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Titolo: Elogio del fanfarone

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1936-09-04

Identificatore: 1936_81

Testo: Elogio del fanfarone
Commemorazione del barone di Münchhausen - Un Tartarino prussiano sulle sponde del Weser - Precedenti insigni - Nostalgia della vita eroica - Un museo singolare
Nella provincia prussiana di Hannover si è celebrata una data della letteratura popolare: i centocinquant’anni del rifacimento tedesco, a cura di Goffredo Bürger, delle avventure del barone Gerolamo Carlo Federico di Münchhausen, non personaggio di fantasia, ma soldato vero, nobile rurale, gran bevitore e raccontatore di frottole al cospetto di Dio, sì che il suo nome circola da un secolo e mezzo accompagnando per il mondo una serie di storie impossibili alle quali dà sapore il carattere rozzo ed ingenuo che ne costituisce la marca.
Le serate di Bodenwerder
Il nostro barone le spara grosse senza preoccuparsi di creare all’avventura sfondi psicologici e morali di sorta e neppure d'abbellirla e di sfaccettarla in modo che metta le ali e si sollevi dal terreno della piatta realtà nel clima del meraviglioso. Lui, nell’onesto riposo che s’è concesso dopo due campagne nell’esercito russo, ritirandosi nel nativo villaggio di Bodenwerder sulle sponde del sonnolento Weser, si circonda di vecchi compagni ai quali piace la birra e trascorre le serate a rievocare ricordi di guerra sotto cieli lontani. In tutto ciò ch'egli racconta, c’è un fondo di verità, l’esperienza personale gli soccorre: e i suoi paesaggi sono autentici, e autentici gl’inverni russi con le immense distese di neve sotto la quale stanno sepolti i borghi che appena ne escono le punte aguzze delle croci dei campanili; ad una di queste punte il barone lega una mattina il proprio cavallo, e si addormenta, e dorme sodo per un giorno o due; quando si risveglia, il tempo è mutato, la neve disciolta, e il cavallo ora penzola dall’alto della torre sì che al padrone non resta per farlo scendere che tirare un colpo di pistola mirando alla cavezza. Dopo di che la marcia riprende attraverso la piana sconfinata.
Münchhausen è un simpatico fanfarone che rinnova a modo suo il genere. Precedenti illustri gliene troviamo in ogni tempo; e si fatica poco a risalire al soldato millantatore della commedia antica e di Plauto: sol che Pirgopolinice si gonfia troppo sotto la corazza tirata a lucido e ha il cuore d’un coniglio e si busca fracchi di legnate; mentre il nostro è bravo davvero e cattive figure non ne fa mai. Poi ricordatevi di Luciano di Samosata, spirito bizzarro e fortissimo ingegno satirico, che raccontò nella « Storia vera » un bel mucchio di trottole avendo cura tuttavia d’avvertire: « Scrivo di cose che non ho vedute nè ho sapute da altri, che non sono e non potrebbero mai essere, e però i lettori non ne debbono credere niente ».
Altri nomi potrebbero ricorrere ed altri esempi, anche delle letterature nostra ed europea del Medioevo e del Rinascimento; ma servirebbero solo di dato culturale in un’occasione che non è punto controversa. Perchè Münchhausen è un personaggio antiletterario se mai altri vi fu, e i suoi elementi vengono quasi tutti dalla vita, dall’avventura diretta e riflettono in parte quella smania di novità, di viaggi e di gesta che le guerre passate avevano deposto come un sedimento nell’animo dei testimoni ed era poi sbocciata al sole delle generazioni giovani, tanto che per tre quarti del Settecento il desiderio di spaesarsi. di battersi, di mietere glorie e di resuscitare le, come si diceva allora, prische virtù, è un motivo assunto in proprio persino dalla poesia arcadica.
In Münchhausen questo desiderio è profondo e sincero, legato al ricordo e alla nostalgia. La sostanza è autentica. Il fanfarone vien fuori nei particolari, si espande in enormi rabeschi fantastici, ma con umore sereno, senza malizie nè secondi fini. Le bugie del barone sono di taglia cospicua, superano spesso ogni limite; e lui, spacciandole davanti al camino acceso, mentre la bella e giovane governante mesce la cervogia net boccali alla brigata godereccia, non batte ciglio, si ascolta serio e grave arricciandosi i grossi baffoni a punta come se la bocca che parla fosse quella d’un altro e lui uno dei tanti che non hanno mai messo il naso fuori di casa. Le bugie del barone non sono organizzate, architettate, meditate; ma, fine a se stesse, deformano la realtà e la esagerano con allegria soldatesca; e rida chi vuol ridere e non creda chi non vuol credere; ma male il vecchio soldato non ne fa a nessuno, e, sotto l’esagerazione del rischio, senti che gualche rischio lui l’ha affrontato davvero ed è legittimo che se ne vanti.
Il castello delle menzogne
Il barone più schietto e più cordiale lo trovi nei capitoli del viaggio in Russia, della guerra contro i turchi e delle storielle di caccia; ma le avventure marine e il viaggio nella luna e quello al centro della terra sono per altro verso pure interessanti poiché, mentre si riattaccano alla tradizione classica o imitano apertamente noti modelli, anticipano un genere che il secolo successivo perfezionerà negli schemi del romanzo d'utopia. Ma su questa soglia fermiamoci, per salutare se mai nel barone hannoveriano l’incarnazione d’un certo tipo di militare tedesco il cui stampo non s’è ancora del tutto perduto.
Intanto i borghigiani di Bodenwerder lo onorano e hanno intitolato al suo nome un piccolo museo in cui, con cimeli d’ogni genere, sono raccolti gli esemplari delle innumerevoli edizioni che il libretto famoso ha avuto in tutto il mondo. E poiché le ricerche dei biografi dimostrano che la famiglia del barone aveva sangue marsigliese nelle vene, una delegazione della città mediterranea è intervenuta alle feste ed ha sfilato per le sale del leggiadro maniero che fu dei Münchhausen e che oggi si chiama, senza cattive intenzioni, il « castello delle menzogne ». Il piccolo museo è disposto appunto in quelle sale dove alle celebri storielle marsigliesi di Marius e di Olive s’è finalmente trovato un padre... germanico.
Lorenzo Gigli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 04.09.36

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Citazione: Lorenzo Gigli, “Elogio del fanfarone,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2297.