Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Mario Massa e la "Luna verde" che sorgerà in Val Brevenna

Autore: L.F.

Data: 1935-08-13

Identificatore: 1935_274

Testo: DOPO IL PREMIO VIAREGGIO
Mario Massa e la “Luna verde"
che sorgerà in Val Brevenna
Viareggio, 12 agosto, notte
Ora che il sesto Premio Viareggio è passato alla storia, togliamoci l’abito quasi accademico di giurati, rimettiamoci in mutandine da spiaggia e diciamo aperto il nostro parere personale... A me, più lo rileggo, questo libro di Mario Massa sembra il migliore. Anzitutto c’è la trovata: un fuoruscito che ritorna in Patria deciso a compiere un attentato e si sente, infine, acceso d’entusiasmo per il Fascismo è personaggio insolito e singolare. Ma si cadrebbe nel retorico se il libro non ci portasse, come invece ci porta, in una sfera di alta drammaticità, facendo respirare il clima dell’incubo, sorto dal tenace resistere della volontà del protagonista contro le grandi realtà del Regime che gli vengono incontro. E se nelle ultime pagine si resta abbagliati dalla bellezza di una resurrezione spirituale espressa con plastica evidenza, ciò è dovuto al fatto che si avverte la mancanza del « colpo di scena », della ricerca dell’effetto, del trucco: l'Uomo solo in mezzo a un popolo è lentamente, quasi insensibilmente, preso dalla fede comune; la sua disperata anima di ribelle viene riassorbita dallo spirito collettivo, tutto pervaso d’amore per il Capo e per l’idea.
L’efficacia di questo romanzo fascista sta, poi, in ciò: che il Massa riesce, sin dalle prime pagine, con un ben ordinato sviluppo dell’azione a interessare il lettore.
Difetti? Sì, ce ne sono e li abbiamo già rilevati. Ma quale progresso sulle precedenti opere dello stesso autore e quali fondate speranze per l’avvenire!
Di Massa romanziere rievocavamo, in pochi amici, stamane l’Ospite pazzo, romanzo intimista fino allo spasimo, ed esultavamo per avere visto uno scrittore di tanto ingegno saltare il fosso, aprire l’anima, oltreché i sensi, alla nuova vita della Nazione, affrontare un tema di così vasto respiro, aderente, come pochi altri, al tempo nostro.
Anche il ciclo dell’Osteria degli immortali, che dalle scene di Bragaglia passò a quelle di mezza Europa, tradotto in tre lingue, è lontano e superato; ora Massa si è impegnato a far qualcosa di diverso e di migliore, e non mancherà nè alla parola data nè alla suscitata attesa.
Pur se ottenuto a mezzadria, questo Premio Viareggio pare abbia fatto colpo sul premiato: l’abbiamo veduto in molti ieri sera asciugarsi il sudore della fatica non solo letteraria con due biglietti da mille, tolti dalla busta che Galeazzo Ciano gli aveva appena consegnata; un fazzoletto simile — ci confessava candidamente Massa — egli non l’aveva mai posseduto.
Poi, a consolarlo della divisione del Premio è venuta la cabala. Con la cifra ricavata, debitamente interpretata, il nostro amico ha messo insieme un terno immancabile, da giocarsi sulla ruota di Firenze. I numeri non si possono dire prima dell’estrazione per « non sdegnarli », come dicono i giocatori intendenti del lotto, ai quali Massa appartiene. Nella giacca di juta stinta e anche un po’ logora, colla quale ieri sera pretendeva di presentarsi sul palco della giuria (meno male che trovò un amico disposto a prestargli un abito grigio passabile fra tante eleganze), le striscie sottili e policrome delle giocate si intramezzano ai bigliettoni di banca.
— E ora cosa farai, dove andrai?
No, non si deciderà a comperare un armadio per il suo... appartamento. I vestiti possono stare benissimo anche sulle sedie. C’è chi nasce « attendato » e tale si conserva per tutta la vita (i negri della Liberia ridussero allo stato di capanne i palazzi all’europea che erano stati costruiti per la loro capitale); per Massa forse è troppo anche la tenda.
— Parto direttamente per Val Brevenna, in Liguria. Non c’è nessuno, nè un brigadiere dei carabinieri nè un caffè lassù. Ma potrò giocare a scopone coi contadini e... lavorare. Ho nel cervello un romanzo, La luna verde... La trama non te la posso dire, o meglio te la posso dire, ma non la puoi scrivere...
— Un vero peccato; ma ti prometto.
— Poi, anzi forse prima, completerò una già iniziata guida sentimentale di Roma. Occorre un libro di facile lettura, che avvii i turisti, specialmente stranieri, non soltanto a contemplare i ruderi antichi e i monumenti nuovi dell’Urbe, ma a interpretarli nello spirito della loro eterna poesia nella luce del Fascismo.
Quando stiamo per salutarci Mario dal finestrino del treno insiste nel rilevare malignamente che in Val Brevenna non ci sono premi letterari, nè giurie dei medesimi. Ma da terra si risponde che è una gran bella cosa non vi siano lassù neppure caffè. A ventiquattro ore dal conseguito alloro è tempo che i brindisi diano luogo alla ordinata fatica, doverosa per chi, in seguito alla vittoria, è impegnato a combattere e a vincere ancora.
l.f.
Ai nostri collaboratori Mario Massa vincitore, insieme con Stefano Landi, del Premio Viareggio, e Nicola Moscardelli, al quale è stata attribuita parte del medesimo Premio, la Gazzetta del Popolo esprime il suo più vivo compiacimento.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 13.08.35

Etichette:

Citazione: L.F., “Mario Massa e la "Luna verde" che sorgerà in Val Brevenna,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2183.