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Titolo: Inchiesta mondiale sulla poesia: conclusione

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1931-12-30

Identificatore: 244

Testo: Conclusione sulla poesia

La nostra inchiesta mondiale sulla poesia si chiude dopo dieci settimane di plebiscito. Abbiamo chiamato a raccolta gli scrittori più rappresentativi di tutte le letterature, ed essi, da Bontempelli a Marinetti, da Valéry a Cocteau, da John Masefield a Maritain, da Fierens a Gerardo Diego, hanno fraternamente risposto. Inchieste come questa non possono risolversi in pura accademia, come taluno presume, per il fatto che investono di problemi di portata universale spiriti universali; i maggiori e più fedeli e più devoti servitori della poesia, quando parlano di poesia, non si impegnano in un gioco rettorico, non obbediscono ad un richiamo qualunque della vanità o della smania pubblicitaria, ma compiono un dovere, difendono una fede. Da questa posizione ideale han preso le mosse tutti coloro che hanno onorato coi loro nomi illustri le nostre colonne e da esse hanno ribadito, sia attraverso proiezioni ottimistiche, sia in un accorato isolamento nel mondo d’oggi, la loro certezza nella riscossa dell’arte e nell’eternità della poesia che dall’alba del mondo tesse le sue trame d’oro sulle scie della storia umana. C’è nell’aria una « ripresa » poetica? Proprio in questi giorni, sfogliando l’Almanacco Letterario 1932, abbiamo visto che, a chiusa d’un suo lungo e diligentissimo consuntivo, Titta Rosa considera come segno di codesta « ripresa » appunto la nostra inchiesta. La quale ha dimostrato che il qualche cosa ch’è nell’aria non è un interesse generico, non si concreta in proposte rettoriche destinate a cadere domani, ma risponde realmente ad un bisogno spirituale diffuso, a un’ansia profonda e segreta del mondo verso le sublimazioni più alte e durevoli che lo sollevino fuori dai marosi del rinnovato materialismo economico, che lo salvino dai tifoni crudeli della crisi morale in cui, da tredici anni, si dibatte pur senza aver smarrito la speranza di veder accendersi quando che sia all’orizzonte i bagliori della nuova aurora.

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Di quest’ansia si sono resi interpreti quasi tutti coloro che, da punti opposti e lontani, hanno voluto rispondere alle quattro semplici domande del nostro questionario. « Un poeta — osserva Giuseppe Ungaretti, cui la lirica italiana d’oggi tanto deve in linea d’arte e in linea di sentimento incorrotto e di novità d’espressione — non è mai fuori del suo tempo, è un uomo, l'uomo che sempre ha sofferto e gridato per tutti... ». E lo stesso Valéry, il quale soffre d’antipatia istintiva (son sue parole) per ogni tentativo di guadagnar qualcuno a qualche causa, dall’alto dell’apparente torre d’avorio del suo ermetismo parla non a tu per tu con le stelle come un santo stilita del deserto, ma come un « muezzin » a colloquio con Dio, intermediario di preghiere tra Dio e gli uomini. Crediamo, insomma, nel poeta-vate secondo il significato religioso che gli antichi davano a questa parola; crediamo alla missione del poeta nel mondo, alla sua autorità spirituale sulle masse, inavvertita forse, osteggiata, provocatrice di reazioni da parte del volgo profano, ma agente in profondità, strumento potente di volontà superiori.

Del resto, sul conto della situazione odierna della poesia nel mondo, la maggioranza delle risposte s’è orientata in senso nettamente ottimistico: la poesia oggi ha un suo pubblico vasto e interessato. Il critico Henri Hertz concludeva su queste stesse colonne che, all’insaputa del pubblico, le condizioni fatte alla poesia sono buone: ogni avvenimento del mondo moderno lievita sotto i passi pesanti dell’umanità determinando scie poetiche nelle quali quella inconsciamente procede. Bellissima immagine, che dipinge nettamente lo stato e la funzione della poesia in ogni tempo e che ci riporta a quella funzione mistica che assegnavamo testè al poeta. Dunque si può concludere col senatore Cippico, spirito in assiduo colloquio interiore coi maggiori poeti d’ogni epoca e d’ogni paese, che la situazione odierna della poesia è quella di sempre, con alquanto più mistero in noi e intorno a noi. E Jacques Maritain, lucida mente filosofica, proiettando la rinascita della poesia nella nuova cristianità fiorente dalle rovine del periodo borghese, mette la grandezza dell’opera poetica in dipendenza non dal solo poeta, ma anche dall’accordo di questi col mondo, con un uni verso umano percorso da una potente ispirazione e capace per tal modo di raggiungere una unanimità spirituale. La verità della formola « poesia festa per pochi » proposta da Gerardo Diego rimane, ad ogni buon conto, immutata. Tali le condizioni della poesia nel mondo; ma quale la realtà sostanziale? Qui ha forse veduto meglio d’ogni altro Corrado Pavolini quando ha detto che l’enorme equivoco che grava sulla poesia moderna è quello di confonderla con la poesia: si tratta invece spesso di eccellenti materiali per la preparazione della poesia, ma greggi ed eslege, anche quando più risultino di contenuto poetico (badate, suggerisce Pavolini, che le meteore son della stessa sostanza degli astri). Ma anche lui crede all’imminenza d’una rinascita, e soprattutto d’una rinascita italiana, « l’Italia essendo il solo paese dove possa fiorir nuovamente una considerazione religiosa del fatto ritmico ». Attendendo dunque che il mondo attuale ci dia il miracolo ideila poesia (viviamo oggi in un mondo che cade e uno che nasce), presagiremo col Lipparini che quando la nuova forma di vita che si prepara sarà più alta all’orizzonte, allora esploderà la nuova poesia nel mondo. Quanto alla sensibilità nuova, alla nuova poesia ispirata dalla civiltà meccanica, si potrebbe dire che in ogni tempo il fatto scientifico ha interessato i poeti e gli artisti, e si può ricordare che i Montgolfier, precursori del prof. Piccard, hanno avuto il loro peana in una delle odi più belle di Vincenzo Monti. Qui teniamo per dimostrata la conclusione del Quasimodo che nessun secolo ha avuto la sua poesia, ma la poesia, la quale non ha tempo e non ammette divisioni per evi. « Ce qu’on appelle la postérité, c’est la postérité de l’oeuvre », diceva Proust.

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Resterebbe da parlare delle nuove possibilità tecniche della poesia, del valore da attribuire alla sua evoluzione che dai metri chiusi ha condotto al verso libero e al di là di questo alle parole in libertà. E qui non ci sentiamo di sottoscrivere all’ingegnosa, ma semplicistica, teoria degli arabeschi pesta e sviluppata da Mario Viscardini, che ridurrebbe la poesia a una specie di gioco intellettualistico, a qualche cosa come la decorazione di un tappeto orientale o un puzzle di pochi motivi. Il problema è d’altra importanza e portata, anche se ammettiamo co! Montale che forme chiuse o forme aperte è questione di scarso interesse. Il punto sta, come sempre, nell’autenticità e originalità del poeta. Allorquando non ci appare nuova una forma e già la sentiamo in noi leggenda, è inutile cercarvi materia di poesia; perché (vedi risposta di Palazzeschi) coloro che ricalcano le andature del sonetto di Dante o del Petrarca, l’ottava dell’Ariosto o la quartina di qualche altro, « non sono dei poeti, sono i Dossena della poesia ». D’altra parte i liberisti che rinunziano agli schemi tradizionali, alle rime, ecc., non sfuggono alla necessità di trovare qualche cosa che sostituisca quanto essi han perduto (Montale): qualcuno trova, e sono i veri poeti; gli altri continuano a effondersi e non approdano a nulla, e sono dei versificatori come quegl’innumerevoli alunni delle Muse che nascono ogni anno sotto il nostro bel cielo e danno da lavorare alle tipografie dei capoluoghi di provincia. Se in linea di principio non si può escludere che qualcuno riesca a fare della poesia nuova in metri tradizionali, in pratica però i poeti più interessanti e più veramente nuovi son quelli che hanno superato o corretto a modo proprio le forme chiuse: così Adriano Grande, col quale, infine, vogliamo riconoscere alle parole in libertà un’importante funzione reattiva, e attribuir loro buona parte di merito dello scossone dato al linguaggio aulico di moda anni or sono; la nascita delle parole in libertà documentava un bisogno di ritornare alle origini, alla verginità, e c’è chi ha saputo approfittare anche di esse.

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Questa nostra inchiesta, che ha raccolto d’ogni parte tanti consensi umili e illustri, tanti palesi segni di interessamento, lascierà dietro di sé, ne siamo certi, il seme delle cose buone, di quelle soprattutto che giungono nel momento giusto e interpretano uno stato d’animo generalmente diffuso. Abbiamo detto partendo e ripetiamo ammainando le vele che la poesia non può morire: nata con l'alba del mondo, essa illuminerà le strade dell’uomo sino all'estremo limite del suo destino terreno. Valica gli abissi oceanici della storia un arcobaleno di poesia, un magico ponte che si appoggia da una parte al mito omerico e dall’altra si congiunge al presente e, oltre il presente, si sprofonda nel clima lirico, ancor nebuloso, di domani. L’uomo cammina e la poesia, eterna consolatrice, l’accompagna. Come sarebbe maggiore l’infelicità umana se mancasse la soave lampada della poesia, che il Pascoli ha cantato con inobliabili accenti! Quella che arde nell’ore « più sole e più tarde », nell’ombra più mesta, più grave, più buona; che raggia sopra le cune, illumina le tombe, rischiara all’errante « la pallida via della vita ».

Lorenzo Gigli.

L' editore Crès, che pubblica il Teatro completo di H. B. Lenormand ha dato fuori recentemente il settimo volume della raccolta. In queste settimane Lenormand è all'ordine del giorno della critica parigina per il successo riportato al teatro Antoine dal suo dramma Asie, che mette in scena un conflitto di razze.

Miguel Angel Asturias, scrittore del Guatemala, la cui raccolta di Leggende, tradotta in francese, ha ottenuto il premio Sylla Monségur. L'Asturias ha fondato nel Guatemala un'associazione culturale dell'America Latina e ha ristabilito il testo di molte tradizioni indigene, traducendo tra l'altro in spagnolo il Pogol-Vuh, il libro sacro degli indiani Guichés

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.12.31

Citazione: Lorenzo Gigli, “Inchiesta mondiale sulla poesia: conclusione,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/244.