Gal Durka (dettagli)
Titolo: Gal Durka
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1931-12-23
Identificatore: 249
Testo:
GALLERIA
Gal Durka
Il nome non allarmi: non si tratta di rivelare una delle tante pseudocelebrità straniere, che affidano gran parte della loro fama d'esportazione al nome esotico. Gal Durka è lo pseudonimo o, se più vi piace, l’insegna di battaglia d’un valoroso ufficiale dei bersaglieri, italianissimo dunque, che dopo la guerra combattuta s'è fatto un animo da pioniere ed è partito per l'Africa a coltivare la terra: come i legionari di Cesare. Uomo di notevole cultura, buon lettore dei poeti moderni, spirituale discepolo di Baudelaire e di D’Annunzio, non senza una punta nei domini dell’ironia di France, Gal Durka ha occupato le veglie della trincea, e occupa quelle della sua vita attuale sotto il cielo del tropico, in assidui colloqui con la poesia: dai quali è nato questo volumetto di liriche che s’intitola La Fronda, ed i uscito pei tipi della R. Stamperia Coloniale di Mogadiscio, le cui officine, crediamo, abituale a comporre atti e relazioni ufficiali, debbono aver ospitalo un giorno non senza stupore il manoscritto poetico dell’ufficiale-agricoltore. Il caso è abbastanza nuovo da meritare dt essere segnalato in questa « Galleria » dove si profilano gli uomini del momento letterario in rapidi assaggi della loro attività antica e recentissima:
il ritratto di Gal Durka, in siffatta compagnia, è quello d’un nuovo venuto che merita il maggiore rispetto, oltre che per il suo passato d’uomo d’azione, anche per la sua incorrotta fede nella poesia che è nel mondo assai più viva di quanto comunemente si creda (lo dimostra anche ai ciechi la nostra inchiesta che ormai volge alla conclusione). Non siamo, naturalmente, su un piano d’originalità assoluta, nè sarebbe il caso di varare il libretto di Gal Durka come una scoperta di cui menar vanto nei cenacoli metropolitani. Ma il poeta è una recluta che, pur partendo da precedenti culturali di facile identificazione, serba di fronte alla natura e all'arte un animo ingenuo, una fantasia primordiale. In queste liriche è l’Africa che parla parole che pesano, che esprime immagini d'alba umana: nel profondo silenzio il tempo cade, sento intorno umidore di rugiade; e la freschezza del mondo mi discende nel cuore...
In questo minuscolo canzoniere, l'Africa parla (non vogliamo rubare il titolo a un film illustre: chè qui non è l'avventura che conia, ma il tono e il sentimento). E poi vedete questo canto di beduini dell’interno, a schema epigrammatico:
Quando il der col suo verde e i suoi splendori ritornerà sopra le dune al mare, trarremo i nostri armenti a pascolare dentro la vostra terra, o pescatori... Niun dirà: No. Ci accoglierete queti. A noi la lancia, a voi le vostre reti.
Se l'avesse conosciuto, Blaise Cendrars l’avrebbe certo incastonato in una antologia di poeti africani.
*
Collezione: Diorama 23.12.31
Etichette: Galleria
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Gal Durka,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/249.