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Titolo: Alcuni "numerati"

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1938-11-30

Identificatore: 1937-38_64

Testo: IL LIBRO
della settimana
Alcuni "numerati"
Chiamarli libri... Si tratta d’un gruppo di volumetti che starebbero tutti in un taschino del panciotto: formato in 32°, una ventina di pagine e anche meno, tiratura di duecento copie, copertina di finto cuoio, stampa accuratissima, caratteri magnifici. Formano la bibliotechina all’Insegna del Pesce d’Oro, li hanno curati Giovanni e Mia Scheiwiller e li ha stampati il tipografo milanese Pietro Vera. Uno dei volumetti contiene diciotto liriche di Leonardo Sinisgalli.
Un altro contiene un ricordo di Edoardo Persico scritto da Raffaele Carrieri per il primo anniversario della morte di questo giovane architetto ed esteta. Un terzo volumetto contiene alcune liriche del pittore Scipione spentosi a ventinove anni in un sanatorio. Questi versi, presentati da brevi parole di Enrico Falqui, Scipione li scrisse tra il 1928 e il 1930 e sono come l’appunto, il folgorato e scheggiato soggetto di quadri più tardi eseguiti o dalla morte sottratti. Una stessa ispirazione li percorre e signoreggia. E (testimonia il Falqui che del pittore fu intimo) restituiscono a chi lo conobbe ed amò la sua vivente immagine. Sentite questo « appunto » per un giorno che muore:
Il giorno è andato lontano e io mi sento un uomo di grande statura.
Non c’è ombra attorno al mio corpo. Io vedo il monte, io sento il fiume.
I colori si sono spenti, le radici degli alberi frugano la terra.
Nel mondo opaco i desideri prendono corpo, i rospi si strofinano contro la corteccia dei grossi tronchi, la terra ha tutti i nascondigli, gli scarabei ronzano nell’aria.
Se una femmina cantasse...
Gli odori colpiscono le narici, le mani s'alzano a cercare per toccare le cose create: la pietra è fredda — la carne è calda e trascina intorno un fiato che confonde la terra con il cielo. Dio, poni il tuo braccio sopra la mia testa
e fa che io veda il giorno di domani.
L’ultimo volumetto che ho sottomano contiene una « trenodia » o lamento funebre di Ardengo Soffici per il poeta Guglielmo Apollinaire, del quale ricorreva in queste settimane il ventesimo anniversario della morte. È scritto in francese e comincia al modo ingenuo e malizioso ad un tempo con cui s’apriva una canzone popolare negli anni in cui Soffici viveva a Parigi in amicizia con Apollinaire. L’autore ha creduto di servirsene come modello, considerato il carattere tra popolare ironico e sentimentale della poesia di Apollinare. Quegli anni scapigliati e ricchi d’esperienze d’ogni genere il Soffici ha raccontato nei suoi bellissimi ricordi e continua ogni tanto a rievocare anche in alcuni degli articoli che la Gazzetta ospita. In quell’ambiente cosmopolita di pittori di poeti di stravaganti d’ogni origine e capriccio radunati intorno ai tavoli dei caffè della riva sinistra, non mancavano i talenti autentici e i cuori generosi, e Gugliemo Apollinaire era uno di quelli. Si chiamava Wilhem Apollinaris de Kostrowitzky ed ed era nato a Roma nel 1880 da madre polacca; stabilitosi poi a Parigi sulla fine del secolo aveva lavorato per molti editori guadagnandosi il pane come poteva; poi, allo scoppio della guerra, era accorso volontario al fronte. Si battè da prode, fu ferito gravemente e morì a Parigi nell’ospedale italiano proprio il giorno dell’armistizio, mentre per le strade risuonavano i canti gioiosi della vittoria. Dall’ospedale l’Apollinaire scrisse al Soffici, come lui combattente volontario, quelle lettere che il Soffici poi pubblicò nella sua rivista Rete Mediterranea. E lo stesso Soffici stampò in Firenze, in un opuscolo edito dalla Voce, quel « grido » à l’Italie che Apollinaire gli dedicò e che ora si trova nel volume Calligrames contenente i più bei canti da lui scritti durante la guerra: «O nuit, o nuit éblouissante — les morts sont debout dans le tranchées... ».
La « trenodia » di Ardengo Soffici, scritta a Poggio a Caiano durante l’estate del 1919, sotto l’ispirazione del dolore ancora recente, è un degno omaggio all’uomo e al poeta che fu Apollinaire, il primo, ha detto qualcuno, che ha scoperto come la battaglia rassomigli alla poesia.
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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.11.38

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Alcuni "numerati",” Diorama Letterario, ultimo accesso il 13 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2383.