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Titolo: Dove Leopardi scrisse la "Ginestra"

Autore: Nino Salvaneschi

Data: 1935-06-18

Identificatore: 1935_240

Testo: Dove Leopardi
scrisse la "Ginestra"
Napoli, giugno
Ricorre presto il primo centenario de La Ginestra. E una visita alla villa vesuviana, dove Giacomo Leopardi ospite di Antonio Ranieri scrisse il canto immortale, è certo d'attualità. Di più: se si pensa al valore spirituale di questo ultimo periodo partenopeo del poeta; se si ricorda che il Leopardi soggiornò in questa villa per nove mesi in due riprese; se si riflette che la morte lo colse a Napoli il 14 giugno 1837, proprio mentre stava per realizzare il suo desiderio di ritornare nella villa dei Ferrigni, la visita alla casa che si chiama « Le Ginestre » assume il significato di un rito. E ormai non sono pochi gli italiani che in questi anni di appassionato ritorno leopardiano, in omaggio al primo centenario della sua morte, vengono qui per ritrovarlo ancora vivo e malato e sofferente. Qui ha composto La Ginestra, nata tra il Vesuvio e il mare, e Il tramonto della luna, sbocciata sotto i limpidi cieli traforati di stelle sorridenti al divino golfo di Napoli, e i Pensieri saturi di tutto il suo pathos. Qui, dunque, tra il 1836 e il 1837, Giacomo Leopardi ha visto avanzare la morte liberatrice e compreso in tutta la pienezza il suo destino. E se è vero che gli ultimi desideri terreni aleggiano intorno alle cose e sulle contrade che abbiamo amato, tanto che qualcosa dell’anima stessa ritrova una sua magica atmosfera di richiamo, si comprende tutto il fascino della villa « Le Ginestre », che ho potuto visitare grazie alla squisita cortesia della duchessa Enrichetta Carafa Capece-Latro di Andria. La villa, dove la devota cura della sua attuale padrona, la contessa Vittoria de Gavardo, figlia della duchessa Enrichetta di Andria, conserva gelosamente tante memorie, è vicinissima a Napoli. Vi si accede in pochi minuti se si percorre quella bellissima autostrada Napoli-Pompei, forse la più suggestiva del mondo, che marginata da perenni aiuole di fiori corre ai piedi del Vesuvio, in mezzo ad una campagna ridente che guarda il mare più azzurro d’Italia. Se invece si arriva con la Circumvesuviana, si scende dopo Torre del Greco ad una stazione che porta proprio il glorioso nome del Poeta di Recanati. E questo nome, che i contadini dicono con semplicità paesana e colorita, sorprende sempre un poco.
Tutti sono pronti a condurvi alla villa di Leopardi. La chiamano anche così questa bella casa che i Simioli dovettero erigere verso la fine del Seicento e che ora, ampliata e rimodernata, con quel suo elegante colonnato che regge la bella terrazza circolare, ha proprio l’aspetto di una villa. Vi si accede per un lungo viale che ha quasi il valore di un preludio di pace. Intorno, rigogliosi vigneti. E poco lontano il ciuffo della pineta che il poeta amava: dieci ettari verdeggianti con i vertici che svaporano al sole. Lì era la fioritura di ginestre che ricordò forse a Leopardi malato quell’altra della sua Recanati. Del resto le ginestre coprono tutta questa terra bruciata dalla lava. E la visione che colpì il poeta dovette esser delle più suggestive. Questa particolarità della fioritura delle ginestre risale al 1806, dopo una spaventosa eruzione che fece fuggire la famiglia Simioli dalla villa.
La stanza dove Giacomo Leopardi visse e lavorò è al primo piano e a sinistra. Di comuni dimensioni, con quella finestra ora divenuta una porta che dà sulla bella terrazza, dovette accogliere il poeta malato con un invito al riposo sereno e alla pace pensierosa. Vi è ancora il suo modesto letto di ferro. Un rosario ricade da un lato, come di sentinella. In un angolo, un tavolo per scrivere e una poltrona dall’alto schienale. La penna, il calamaio sono al loro posto. Ogni cosa sembra attendere qualcuno che è appena uscito. Poche sedie, un cassettone e un armadietto a muro completano la stanza vegliata da un busto e dalla maschera tragica dell’immortale cantore.
E si sente la sua presenza qui: si sente che lo spirito del poeta è forse più a « Le Ginestre » che a Recanati.
Qui Giacomo Leopardi raggiunse le più eroiche altezze spirituali. E qui, quest’anima che fu tra le maggiori dei tempi moderni, ha guardato senza paura avvicinarsi la morte sotto un cielo che splende, davanti ad un mare che canta, in mezzo ad una natura che ride. Questo è il drammatico fascino de « Le Ginestre ».
Nino Salvaneschi.
La villa delle ginestre.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 18.06.35

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Citazione: Nino Salvaneschi, “Dove Leopardi scrisse la "Ginestra",” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2149.