Arrigo Beyle milanese (dettagli)
Titolo: Arrigo Beyle milanese
Autore: Alberto Rossi
Data: 1935-08-27
Identificatore: 1935_283
Testo:
Arrigo Beyle, milanese
L’appuntamento coi lettori a cent’ anni di distanza Attualità di Stendhal - Apologia dell’eroe solitario
Poco prima di morire, Henry Beyle, che sotto lo pseudonimo di Stendhal imprestato dal nome di una cittadina tedesca che diede i natali a Winckelmann fu probabilmente il maggior romanziere francese del secolo passato — e di tutti i secoli — dettò un testamento ove tracciava quella epigrafe in italiano in cui si definiva « Arrigo Beyle, milanese » e che si legge sulla sua tomba al cimitero di Montmartre: e dove anche dava ai posteri un doppio appuntamento, nel 1880, e nel 1935, a cent’anni cioè dal giorno in cui scriveva quelle righe.
Incompreso in vita per aver precorso i tempi con la sua intelligenza veramente perforante e scandalosa, egli sapeva di poter contare sulle vendette del tempo, e che la posterità gli avrebbe prestato un orecchio attento e una viva ammirazione: ma quel che ha veramente del magico, è la portentosa giustezza delle sue previsioni, per cui calcolava di avere due ritorni di attualità, uno intorno al 1880, l’altro nell’anno nostro: il che non ha mancato puntualmente di avverarsi, specie per la prima data, poiché allora i realisti francesi, anzitutto Taine e Bourget, lo elessero a maestro. Quanto al secondo appuntamento da lui fissato, la cosa apparirà meno netta, ma solo per il fatto che da parecchi lustri la sua « attualità » non è mai decaduta, e che dei ricercatori infaticabili, da Casimir Striensky a Henry Martineau, non cessano dall’occuparsi di lui e delle sue cose. Non era forse sorta una rivista apposta, per raggruppare appunto tutti gli stendhaliani? Il prestigio di quella personalità è tanto forte, che esercita su molti un fascino unico, tanto da farne senz’altro l'« autore » della propria vita.
Ecco qui comunque, alla scadenza fissata, un libretto a lui dedicato dal noto scrittore Alain — Stendhal, par Alain - Maîtres des littératures, con 40 tavole fuori testo. Les éditions Rieder — libro che ha tutta l’aria di volere fedelmente tenere l’impegno di quell’appuntamento. Un libro non biografico — biografie stendhaliane ne sono uscite tante, e anche di recenti — non sistematico, non critico, non estetico: un libro in cui la personalità dell'uomo e dell’artista sono inscindibilmente considerate, tentate, avvicinate, un poco da ogni lato, colte con rara acutezza e spregiudicatezza. Son tanti capitoletti, dedicati volta a volta all’« incredulo », al « politico », a l'« innamorato », a l'« honnête homme », all’amatore di pittura e di musica, allo scrittore: e ne esce fuori una figura complessa e viva, incredibilmente viva. L’attualità di Stendhal poggia soprattutto su quel senso che egli ha lui uomo di intelligenza di prontezza e finezza incomparabile, della preminenza dell’azione e della passione: per quel suo culto della grandezza d’animo, grandezza appassionata, che gli ha fatto ammirare sopra ogni cosa Napoleone e la Roma antica, che gli ha fatto prediligere Corneille a spese di Racine, per quel suo senso innato dell’eroismo e della nobiltà scoperte nei punti più imprevisti, e con spregiudicatezza somma.
L’Alain è un maestro di psicologia e di gusto letterario congiunto all’acutezza, e bisogna vedere come sa trovare in quello stile i movimenti, i particolari significanti, che lo distinguono da ogni altro, e rivelano l’uomo. « L’effetto di sorpresa in Stendhal è ordinario, ma sempre nuovo: siamo toccati e trafitti prima di aver previsto... ». « In Balzac, le grandi anime sono investite di opinione, di società, di doveri. Ma l’eroe stendhaliano è solo dinanzi a sè, solo a rispondere di sè, come Stendhal fu solo... ». Si veda come egli scopre in una piccola frase tutto un mondo: per esempio in questa su l’abate di Frilair: « Quel vescovo aveva pessima vista e adorava il pesce; l’abate di Frilair toglieva le lische dal pesce che veniva servito a monsignore » ed ecco svelato il segreto della sua importanza. E così via (ma vogliamo ancora sottolineare quel punto dove Alain parla di « quegli storici mediocri che hanno trovato l’arte di raccontare delle cose terribili senza crederci, e quasi senza pensarci »). Naturalmente un libro così nutrito e riassuntivo è dedicato agli stendhaliani, a gente cioè già edotta e nutrita di quell’opera, e che capisce per accenni.
Corredano il volume una serie di bellissime riproduzioni, tra cui vari ritratti di Beyle in varie epoche, dei luoghi della sua infanzia, delle persone che ebbero parte notevole nella sua vita, e soprattutto delle donne da lui adorate, quelle donne che nessuno dei suoi lettori ha potuto dimenticare.
Alberto Rossi.
Stendhal console a Civitavecchia
Donne di Stendhal, da sinistra a destra: Giulia Rinieri de’ Rocchi, Alberta di Rubempré, Minette
de Griesheim, Vittorina Monnier.
Autocaricatura di Stendhal con gli occhiali.
Collezione: Diorama 27.08.35
Etichette: Alberto Rossi, Fotografia, Stendhal
Citazione: Alberto Rossi, “Arrigo Beyle milanese,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2192.