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Titolo: Gli albi poetici di Fogazzaro

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1935-06-12

Identificatore: 1935_236

Testo: Gli albi poetici di Fogazzaro
La nuova edizione delle "Poesie" - Prima stesura di "Miranda" - Il "Libro dell’amore immortale" - Frammenti lirici della adolescenza - Un tentativo di tragedia alfieriana
L'undicesimo volume di Tutte le Opere di Antonio Fogazzaro, curate da Piero Nardi per Mondadori, riunisce tutta la produzione poetica fogazzariana, quella già edita successivamente, dalla prima edizione delle Poesie del 1908 in avanti, e parecchi importanti inediti distribuiti in quattro appendici.
Apre le Poesie il poemetto Miranda, del quale poi nella quarta appendice sono offerti la stesura e il canovaccio secondo una prima ideazione, che può ritenersi il più cospicuo e completo dei molti e molti precedenti del poemetto. La data più remota di esso il Nardi è riuscito a fissare al 10 marzo 1871. La prima edizione uscì nel 1874 presso Le Monnier, a spese del padre dell’autore, con questa impresa sotto il titolo, tratta da un canto popolare veneziano: « Vorave dir e anca vorave taser, - senza parlar vorave esser intesa, - e senza comandar esser servida - e senza far l'amor esser noviza ». Notevolissime le varianti apportate di edizione in edizione: in un quaderno dell’archivio fogazzariano a San Bastian il Nardi ha trovato appunto la prima ideazione che riproduce nel presente volume e che si apre anch'essa con una specie d'impresa che resterà il motivo del poemetto: « Questa l’avrebbe amato perchè era amico. Le altre l’amavano perchè glorioso ». Il quaderno continua con un avviamento in versi intercalato da brani prosastici, molto differente dalla redazione definitiva. Si comincia con una specie di traccia (« Descrivere la villetta quando ne esce quell’allegra brigata e si spande pei prati », ecc. ), alla quale segue una stesura in prosa che ridiventa qua e là traccia. A questi avviamenti prosastici tengon dietro i versi secondo il piano, e quasi anche secondo la lettera, della redazione definitiva. Si torna quindi alla prosa per chiudere con la ripresa in versi sempre più prossima alla redazione definitiva. Una nota in margine avverte però che lo scioglimento era ancora ben lontano da quello tragico noto: « Mettere l'affetto di Miranda che scoppia dopo il matrimonio, ma casto ». Se non che da un'altra nota a margine si rileva che l’architettura del poemetto e la sua soluzione erano ormai abbastanza vicine a quali dovevano poi essere a stampa: « Due amori. La casa degli olmi. Il libro di Enrico. Il libro di Miranda. Da te, da te, solo da te... ».
* * *
In un'altra appendice il Nardi ha raccolto un gruppo di liriche da ascrivere a un progettato « Libro dell’amore immortale », di cui, è cenno in una lettera dei 30 settembre 1883. Alcune liriche erano già state scritte alla data della lettera. Il Fogazzaro ne stampò parecchie alla spicciolata, o in altre raccolte di versi, o nel « Mistero del poeta ». Altre due vennero pubblicate postume da Tomaso Gallarati-Scotti nella sua Vita del Fogazzaro (1920) Il « Libro dell'amore immortale », ricostruibile anche da minute autografe sparse sui margini o terghi di cartelle dei manoscritti del « Mistero del poeta » o su fogli e foglietti contenenti abbozzi d’altre cose, non è presentabile nella sua interezza:
« V’hanno liriche — avverte il Nardi — che si tradiscono, troppo, improvvisate e provvisorie, e che per essere state composte in anni di maturità piena non possono nemmeno giustificarsi quali, esempi di primi tentativi, utili a conoscersi, per la storia della formazione di uno scrittore ».
Alla quale « storia » provvede invece assai bene la terza appendice che dà un’idea appunto dei « primi tentativi »: non cose che s’impongono per valore, ma sì utile sussidio agli studiosi e a quanti vogliono conoscere quale mai fosse la formazione del Fogazzaro poeta, rivelatosi solo con Miranda a trentadue anni. Questi primi saggi poetici il Nardi ha tratto da uno dei più remoti quaderni, da quello che è parso il più significativo e che le date in calce a, singoli componimenti autorizzano ad ascrivere al periodo fra i tredici e i sedici anni. A questi versi si riferisce il Fogazzaro in una lettera dell’autunno 1869 in cui. racconta d’aver ritrovato i suoi appunti poetici di ragazzo: « Ero sfiduciato, non avevo sogni nè di gloria nè d’amore, vivevo là vita più materiale, più stupida. Non ricordo più quanto abbia durato questo periodo interamente sensuale. Ricordo solo che me ne destai in Valsolda, dopo una leggera malattia, frugando nelle mie vecchie carte, rileggendo dei versi scritti a tredici anni in cui esprimevo la speranza di essere poeta anch’io un giorno tra i primi ». Il primo componimento ha la data del 1855 ed è un fiducioso, caldo inno alla poesia.
* * *
Il quadernetto reca anche un frammento di tragedia, Edoardo di Carnavon, in endecasillabi alfieriani. Il resto è occupato da poesie, parte originali, parte tradotte da scrittori latini, spesso con note autografe di questo genere: « Difetti. Troppo palese imitazione. Troppo duro. Una delle mie meno infelici... ». Dovendo procedere a una scelta, il Nardi ha fatto più largo posto nel volume alle traduzioni, che sono forse le cose migliori e ad ogni modo le più interessanti come rivelatrici d’un Fogazzaro di prima formazione classica, decisamente sulle orme dello Zanella; e delle poesie originali ha dato quelle che meglio palesano certe predilezioni culturali: per il Foscolo, ad esempio, per il Parini e soprattutto per il Leopardi. Diamo un saggio di queste Uriche giovanili, i versi sciolti « Alla mia lucerna » che recano come impresa il leopardiano « alla fioca lucerna poetando »:
Scoppiettanti scintille già morendo Manda la rossa fiamma. O lampa mia, Dolce compagna! Degli aurati sogni E de’ tremiti conscia e di quei carmi Ch’al pallido tuo lume io ripetea Ardendo tutto, nella mia solinga Amata stanza: e tu la bianca punta Tremolando chinavi; or ti ravviva, Deh ti ravviva almen, vigile amica, Sin ch’esta penna del timido canto
Empia le carte bestemmiate e amate.
Ed ecco un saggio di traduzione da Catullo, il carme « Jam ver egelidos refert tepores »:
Lieta sorride e molle primavera E l’alito di zefiro giocondo L’orrida placa equinozial bufera.
Lasciam, Catullo, il frigio suol fecondo, L’aprica di Nicea pianura ardente E l’asiatiche terre onde nel mondo Fama risuona ancor; arde la mente Avventurarse per estranio suolo E gode il piede e ridivien valente.
Voi salvete, compagni, o dolce stuolo Che meco si partì dalla diletta Patria seguendo il mio lontano volo, O voi cui dessa d’altra parte aspetta.
* * *
Nella seconda appendice il Nardi ha raggruppato le poesie non raccolte dall'autore, cioè le nove liriche apparse nella seconda edizione delle Poesie (Baldini e Castoldi, 1911) dopo la morte del Fogazzaro; le cinque liriche messe in testa alla raccolta postuma Ultime (1913); altre liriche rimaste extravaganti, in periodici e opuscoli, o inedite, tratte queste ultime dal famoso quaderno nel quale il Nardi ha trovato anche la prima ideazione di Miranda, come s'è detto. Ecco uno di questi inediti, in cui ritorna, in un alone di sogni romantici, il motivo della fioca lucerna:
Apro le imposte; è cheta
La notte, buie le montagne e l’onda.
Odo nell’alto lago
Cascar sull’acque il solitario pesce
Che diede un salto e rapido profonda.
A lungo a lungo immota Vigilò la lucerna del poeta;
A lungo a lungo i sogni
Venni pingendo d’un’età ventura Su cui la fiamma del desio s’acqueta.
Sfamai le turbe; in mare, Novello Orlando, gli archibugi Immersi, Spensi ne' cor la sete Di piacer, d'oro, di potenza e tolsi Via la sventura con soavi versi.
Si velano le stelle, Il ciel si discolora, a me d’intorno Move le foglie un’aura;
Ed una voce occulta in cor mi dice:
« Così verrà, così verrà quel giorno ».
Ed ecco là di fronte
A’ fiochi albor, della montagna bruna
S’inargentan le vette.
In cielo a un punto e dentro l'acque ride
Il corno acuto dell’eburnea luna.
Or l'infermo sospira, Godon gli amanti che il mattino accora.
Con lievi orme la vigile
Massaia alle coltri onde balzò, ritorna;
Ah no, poeta, non è giorno ancora.
* * *
In realtà molte di queste poesie disperse raccolte dal Nardi possono considerarsi inedite, o almeno sconosciute agli studiosi dell'opera fogazzariana. E alcune presentano un interesse biografico e critico di primo ordine o s'inquadrano in avvenimenti della vita civile italiana del tempo, come la poesia per le auguste nozze dei Principi di Napoli, quelle sul crollo del campanile di San Marco e per il settimo centenario della battaglia di Legnano, l’inno per i Lancieri di Vercelli; e un curioso frammento epico, l’Inno di Garibaldi, stampato in un numero unico del 1887 e poi raccolto tra le « disperse » nella seconda edizione delle Poesie (1911). Dove entrò anche la lirica « Auguste Nozze », scritta per l'albo di autografi che il Ministero della Pubblica Istruzione offrì alla futura Regina d’Italia. Benché non inedita, la riproduciamo a chiusa di questa rapida scorribanda nei gentili giardini della poesia fogazzariana:
Sorridenti a paro cavalcano
Incontro all’ignoto futuro
La bella figliuola di Principi, L’ardito figliuolo di Re.
Ei le dice: — È terra di gloria
Che ti porta, è terra di amore —
In festa la terra d’Italia
Tripudia fiorente a’ lor pie'.
Il giovin si china, vi coglie
Il fior dell'amore, lo dona.
La Dama sorride, gli mormora:
— Il fior della gloria, dov’è? —
Ei sprona, ella segue. Cavalcano
Incontro all’ignoto futuro
La bella figliuola di Principi, L’ardito figliuolo di Re.
*
Autografo dell’ultima parte di « Cecilia ».
Con Giuseppe Giacosa ai tempi delle « Scene ».

Antonio Fogazzaro a vent’anni.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 12.06.35

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Gli albi poetici di Fogazzaro,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2145.