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Titolo: Quinto Premio Bagutta

Autore: Giudici del Bagutta

Data: 1931-12-30

Identificatore: 246

Testo: Quinto Premio Bagutta

Cominciano ad affluire mille tavole della celebre osteria di via Bagutta i volumi dèi concorrenti al quinto premio Bagutta. Si macchiano di vino e di ditate, ma sono sfogliati, letti, rapidamente pregiudicali. I giudici, che hanno rivelato Angioletti, esaltato Comisso, sanzionato Cardarelli e Lodato Rocca, senza coniare i secondi e i terzi arrivati al traguardo di ogni anno, a cui hanno largita tanta rinomanza, hanno deciso anche quest'anno di fare la loro scelta soltanto fra autori assolutamente ignoti; pronti anche quest’anno a violare questo loro proposito. Poiché Bagutta è femmina; e non occorre dire altro. Essendo femmina, è misògina. Anche quest'anno donne e minorenni sono esclusi da ogni speranza dì premio.

Nemmeno gli illustrissimi saranno presi in considerazione; Cicognani non correrà più il rischio di essere battuto sul traguardo da un outsider, come si dice. Emilio Cecchi, Guelfo Civinini, Ugo Ojetti, Achille Campanile, chi oserebbe mai metterli in discussione? Fuori concorso.

I pittori — Bucci, Barilli, Viani, ecc. — se Dio vuole, quest’anno non hanno scritto niente; se no sarebbero stati, come al solilo, concorrenti pericolosissimi. Anche Arturo Martini, lo scultore, dopo quel suo primo libro di righe nere d’ineguale lunghezza (mejo de la « Divina Commedia », ostia! ) non ha più scritto nè sottoscritto nulla, se non assegni bancari (centomila lire son molte).

Tra i libri già brancicati per un primo giudizio, fra una costoletta ed un piatto di fagioli all'olio, c'è quello di Bonaventura Tecchi, Tre storie d’amore; quello di Zavattini, Parliamo tanto di me; tre volumi di versi, per quanto Bagutta diversi non ammetta che gli antipasti e cioè le liriche di Oxilia, di Virgilio Giotti e di Armando De Sanctis; vari volumi di guerra, fra cui II fumo della bombarda, di Arrigo Fugassa; certi libri sahariani e congolesi dei quali ci sfugge il nome. Poi Putacaso di Balsamo Crivelli; che putacaso pigliasse il premio, c'è uno dei giudici che lo propone da quattro anni (l’autore, non il libro, che è di quest'anno, come vuole il regolamento), che ne morirebbe dalla gioia. (Ma nessuno a Bagutta è assassino). Poi Piccola borghesia di Elio Vittorini, l'Educazione sentimentale di Raoul Radice, già premiato con medaglia d’oro ai principali concorsi; La Madonna dei filosofi di C. E.

Gadda, Ali e vele sull’Atlantico di Adone Nosari, ecc. Non concorre Berlino di Solari, perchè questi, essendo entrato in finale l’anno scorso con il suo Cuoringola, ne ebbe tale successo di vendita che si considera come un premiato. (Le statistiche dicono, del resto, che il secondo arrivato nella gara annuale vende più del primo).

Il premio quest'anno dovrebbe toccare ad un siciliano. Il primo anno toccò ad. un milanese, l'Angioletti; il secondo anno ad un trevisano, il Comisso; il terzo anno ad un etrusco, il Cardarelli; il quarto ad un veneziano-feltrino, Gino Rocca. Lombardi, veneti, romani. Fiorentini no, perchè ci sono troppi toscani fra i giudici. Piemontesi magari, ma non scrivono.

Certi libri papabili sono stati spazzati via dal premio Viareggio di questa estate, e gloria ad essi. Avrebbero preferito. credo, riserbarsi per Bagutta, che dà, oltre la, gloria e i denari (cinquemila lire, coi temp c’a côro, in contanti! ), anche l'onore di essere eternati nel soffitto della storica stanzetta ed in un cartellone di Mario Vellani Marchi: e di essere recensiti immediatamente dal Williams del Times, dal Cremieux della Nouvelle Revue Française, dal Simenez Caballero della Gaceta Eiteraria, ecc., ecc., insomma dai, più potenti critici stranieri; e di diventare baguttiani ad honorem; e di essere per così dire sviscerati in una discussione pubblica senza eufemismi e senza riguardi.

Poi, insomma, non si dimentichi che Bagutta è il « protopremio »; ed alcuni premi già sono morti, che nacquero dopo di esso. Ma Bagutta ha il dono dell'eterna giovinezza. Ogni anno qualche giudice promette di dimettersi, ogni anno si bussa a denari presso qualche mecenate giurandogli che è l’ultima volta; ma poi il giudice non si dimette, il mecenate riceve un nuovo invito a cena (l'etimologia è proprio questa: mecum cenate in Bagutta; e alle fruita Il mecumecenate mette mano al portafogli).

Sperate, giovani autori. Tutti i libri usciti fra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 1931 hanno lecite speranze di premio; purchè appaiano freschi, nuovi, leggiadri, arguti, intelligenti, profondi, bene scritti, bene rigirali e immuni da errori di stampa. Poiché questi, in dubio pro reo, sono attribuiti all'autore.

I Giudici di Bagutta.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.12.31

Citazione: Giudici del Bagutta, “Quinto Premio Bagutta,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/246.