Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Imbonitura dell'Almanacco

Autore: Agramante

Data: 1931-12-30

Identificatore: 245

Testo: Imbonitura dell’Almanacco

Le Muse (e in terra i loro diretti rappresentanti, gli scrittori, e i loro fedeli, la gente che legge) hanno anche per il 1932 un Almanacco Letterario da mandar per il mondo affinchè tutti vedano che sono vive e vegete e che ne avranno ancora per qualche millennio.

L’Almanacco Letterario di cui stiamo parlando (edito per le cure di Valentino Bompiani e di Cesare Zavattini all’ombra dell'impresa editoriale del Bompiani medesimo) è un convegno di gente tagliata al mestiere dello scrivere nei diversissimi modi, gusti, generi e parentele che esso comporta. Naturalmente apre la schiera un gran nome, un'invocazione d'impegno e di stile: è D'Annunzio che dallo scrigno della Laus Vitae propizia le sorti del nuovo anno letterario riversando sulle sue soglie le perle dell'inno alla parola:

O parole, mitica forza...

Splendete e sonate, o parole...

Dietro di lui, i poeti che portano in palma di mano qualche inedito son parecchi, da Ada Negri a Sibilla Aleramo, da Giuseppe Ungaretti a Diego Valeri, da Montale a Capasso, da Barbarani a Trilussa, da Fiumi a Villaroel, da Betti al tedesco Teodoro Däuber. In genere, gli scrittori invilati a mandar qualche pagina o a rispondere ai vari questionari, non si son fatti pregare: hanno risposto con una cordialità che si merita davvero tutta la réclame gratuita dell’Almanacco; ma ci sono anche i finti scontrosi come Panzini che bofonchiano: « Ohimè, son troppo vecchio ormai per dir la mia » (civetteria anche codesta della canizie letteraria) e approfittano dell'occasione per rimandare il lettore a qualche pagina dei loro libri, dove troverà tutto ciò che gli occorre. Ci sono poi gli scanzonati tipo Guido da Verona che si barricano dietro scudi di modestia e di riserbo, ai quali i compilatori dell'Almanacco si guardano bene dal dare ascolto. « All'amicizia vostra rivolgo una sola preghiera, ma fervida: che il mio nome venga saltato di piè pari », supplica Guido da Verona. Motivo per cui il suo nome figura sotto il lesto della sua lettera stampata in corpo 9 corsivo, filettata a dovere, chiusa da un bel finalino, messa in vetrina a pagina 114: un inedito prezioso.

Una lirica di sei versi intitolala al Settembre serve benissimo ad Ungaretti per levarsi il fastidio; il nostro caro amico, il più ermetico dei poeti d'oggi, non è davvero uno che si spreca. Ri produci amo la sua poesia perchè, tanto, tien poco posto: Giunta la sera.

Riposavo sopra l'erba monotona,

E presi gusto

A quella brama senza fine,

Grido torbido e alato

Che la luce quando muore trattiene.

Bello? A noi sembra bellissimo. Peccato che Ungaretti ci tenga a stecchetto: fra quanti anni, a furia di poesie di sei versi, avrà messo insieme un'altra Allegria, emozione di indimenticabili momenti di lirica fe licità?

Lasciamo da parte le consuete rassegne, tenute da cronisti diligentissimi ai quali non è sfuggito neppure un opuscolo dei tanti stampati nell’anno; e lasciamo da parte i centenari commemorati da fior di filosofi critici, dal senatore Gentile a Bonaventura Tecchi e Lecchi (Emilio). La materia spassosa, colorita e sbarazzina è nell'Almanacco tanto copiosa da giustificare il cenno sbrigativo dedicato alla gente seria e alle commemorazioni autorevoli: piuttosto (parentesi che si colora di melanconico rimpianto) non dimentichiamo che tra queste pagine son presenti scrittori scomparsi e che ci furono cari, Fracchia e Fausto Maria Martini, Falena e Silvio Spaventa Filippi e il giovanissimo Diego

Manganella, ferita che duole nel cuore paterno di Lucio d'Ambra.

E poi spalanchiamo il panorama delle inchieste, alcune delle quali tirano al sodo, come questa che vuol sapere dal letterato che cosa gli ha insegnato la, guerra, o quest'altra che chiede ai librai quale sia il loro libro preferito. Sulla guerra, la risposta più concisa e sostanziosa è quella di Bonternpelli, al quale la guerra ha insegnato « a farla ».

Altre inchieste: che cosa fareste sapendo che entro un’ora c’è la fine del mondo? Che consiglio dareste a un editore? Qual è l'avvenimento del 1931 che vi ha impressionato di più? Qual è il film che v'è più piaciuto? ecc. ecc. Tutte occasioni per sbottonarsi, confessarsi, sfogarsi, aprire il cuore, dire ciò che si pensa. « Giuro di dire la verità! » impongono i compilatori dell'Almanacco, in tenuta di giudici con le bilance in mano. Pesano e mandano. Ma son poi sicuri che tutti l'abbian detta? « Che cosa fareste se foste invisibile? » essi chiedono a un certo punto. E Baldini: « Andrei da D’Annunzio e gli direi in un orecchio: — Pentiti! ». La palma stavolta spetta all'autore di Michelaccio: ma se si scomodasse davvero come vuol far credere, vorrebbe dire che la fine del mondo è proprio vicina.

Una cosa è piuttosto da osservare: che in genere i compilatori dell'Almanacco si dimostrano più disposti all'allegria e all’ottimismo di quanto non lo siano i letterati convitati al desco della loro curiosità. E si spiega. E' molto più divertente fare una domanda che preparare una risposta che dev’essere stampata. Ci par di vederli molti di questi signori, che han tanta dimestichezza con la carta, alle prese col questionario dell’Almanacco: si dan pugni nella testa per spremere la risposta brillante, e neanche a farlo apposta, ne vien fuori una cosina che lascia il tempo che trova. Pazienza! Sarà per Vanno venturo.

Agramante.

IN CIELO E IN TERRA

Hanno scoperto un autografo

EVOLUZIONI

— Ma chi e questo Francesco Seubazzi che scrive in un modo tanto curioso? Dev’essere un gran fesso...

— Hai letto questa novella di Francesco? Una cosa deliziosa. Ha un bell’ingegno il nostro Cecco, ed io sono stato proprio fra i suoi primi ammiratori. (Disegni inediti di Novello per l'« Almanacco »).

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.12.31

Etichette:

Citazione: Agramante, “Imbonitura dell'Almanacco,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/245.