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Titolo: Vetrina delle novità

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1936-02-11

Identificatore: 1936_37

Testo: Vetrina delle novità
Raffaele Calzini ha aspettato tardi a cimentarsi col romanzo, ma la sua prima prova, il Segantini del 1934, è stata decisiva come misura delle sue preferenze e de’ suoi mezzi e s’è conclusa con un memorabile successo giustificato così dalla verità della ricostruzione psicologica come dalla ricchezza e precisione dell’ambientazione paesistica e storica e dal nitore dell’atmosfera evocata. A questo romanzo milanese e lombardo così felicemente tagliato, il Calzini fa ora seguire un romanzo del Settecento veneto che mette in scena la famosa attrice Teodora Ricci, le cui grazie invischiarono quel tipo bizzarro di patrizio e di letterato che fu il conte Carlo Gozzi, come sappiamo dalle Memorie inutili, dove il nome e le storie della bella capricciosa ricorrono passim.
Alla lettura del romanzo del Calzini (La commediante veneziana, ed. Mondadori, Milano - L. 15) il ricordo del Gozzi e del suo divertentissimo libro soccorre frequente e rinverdisce figure, immagini ed episodi di un’epoca tra le più interessanti della nostra storia, in cui il fasto della vita e gli splendori dell’arte nascondono appena i sintomi d’una decadenza in sviluppo che andrà via via precipitando con progressione geometrica. Di questo fasto e di questi splendori il Calzini ci offre un quadro quanto mai attraente; ma la sua rappresentazione va oltre la superficie, coglie i caratteri del tempo, registra le timide reazioni dell’anima popolare al processo di disfacimento che è in corso e che qualche sensibilità avverte nell’aria. Il resto della folla patrizia e plebea tripudia nell’incomparabile scenario che la laguna offre alla sua frenesia di vivere. E qui il Calzini dà un’altra volta la misura della sua abilità di descrittore e di animatore, sì che spesso ti vien fatto d’avvertire, sotto il tessuto narrativo, la trama fin troppo preziosa apprestata dall’esteta e dal critico d’arte. C’è, insomma, in qualche punto uno squilibrio tra il racconto e il quadro veneziano, il quale assume funzioni di protagonista e viene avanti a scapito dell’avventura e dei suoi protagonisti. Ma sono tali l’eleganza del quadro stesso, la vivacità delle scene, la dovizia dei colori, il pittoresco dell’insieme, che il lettore quasi non avverte la sovrapposizione di piani, e si abbandona al narratore e al rievocatore col medesimo compiacimento.
Che mondo colto dal vivo e che galleria di tipi! Attorno alla sventatissima commediante, essi popolano il quadro come se venissero fuori da una tela del Longhi.
* Il Sindacato romano autori e scrittori ha indetto una mostra del « libro coloniale del tempo fascista » che raccoglierà la documentazione bibliografica della nostra attività coloniale dalle gesta dei primi pionieri a questi giorni carichi di destino. La mostra si comporrà di dodici sezioni e sarà aperta in primavera.
* Il nono quaderno di Lirica, rassegna della poesia europea e americana edita a Genova da E. Degli Orfini, è completamente dedicato ai poeti italiani d’oggi e pubblica componimenti di Ada Negri, Carlo Linati, Mario Viscardini, Renzo Laurano, Aldo Capasso, Filippo Burzio, Giuseppe Valentini, Elpidio Jenco, Nicola Moscardelli, Giuseppe Ravegnani, Filippo de Pisis, Ugo Gallo, Giovanni Cavicchioli.
* Nel primo quaderno di Mesures per il primo trimestre del 1936 è pubblicato un testo di James Joyce (De honni-soit à mal-y-chance) contenente una serie di impressioni sul famoso tenore drammatico Sullivan, impressioni scritte in una lettera allo stesso Sullivan ch’era stato portato in trionfo a Marsiglia dalla folla dopo una memorabile interpretazione del Guglielmo Tell di Rossini. Nel testo di Joyce, di non facile lettura, sono riconoscibili situazioni e frasi di diverse opere. Nello stesso quaderno di Mesures è da citare anche un saggio di G. Margouliès sulla poesia popolare cinese, con un buon numero di versioni.
* A rendere più compiute le recenti onoranze a Matteo Bandello, novelliere del Cinquecento, nato a Castelnuovo Scrivia e morto in Francia, il prof. Francesco Picco (che durante un soggiorno ad Agen, dove il Bandello fu vescovo, ne scoprì la tomba e ne fissò al 1561 la data di morte) propone in un articolo dell'Italia che scrive di mutare in Castelnuovo Bandello il nome di Castelnuovo Scrivia, come s’è fatto per altre località (San Mauro Pascoli, Livorno Ferraris, ecc. ) che diedero i natali ad uomini insigni.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 11.02.36

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Vetrina delle novità,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2253.