I caratteri della razza nella letteratura italiana (dettagli)
Titolo: I caratteri della razza nella letteratura italiana
Autore: Giovanni Comisso
Data: 1935-09-10
Identificatore: 1935_292
Testo:
Le inchieste del "Diorama"
I caratteri della razza
nella letteratura italiana
Abbiamo rivolto ai più noti scrittori italiani la seguente domanda: Quali tra i « tipi » che si trovano nel libri del nostri massimi scrittori rappresentano meglio, secondo voi, i caratteri della nostra razza?
Pubblichiamo altre risposte:
Razza e nazione
Sebbene sia antichissima la nostra razza, solo da pochi anni si inquadra nella nazione. Ora con quale misura si può parlare di carattere della nostra razza e quindi di tipi rappresentativi di essa nella nostra letteratura o nella nostra vita italiana? Perchè una razza di per sè potrà avere un colore tipico, ma una razza costretta nazionalmente e politicamente in uno stato potrà avere qualcosa di più del colore e cioè il carattere. È noto il vecchio adagio: « Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani ». Cioè ali Italiani si sono fatti determinandosi colla coscienza del proprio stato, del proprio ambito, così come il carattere individuale si forma in rapporto alla casa, alla località e al mestiere. Ci sono quindi varie epoche per la nostra razza, che sono come trapassi verso la conclusiva risoluzione dei tempi nostri, e a queste epoche corrispondono diversi tipi nella vita e quindi anche nella letteratura.
Vediamo il medioevo con San Francesco e Dante. Sono due Italiani della nostra letteratura appartenenti alla razza italiana, ma non a una razza chiusa e circoscritta in quei limiti statali necessari a dare un vero e autentico carattere inconfondibile con quello degli individui delle altre nazioni.
Cellini nella sua autobiografia è forse il più compito carattere di Italiano del Rinascimento, vendicativo, eroico, lussurioso, orgoglioso, e in ogni attimo sempre geniale. E Casanova potrebbe dargli la mano, benché rientri solo indirettamente nella nostra letteratura. Stendhal, che fu uno dei più acuti indagatori del nostro carattere, nel suo romanzo la Chartreuse de Parme (che anche indirettamente appartiene alla nostra letteratura) si è molto servito di questi due per esplorare il carattere degli Italiani. Fabrizio è un po’ Casanova e un po’ Cellini. Ma suo padre, il nobile lombardo freddo e calcolatore, è anche un tipo di italiano, uno appunto degli Italiani appartenenti alla razza indefinita ancora e del tutto scomparente. La Sanseverino, come donna italiana, è una grande donna di razza, studiata su modelli veri e ammirevoli e di cui sarebbe augurabile non si disperdesse lo stampo. E non è da escludere che essa sia la madre della Pisana di Ippolito Nievo. Nei Promessi Sposi i tipi rappresentativi sono due: don Rodrigo e don Abbondio, ma sono puramente della nostra razza dei tempi tristi: sanguinario, lussurioso, intrigante l’uno, accomodante e panciafichista l’altro, tipi complementari, e tanto più vivi in quanto uno esiste in rapporto dell’altro.
E veniamo ai tempi nostri, ai tempi cioè in cui la razza italiana ha avuto finalmente una patria. Gabriele d’Annunzio ha compreso come era necessario dare ai nuovi, ai nascenti Italiani un tipo esemplare e dopo prove e riprove il tipo migliore che gli sia riescito è quello dell’aviatore del Porse che sì, forse che no, seguito immediatamente da Corrado Brando, italiani ancora con molte scorie d’una tradizione scomparsa, ma animati dallo spirito d’una missione superiore di vita. « L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli Italiani ». Alla nuova letteratura il compito di aiutarli a determinarsi o di scoprirli e ritrarli come si matureranno.
Giovanni Comisso
Collezione: Diorama 10.09.35
Etichette: Giovanni Comisso, Inchiesta sulla razza
Citazione: Giovanni Comisso, “I caratteri della razza nella letteratura italiana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2201.