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Titolo: Avventure della lingua parlata

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1935-07-16

Identificatore: 1935_261

Testo: Avventure
della lingua parlata
Panzini georgico.
Se c’è esempio di fortuna letteraria, è questo del Dizionario moderno di Alfredo Panzini, che si continua a ristampare: un’edizione circa ogni due anni, e ora siamo alla settima « interamente rinnovata » (ed. Ulrico Hoepli, Milano, L. 60); nè il ciclo può ritenersi chiuso dato che la lingua parlata è in continua febbre di trasformazione e di adattamento.
Panzini e il « dizionario moderno »
Il Dizionario panziniano differisce dagli altri dizionari in quanto raccoglie frasi, nomi e motti che sono entrati nell’uso corrente senza essersi tuttavia conquistati diritto di cittadinanza nella lingua ufficiale; anzi codesto diritto parecchi di essi probabilmente non avranno mai. L’Accademico d’Italia Alfredo Panzini va perciò, dal tempo ormai lontano nel quale apparve la prima edizione, a caccia assidua di parole nuove e di neologismi arditi e, armato di calamo e di taccuino, si va quotidianamente e diligentemente segnando tutto quanto la lingua parlata s’assimila sia dai vari dialetti e dalle lingue straniere sia da quello speciale vocabolario pratico tecnico e dinamico che le esigenze della vita moderna, le sue conquiste e scoperte, il suo avvenirismo impongono alla frettolosa e spregiudicata umanità d’oggi. A codeste esigenze e necessità la lingua adatta parole vecchie genialmente rimesse in onore o conia addirittura nuove espressioni e forme. Panzini cammina per le strade delle città e delle campagne, tende l’orecchio, coglie quel che gli suona nuovo, lo appunta sulle sue schede, lo mette da parte. Dopo un certo tempo si ritrova ad avere accumulato tanto che s’impone una nuova edizione del Dizionario. Quest’ultima che abbiamo sott’occhio s’è venuta arricchendo persino durante la stampa: la completa infatti un’appendice che contiene le « recentissime », come dire gli ultimi capricci della lingua. Sì che il libro è aggiornatissimo e può servire... fin quando servirà. Intanto lo schedario di Panzini è già pronto a lavorare per l’ottava ristampa.
M: lettera magica
Un’osservazione da fare subito sul merito del Dizionario è ch’esso si distingue nettamente da ogni altro lavoro del genere (non ne sono mancati mai) per il suo carattere « panziniano »: non è un lavoro filologico ed erudito, ma un libro sui generis, ricco di quel particolare umorismo melanconico ed amaro, e pur così limpido e cristallino le rare volte ch’è sereno, per cui ci è cara tuttavia la lettura della Lanterna di Diogene e di Santippe e che ci farebbe scoprire il volto aggrottato e sorpreso di Panzini tra mille. Se poi l’esame indugi nel raffronto tra la settima e le precedenti edizioni, ecco ch’è possibile stabilire punti di riferimento con gli sviluppi dell’arte e della morale panziniana classificati così, all’ ingrosso in periodi. E c’è il periodo corrispondente alle Piccole storie e alla Lanterna (tra il 1902 e il 1907) rappresentato da un’attenta e quasi nostalgica osservazione di tutte le cose modeste e casalinghe e di tutte le umili necessità della vita borghese; e c’è il periodo glorioso delle Fiabe della virtù, di Santippe, della Madonna di mammà, del Viaggio d’un povero letterato (tra il 1911 e il '18) rappresentato dalla notazione assidua di tutto ciò che ha attinenza alla donna e al suo mondo esterno e interiore e alla parte ch’essa gioca nei rapporti sociali; e c’è il periodo postbellico del Padrone sono me, del Diario sentimentale, del Mondo è rotondo, di Gelsomino rappresentato dalla registrazione di parole caratteristiche nate durante la guerra, anche di quelle del gergo di trincea passate poi nelle retrovie e oggi diffuse nella parlata popolare; e di parole coniate al tempo della follia bolscevica e di quelle nate dopo, con la riscossa nazionale e la Rivoluzione delle Camicie nere. Infine c’è il periodo più recente, dal ’22 ad oggi, e lo rappresentano, tra gli altri, molti neologismi contrassegnati con la lettera M, la quale, spiega Panzini, indica quelle parole che gli vengono frequentemente segnalate dal Duce in persona: «... mi arrivano ogni tanto avvisi, dove, per indiretta via, il Capo del Governo si interessava perchè questa o quella nuova parola fosse accolta nel Dizionario ».
Da Arianna a Brilli Peri
Il confronto tra le varie edizioni mostra anche «con quanta rapidità le cose presenti corrano all’oblio del passato o si avventino al futuro ». Ma, del presente, vogliamo pur vedere, nella settima edizione, qualche saggio, che sarà magari vecchio domani. Anche per questo Panzini fa bene a segnare l’ora della venuta d’ogni parola, che è un modo rapido e sbrigativo di preparare «pezze d’appoggio» agli storici della nostra lingua. Ai quali il periodo che viviamo, dal ’14 in avanti, ne darà da fare!
Affermarsi: «tale voce si può intendere anche nel miglior senso, di farsi un nome anche col proprio valore. Ma è pur sempre grande il numero di quelli che si sono affermati, e si teme che poco tempo resteranno in affermazione ».
Antiborghese: « termine divenuto così comune da parere borghese. Può essere una nemesi storica; la borghesia è dell’800, l’antiborghesia è del 900. C’è poi una borghesia che è come la Gironda: prepara le rivoluzioni e ne è vittima. L’unità d’Italia fu in gran parte opera cittadina, o borghese».
Arianna: « l’impressione che la benzina, mala smacchiatrice, lascia su le stoffe. Voce milanese. Che viaggio mai ha fatto l’amica di Teseo! ».
Arier e Nichtarier: « gran differenza fanno i Germani di Hitler fra la razza ariana di cui essi del nord, biondi dolicocefali, sono i puri rappresentanti, e le altre razze, o pseudo-ariane o mediterranee. Si vede che il mondo aveva bisogno anche di questa complicazione».
Arte nuova: «Bisogna creare, altrimenti saremo gli sfruttatori di un vecchio patrimonio; bisogna creare l’arte nuova dei nostri tempi, l’arte fascista. — Bella bandiera di Mussolini, spesso usata a far passare merce non bella».
Brilli Peri: «nome di corridore, e da lui il berrettino basco, con picciolo. Resiste alla corrente, non guasta la capigliatura. Per ambo i sessi. La signorina aveva un Brilli Peri su le ventitré ».
Cinelandia: «il fantastico paese del cinematografo, che ha per capitale Hollywood. Attrae come i giardini della fata Morgana. Come quei giardini si dissolve».
Coperchiare: « detto di questione politica, economica, vale press’a poco come frigoriferare: metterci sopra il coperchio; sospendere, tener da parte » (e questa voce è contrassegnata con la lettera M).
Gelsomino: « voce di amabile dileggio che i Balilla di Roma danno ai compagni troppo delicati e restii al cameratismo ».
Luce: « olio, petrolio, gas, incandescenza, luce elettrica a diffusione, neon, in pochissimi anni! E non ci fermeremo qui. Perduta è la lux perpetua ».
Salottino mobile: «denominazione scherzosa, data a quelle automobili che talora si vedono ferme ai margini delle vie suburbane o submetropolitane. Sono senza autista, ma non abbandonate, perché dentro contengono due persone di sesso diverso. Dicono anche automobile demografica ».
A tempi nuovi, nuove espressioni
Queste citate son tutte parole dell’ultimo biennio, nate ieri, circolanti in libertà. A tempi nuovi nuove espressioni. Panzini, mentre le assume nel suo regno le postilla in margine, da quell’osservatore attento e da quell’ironista compos sui che è. Qualche volta prende cappello, e son quasi sempre le donne a fame le spese. Ma anche sul famoso misoginismo di Panzini ci sarebbe da ritornare, visto che fin dalla quinta edizione del Dizionario alla voce Suffragio universale egli annotava; «Voto elettorale concesso a tutti. Purtroppo non alle donne! »; lamentazione che molti non gli hanno ancora perdonato.
Per restare nell’attualità, facciamo posto ancora alla voce facchino, che si vuol rinnovare, e se ne son dette tante! Quando un nome sta scomparendo, è indizio che sta scomparendo la cosa. Anche qui la macchina al posto dell’uomo? Panzini vorrebbe rimettere in uso la voce portatore, registrata dalla Crusca, e propone di abbreviarla in il porta, i porta (sottintendendo bagagli). Ma finisce per non concludere. « Questi scrupoli di purità e proprietà che ogni tanto sorgono su la lingua italiana mi ricordano quel tale che si preoccupava della posizione delle posate a tavola, e in cucina non c’era niente ».
Lorenzo Gigli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 16.07.35

Citazione: Lorenzo Gigli, “Avventure della lingua parlata,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2170.