Diorama Letterario

Titolo: Osservatorio: Leopardi... non è italiano

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1939-01-11

Identificatore: 1939_45

Testo: Osservatorio
leopardi... non è italiano
A confermare quel che si diceva nell’ultimo Diorama intorno all’incomprensione con cui i francesi accompagnano tutte le cose nostre, delle quali discorrono con una sufficienza altezzosa comune tanto al letterato puro quanto al cronista spicciolo, ecco che arriva una pagina di rivista dove il giudeo Suarès (il quale recentemente mostrò, pur avendolo conosciuto da vivo, di non aver capito nulla di Gabriele d’Annunzio) si affanna a dimostrare che Leopardi... non è un fenomeno italiano. « Leopardi — egli dice — è un prigioniero condannato a morte dal suo tempo, dal suo paese, dalla politica e dai costumi: egli non evade qua e là che sulle ali del canto ». Ma davvero che si può pensare a un Leopardi avulso dall’Ottocento italiano e dal suo paesaggio naturale e morale? E il Leopardi poeta civile della canzone All'Italia, del Monumento a Dante, del Vincitore nel pallone? di quella stupenda canzone ad Angelo Mai dove l'ammirazione per i sommi italiani si affianca al magnanimo disdegno per le condizioni d’allora e su tutto si stende sì profondo scetticismo da conferire al canto un suo geniale carattere, nel contrasto tra gl'impulsi del sentimento e la voce della ragione? Appunto da tale dualismo (diremo col De Sanctis) « è nata una canzone originalissima, che poco resiste al ragionamento, ma che nella sua contraddizione i la potente rivelazione di una nuova poesia ». Bene. Questo Leopardi per il giudeo Suarès non esiste. « Tutto Leopardi — egli sragiona — si riduce a due o trecento versi ammirevoli. Il resto non conta. Ora che cosa vi ha di meno italiano di quei versi? L’italiano non è mai pessimista: è troppo immerso nella gioia di vivere ». Questa irritante favola dell'italiano edonista e suonatore di mandolino è un’incrostazione persistente dei cervelli francesi. Che ci vorrà, finalmente, per levarla di mezzo?
l.g.