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Titolo: Il poeta a Bologna

Autore: Mario Sandri, Augusto Malani

Data: 1935-07-30

Identificatore: 1935_268

Testo: Nel centenario del Carducci
Il poeta a Bologna
Serate carducciane - La casa e il suo custode - Il centenario della nascita: 27 luglio 1835 - L’amore del Carducci per Bologna
Bologna, luglio
Lui vivo, la dimora oggi dominata dalla mole monumentale del Bistolfi e dal marmoreo «Sauro destrier » era quieta, solitaria e anche la casa in ombra — con la sua facciata disadorna ad archi, le sue scalette malagevoli, le sue gelide stanze illuminate a petrolio — era deserta, come abbandonata, vigilata soltanto dal grande spirito inquieto e profetico.
Ogni sera, puntualmente, Carducci usciva, percorreva la breve via del Piombo, per recarsi dallo Zanichelli, che aveva negozio, come oggi, sotto le logge luminose del Pavaglione. C’erano, ad attenderlo, Alberto Dallolio e Severino Ferrari, Olindo Guerrini e Giovanni Pascoli, talvolta Oriani, tal altra Giovanni Federzoni: la bottega, fonda, ovattata, accogliente, piaceva al Poeta di Levia Gravia che, solitamente accigliato, vi s’intratteneva fino a tarda ora, correggendo bozze, sotto la lampada a gas, sfogliando volumi, prendendo frettolosi appunti.
Ma, talvolta, il Carducci era di buon umore e la conversazione allora si snodava facile, piana, arguta, spesso piccante: scandaletti letterari del giorno, nuovi volumi apparsi, episodi della sua lezione all’Ateneo, piccole vicende domestiche, polemiche e rimbrotti e precisazioni politiche. A tarda ora, accompagnato dagli amici o da qualche discepolo fedele, il Carducci rincasava e non era difficile scorgere presso il « Fittone » delle Spaderie o in via Rizzoli, sotto la luce dei radi fanali, la figura caratteristica del Poeta, in cappello a lobbia, gesticolare, agitare il bastone, far echeggiare la voce robusta fra i silenzi della strada insonnolita.
Morto Enotrio, dopo la lenta atroce agonia della paralisi che lo torturò per anni, la dimora è rimasta come al tempo in cui Egli vi abitava. C’è ancora Ghermandi — il domestico fedele, ora custode, tormentato dall’artrite — e le stanze nulla hanno perduto della semplicità talora ingenua che le caratterizzava. Il tinello quieto, la biblioteca ordinata, sono ancora quelli di un tempo: lo studio ampio e raccolto dove sono nate le strofe più famose, dove sono passati Re e Regine, guarda le colline ridenti di Bologna vive di filari e anche il salotto della buona signora Elvira non ha mutato, con gli anni, la sua grazia semplice e borghese, folta di ritratti e di memorie, di ninnoli e di consolles, di polvere soave e di beata inutilità.
In un angolo, entro una vetrina, sono la toga professorale e il nastro della corona inviata da Margherita di Savoia ai funerali del Poeta, allorquando la salma del Carducci, seguita dal Conte di Torino, passò fra lo sgomento della città abbrunata, entro un corridoio di fanali avvolti di crespo e chi osservava il corteo dall’alto vide, dal cristallo del feretro, il capo del Poeta dondolare orrendamente, ad ogni scossa del selciato, fino alla pace estrema della Certosa lontana.
In questi mesi, per le celebrazioni del centenario carducciano, che è caduto il 27 corrente, tutte le memorie affiorano in tumulto e la città che Egli predilesse, che lo accolse venticinquenne, ignoto, e ne seguì maternamente l’ascesa fino alla gloria dell’immortalità, non ha nascosto la sua fierezza per questa esaltazione della Poesia e dello Spirito, Le cronache hanno di volta in volta riferito i particolari delle cerimonie celebrative. A integrarle, il Podestà di Bologna on. Manaresi ha disposto siano scoperte due lapidi nelle case di via Mazzini e di via Broccaindosso, ove il Carducci abitò prima di trasferirsi — nel maggio del 1890 — nella dimora che raccolse il suo estremo respiro. Inoltre, a cura del prof. Albano Sorbelli — che è il fedele ed amoroso custode delle memorie carducciane — si pubblica un volume: Carducci a Bologna, ove è posta in luce l’« intonazione » dello spirito del Poeta con la città che assai gli piaceva. L’amore di Carducci per Bologna era determinato principalmente dalle tradizioni storiche di Felsina, dai suoi monumenti e da quel senso di dominio che spira da ogni sua pietra gloriosa. Non affetto generico, dunque, per la città che gli aveva data la fama, ma tenerezza profonda, sentita, ripetutamente espressa e in ritmi e in parole.
In Carducci a Bologna si ritrova così il Poeta e la parte che Egli prese alle manifestazioni cittadine, quale Consigliere comunale prima, Segretario e Presidente della «Deputazione di Storia Patria per Bologna e la Romagna » poi.
Contributo cospicuo per la conoscenza del Poeta, della sua arte e del suo mondo, questo volume: ma soprattutto fervido omaggio dell’Alma Mater al cantore di Juvenilia e dei Giambi, nel centesimo annuale della nascita del Carducci, quando la Canzone, libera e sfrenata, riecheggia nel mondo, annunciatrice di gloria e di latinità.
Mario Sandri.
La casa di Valdicastello dove nacque Carducci il 27 luglio 1835
(Disegno di A. Margotti).
Enotrio Romano (Disegno di A. Maiani, 1904)
Carducci alpinista (Disegno di Augusto Maiani)

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.07.35

Citazione: Mario Sandri e Augusto Malani, “Il poeta a Bologna,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 13 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2177.