: Diorama 22.05.35
Etichette: Fotografia, Gli scrittori italiani e la guerra, Mussolini
Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “MUSSOLINI,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2128.