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Titolo: Osservatorio: Ha ragione Machiavelli; Ancora del pratino

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1939-01-04

Identificatore: 1939_38

Testo: Il Larousse ed altre cose pietose - Si fa avanti la Maremma redenta - Gli Assi dell'aviazione hanno trovato il loro poeta - Chi conosce "Le tribolazioni di un insegnante"?
Osservatorio Ha ragione Machiavelli
Il tempo e gli eventi non hanno ancora smentito il « ritratto » della gente di Francia dipinto da Niccolò Machiavelli quattro secoli or sono: « Stimono tanto l’utile e il danno presente, che cade in loro poca memoria delle iniurie o benefizi passati, e poca cura del bene o del male futuro.
« E primi accordi con loro son sempre migliori.
« Quando e' non ti possono fare bene, e' tel promettono; quando e' te ne posson fare, lo fanno con difficultà, o non mai.
« Sono umilissimi nella cattiva fortuna; nella buona, insolenti... »
Gli italiani lo sperimentarono in molte occasioni; ma la prova delle prove s’ebbe dopo l'epilogo della guerra mondiale, allorché appunto all’umiltà con cui la Francia invasa aveva sollecitato l’intervento degli altri popoli, subentrò la beffarda insolenza degli stipulatori di Versaglia, accaniti soprattutto a stracciare in faccia all’Italia i patti firmati nel momento del pericolo massimo... Storia di ieri. Sono ingenui quei francesi che contavano, e l'hanno anche detto, sul nostro facile oblio in nome d’una fraternità latina sempre proclamata a parole.
E poi a quale fraternità si vuole alludere? Non siamo mai stati fratelli nè per mentalità, nè per gusto, nè per tendenze. Non basta a cementare un’unione siffatta qualche ricordo archeologico e storico comune, che del resto molti francesi d’oggidì ostentano di ripudiare, preferendo Vercingetorige a Cesare. Ha ancora ragione il Machiavelli: «... sono nimici del parlare romano e della fama loro ».
E sia dunque come essi vogliono.
Quanto a noi, essi non ci hanno mai voluto conoscere. Non hanno fatto il minimo sforzo per avvicinarsi a noi e comprenderci: salvo qualche rarissimo caso (a cui del resto gli italiani si sono sempre affrettati a rendere giustizia, con un calore anche superiore ai meriti reali), i fenomeni d'incomprensione non si contano, e la leggerezza dei giudizi e delle conclusioni è proverbiale. C’è materia per una antologia degli spropositi gallici sull’Italia: e ne verrebbe veramente un libro spassoso.
La loro maggiore enciclopedia, il Larousse, quando parla delle cose nostre fa pietà. Si veda per esempio quel che dice del Carducci... Recentissime prove ha offerto la letteratura d’occasione fiorita sulla tomba di Gabriele d’Annunzio: più banalità ed errori che parole, il tutto condito da quella sufficenza che è il marchio di fabbrica che il letterato parigino si porta dietro quando mette il naso fuori di casa. Proprio l’altro giorno, scorrendo il libro d'uno dei cosidetti francesi italianisti provvisto delle solite buone intenzioni, vi leggevamo delle impressioni su Genova così assurde da far restare a bocca aperta per lo stupore tutti gli scaricatori del gran porto mediterraneo. Lo scrittore in parola vede, pesa, giudica e liquida Genova passando in treno rapido da Parigi a Roma, cioè nel quarto d’ora di sosta che l'orario ferroviario gli concede... Non è neppure il caso di adoperare parole grosse nè di sdegnarsi. A ben altro ci hanno abituati i « fratelli » latini quando si occupano delle cose nostre.
Un altro scrittore riferendo certe sue impressioni romane asserisce che nel Pantheon dormono da secoli i re d’Italia. Altri ancora han presentato la Mole Antonelliana come una collina dei dintorni di Torino. E non è una barzelletta quella del turista francese che contestava essere il duomo di Milano costruito in marmo, e volle proprio toccare con le sue mani le pietre insigni per accertarsene... Ma il caso più divertente e tipico è forse questo accaduto un giorno nella sala del trono nel Palazzo Reale di Torino. C’era, nella folla dei visitatori, una coppia della media borghesia francese, due qualunque Durand marito e moglie. Quando furono davanti al trono, disse il signor Durand:
— C’est bien icì que s’assied le Roi?
E senz’altro si mise lui a sedere a quel posto girando intorno due occhi soddisfattissimi di quella pacchiana trovata, mentre la moglie gli sussurrava in tono di rimprovero:
— Mais que c’est que tu fais, Gaston, voyons!
Uno spunto di farsa. Gastone Durand non va mai preso sul tragico.
Ancora del pratino
Pratino o pratolino per tradurre gazon sono piaciuti a parecchi lettori, sono dispiaciuti ad altri. Il prof. M.F. di Torino, per esempio, ci scrive:
« Gazon si è sempre tradotto e sempre si tradurrà per zolla erbosa o semplicemente zolla ». Ma il prof. P.L.C. di Cremona ritiene invece che erbetta sia l’unico vocabolo adatto alla bisogna, e cita l'autorità del Tommaseo, il quale, in un opuscolo quasi introvabile (1863), criticando il Lamartine (couché sur le gazon qu' Horace avait foulé), osservava: «... erbetta sempre viva davvero se il corpo d’Orazio che la pigiò e più di milleottocent’anni non l’hanno appassita... ».
1.g.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 04.01.39

Citazione: Lorenzo Gigli, “Osservatorio: Ha ragione Machiavelli; Ancora del pratino,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2455.