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Titolo: Paolo Buzzi

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1931-11-25

Identificatore: 221

Testo: GALLERIA

Paolo Buzzi

Paolo Buzzi, un nome di battaglia, un programma di polemica sugli schemi della tradizione. Dire Buzzi, è come dire i primi manifesti del futurismo, le prime lotte per il verso libero, le prime finestre spalancate di prepotenza sul mondo della poesia archeologica; ma è dire insieme una fede e un costume che si inseriscono nel quadro della vita lombarda, nel clima lombardo che custodisce i ricordi più belli d’un secolo letterario eminente e se li tramanda attraverso tre generazioni, onde dal ceppo manzoniano così vigoroso e schietto s'incidono nel cielo i rami del secondo romanticismo, del naturalismo scapigliato (De Marchi) e degli epigoni del secolo nuovo; tra i quali vogliamo includere appunto, e non sembri facile gioco di paradossi, il temperamento genialoide e anarchico di Lucini, anticipatore di stati d'animo oggi generalizzati in rapporto ai problemi critici urgenti del primo quarto del Novecento, e il futurista Paolo Buzzi, poeta parolibero e funzionario pubblico esemplare: i precipitati del suo chimismo lirico non sono sedimenti sterili, ma risultati positivi da considerare tra i più schietti e belli della poesia contemporanea. Buzzi, il quale vinse tanti anni fa con le tre parti dell' Esilio vasto poema in prosa, il premio della rivisita manuale della Poesia (una rivista di risonanza internazionale, e nient'affatto retta da criteri esclusivistici, tanto è vero che premiò e diffuse nel 1907 il primo saggio critico sulla, poesia del Pascoli dovuto ad un giovane scrittore veneto, Emilio Zanette), ha dato, dal Carme per Re Umberto che è del 1901 ai Carmi degli Augusti e dei Consolari (1920), un esempio di continuità ideale spirituale che in tempi di sovvertimento e di crisi risponde alla funzione civile del poeta: questo italiano di solida tempra, questo sano lombardo innamorato della Madonnina, delle vecchie chiese nel fondo di vecchie piazzette, del volto tipico e inconfondibile del suo loco natio, ha cantato su metri liberi le virtù feconde del popolo, i motivi eterni della nostra storia, la bellezza della tradizione non chiusa in sè ma arra dei destini futuri. A Paolo Buzzi, dopo il dinamismo di Aeroplani, le audacie versiliberistiche e parolibere del 1911, '13 e ’15, dobbiamo l’epica sostanza del Poema di Garibaldi e, soprattutto, in Popolo canta cosi (1920), una mirabile raccolta di canzoni d'arti e mestieri degne della gloria dei nostri Comuni. Resterebbe, da parlare d’un Buzzi narratore: autore di romanzi come Il bel cadavere e La danza della iena determinati dalla formola romantica dell'ossessione della carne e del mistero della morte: fragorose e non sempre chiare sinfonie eseguite a piena orchestra su ritmi ossessionanti. Lo preferiamo nel limiti della biografìa mistico-romantica di San Luigi Gonzaga (Gigi di purità, 1926), e nelle recenti novelle e, impressioni raccolte sotto il titolo Avventure dei meridiani e dei paralleli [ed. Morreale Milano 1931); venti racconti di climi diversi e lontani, alti di colore, e di calore, dove la fantasia buzziana tesse alcuni de’ suoi arabeschi più fini su trarne cosmopolite o su. episodi d'un intimismo sintetico che non di rado si traduce in poesia. E' una specie di libro-programma dove scintillano le qualità di stile, di humour e d'invenzione del Buzzi migliore.

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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 25.11.31

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Paolo Buzzi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/221.