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Titolo: Oriente miniera letteraria esaurita

Autore: Aldo Sorani

Data: 1936-10-09

Identificatore: 1936_92

Testo: ORIENTE
miniera letteraria esaurita
Fine di un luogo comune - Non c’è più posto peri coloristi ricopiatori di paesaggi a freddo: le pipe-lines hanno sostituito le carovaniere
L’Oriente sta cambiando le carte in tavola alla letteratura; anche il medio Oriente mediterraneo, quello sacro ai mistici e ai fedeli di tre religioni. Sta mutando, sotto i nostri occhi, d’aspetti fisici, di consistenze morali, politiche, economiche. Solo coloro capaci di riformarsene una immagine rispondente alle loro aspirazioni d'ascesi, al loro puro desiderio di divinità, e di riabbeverarsi alle fonti suggellate, saranno degni di ricontemplare gli antichi enigmi anche negli specchi dell’Oriente nuovo. I letterati professionali, i coloristi di maniera, i paesisti ricopiatori a freddo, che trovarono per secoli nell’Oriente il loro tema più emotivo, la loro decorazione più policroma, devono abbandonare ormai, senza speranza, questi paesi.
Oggi la letteratura ha da seguire le pipe-lines invece delle strade carovaniere, deve attraversare i deserti in automobile o in aeroplano. All’odor dell’incenso e della mirra s’è sostituito quello del petrolio. Il cianciatore che sospirava verso l’oasi ora sospira verso l’aeroporto. Le tende e i tabernacoli erranti sono stati sostituiti dalle rest-houses, dalle case di riposo, là dove ancora non s’è innalzato a tagliar l’orizzonte in mezzo al deserto qualche albergo intercontinentale.
Dal Mar Morto, dove incombe ancor l’incubo di Sodoma e Gomorra, macchinari potenti d’officine novecentiste estraggono pel mondo la potassa e dalle acque del lago di Tiberiade i pescatori evangelici vedrebbero scaturire le energie elettriche che illuminano e industrializzano tutta la Palestina. Alle Esther Stanhope, castellane del Libano, sono succedute le Gertrude Bell, che lavorano per l'Intelligence Service e spianano le strade delle interessate amicizie tra l’Inghilterra imperiale e i nuovi re dell'Irak, ponendo al servizio della politica segreta la loro duttilità femminile e gli accorgimenti della loro esaltata nubilità; ai crociati sono succeduti i colonnelli Lawrence che complottano rivolte, forniture d’armi, convenzioni economiche sotto le tende arabe come nei gabinetti della diplomazia britannica. San Giovanni d’Acri oggi è famosa solo perchè vi si fabbricano fiammiferi svedesi!
Nulla di strano, quindi, che la letteratura di maniera e di colore si trovi ora a mal partito di fronte all'Oriente e non abbia, in verità, quasi più nulla da farvi. Le sue tavolozze tradizionali possono ancora servire agli ingenui visitatori o ai trafficanti turisti d’una letteratura pseudo-religiosa; ma l’Oriente attende i nuovi scrittori che sappiano intravedere ed interpretare i suoi nuovi segreti. Un altro Oriente sta nascendo, la cui consistenza, se attinge sfondi e significati dal passato, lo tramuta in un presente pieno di eventi, forse non meno importanti di quelli antichi. Gli scrittori nuovi sull’Oriente devono prepararsi ad essere rabdomanti della storia contemporanea, presentire e descrivere i nuovi filoni della storia che si gonfiano d’imprevisto sotto le superfici desertiche, oltre i miraggi effimeri.
Miracolose confluenze di Oriente ed Occidente si stanno ancora preparando e ci daranno sorprese forse non indegne di quelle che generazioni di viaggiatori e di descrittori hanno ormai sfruttato sino alla sazietà, rincorrendosi e ricopiandosi gli uni cogli altri. Dentro i più misteriosi recessi indigeni, al più geloso riparo delle idiosincrasie religiose e politiche, si stanno promovendo commistioni che un giorno sarebbero sembrate assurde e impossibili e che formeranno la realtà di domani, che già oggi mostrano in gestazione un mondo nuovo. I descrittori di mestiere, gli sfruttatori del colore ambientale, gli aneddotisti da strapazzo corrono il rischio anche qui di mettersi sempre più fuori della realtà e contro il prossimo futuro, non antivedendo quello che si prepara, persistendo a battere il passo proprio ed altrui sul terreno cocente e petroso che già si ammorbidisce per orme imminenti.
Ai letterati professionali o avventizi, i quali si propongono di tornare a visitare specialmente il medio Oriente mediterraneo a scopo di scritture commerciali o dilettanti, s’ha da dire, io credo, con un consiglio sommario: questo è il tempo della proibizione quasi assoluta, della quasi completa astinenza!
E tuttavia i veri cultori della religiosità orientale, dirò meglio, coloro i quali hanno sempre sentito l'Oriente come atmosfera ed essenza mistica, dovrebbero essere i primi a compiacersi dello smarrimento della letteratura oleografica che aveva imperversato sulle terre delle loro fedi e ne aveva artefatto la genuina patina religiosa sotto una vernice versicolore. Quando, d’altra parte, come è inevitabile, dopo gli accertamenti presenti, ritorneremo a ricercare le terre di Dio e dei profeti secondo una nostra ripresa verginità di sensazioni e d’intenzioni, queste terre ci riappariranno in una luce più pura, pervase d’un affiato più divino e il loro annunzio sarà perpetuato da più candide voci, inadulterate dalle inflessioni mnemoniche. La più bella profonda e durevole letteratura sull’Oriente e dell'Oriente è stata sempre quella che non sapeva di letteratura. Ha avuto la freschezza della fonte vergine, dell’ispirazione spontanea e primaverile per quanti ricorsi del passato storici filologi esegeti vi abbiano rintracciato a fatica, a furia di scientifiche elucubrazioni. La verità e la leggenda vi si sono fuse con mirabile prontezza ed armonia appunto perchè libere da ogni coercizione accademica e scolastica.
Se l’Oriente ha da dirci ancora una parola religiosa o da ripeterci l’antica parola con un nuovo accento, essa sarà monda di detriti letterari.
Aldo Sorani.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 09.10.36

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Citazione: Aldo Sorani, “Oriente miniera letteraria esaurita,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2308.