Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Amleto o il dramma della volontà

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1936-04-01

Identificatore: 1936_44

Testo: VETRINA DELLE NOVITÀ
Amleto
o il dramma della volontà
Converrà appena accennare, tanto è questione pacifica, all’influenza della critica romantica su tutte le interpretazioni moderne di quello che Amleto dramma the heart of my mystery », il cuore, il segreto della sua personalità. I grandi scrittori romantici tedeschi e inglesi, il Goethe, lo Schlegel, il Coleridge, posero le sostanziali premesse sulle quali lavorarono variandole i critici posteriori, si che è lecito dire che la proposizione romantica del dramma di Amleto come dramma dell’eroe impari all’impresa per la quale il destino l’ha prescelto, cioè come dramma della carenza della volontà, domina tutto l’ottocento e giunge ai nostri giorni, nè manca di permeare anche oggi alcune famose interpretazioni sceniche. Il rapporto tra l’anima d’Amleto e il dovere della vendetta fu enunciato primo dal Goethe; seguì la teoria che è convenuto chiamare Schlegel-Coleridge e che facendo perno sulla debolezza della volontà in Amleto fissa il rapporto fra tale debolezza e l’abito riflessivo. Qualche anno fa uno studioso nostro immaturamente scomparso, Raffaello Piccoli, presentando una sua limpida versione del testo scespiriano, rilevava per la prima volta una differenza d’accento tra lo Schlegel e il Coleridge, il quale ultimo, pure ispirandosi dal tedesco, definisce assai più chiaramente la natura di detto rapporto concludendo che l’eccesso di pensiero e di riflessione diventa la causa diretta della incapacità di Amleto ad agire. È, dal Goethe al Coleridge, un passaggio dall’una all’altra di due caratteristiche posizioni dell’anima romantica. In seguito la critica (il Bradley per esempio) ha lavorato sull’interpretazione romantica individuando la sostanza tragica del personaggio nell’eccesso del suo genio speculativo. Il Piccoli, dal canto suo, preferisce parlare di « coscienza morale » e cercare in quella il « cuore del mistero » amletico.
Questo era necessario premettere alla lettura d’una nuova esegesi del personaggio scespiriano che si contrappone nettamente all’interpretazione romantica sin qui prevalsa. Ne è autore il senatore Alfredo Frassati che allo studio del problema ha dedicato lunghe e tenaci meditazioni, frutto delle quali è il libro che ora vede la luce col titolo La volontà in Amleto (ed. Zanichelli, Bologna - L. 10). Tragedia della volontà egli dichiara l’Amleto, non nel senso che dai critici gli si è comunemente dato, ma in quanto rappresenta il proposito risoluto d’un’anima, e lo sforzo eroico perseguito, per attuare contro ogni umana possibilità il compito assuntosi. Non dunque, in Amleto, è riconoscibile un Werther avanti lettera, ma un uomo che, ricevuto un mandato, ne fa la tragica missione della propria vita e la conduce fino in fondo con decisione e lucidità assolute. All'eroe sentimentale dei romantici, il Frassati oppone l’anima vibrante di sentimento, dotata d’intuizione fulminea, vigilata da un senso critico acuto che impedisce ogni impulsività ma non spegne l’azione, perchè sentimento, intuitività, critica sono al servizio d’una volontà deliberata. La personalità di Amleto è perfettamente definita fin dal prologo dell’azione, e il cozzo tra l’intelletto e la volontà, che secondo la più parte dei critici costituisce « the heart of the mystery », ancora non compare, sebbene il poeta abbia subito posto tutti gli elementi della propria tragedia, sì che questa, come ogni opera d’arte, non sia nel suo attuarsi se non lo svolgimento di essi. Ne consegue che le interpretazioni le quali hanno bisogno di appoggiarsi sulla ipotesi dell’introduzione di nuovi elementi non consentanei, anzi contradittori coi primi, feriscono a morte la coerenza dell’opera e quindi risultano errate.
Da questa posizione revisionistica, il Frassati muove a dimostrare l’assunto dello sforzo di volontà durato da Amleto per il conseguimento del proprio fine, giungendo sino alla rinunzia e privazione d’ogni affetto a cominciare dall’amore d’Ofelia. Tutto teso in questo sforzo, Amleto non cade mai in errore. Le stesse apparenti contraddizioni e incertezze che han dato tanta esca alla critica romantica rispondono alle esigenze del suo piano nettamente formulato. Egli segue in ogni espressione la logica del proprio proposito e se si compone un volto devastato e languido è perchè ha bisogno che gli altri lo credan vittima del dolore e dell’amore in quanto tale credenza coopera a mantenergli intorno le simpatie necessarie.
Attraverso l’esame dei momenti capitali della tragedia, il Frassati segue lo svolgimento del piano amletico nella sua logica rigorosità. In Amleto niente è improvvisazione, ma tutto si coordina alle necessità del piano: e man mano ch’esso si attua, la tensione dello spirito dell’eroe è tanta e così assidua che l’atto cresce, si può dire, in lui insieme con la volontà che lo genera. Paga, infine, l’impresa con la morte, ma la morte appunto dà il significato e la bellezza alla sua opera. Nel modo stesso della sua morte si afferma la grandezza, deriva l’umanità profonda di lui. E chi da questo punto lo riguardi e ne ripercorra l’avventura si spiega il fascino che la figura di Amleto ha sempre esercitato sugli uomini. A intenderlo ancora una volta giova la guida intelligente e ragionata fornita dal Frassati che è di quelle che illuminano e chiariscono e dischiudono la via a proficue discussioni in campo morale ed estetico.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 01.04.36

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Amleto o il dramma della volontà,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2260.