AGGIUNTE alla bibliografia dannunziana (dettagli)
Titolo: AGGIUNTE alla bibliografia dannunziana
Autore: Lorenzo Gigli
Data: 1939-03-29
Identificatore: 1939_114
Testo:
AGGIUNTE
alla bibliografia dannunziana
S’era facili profeti prevedendo una ripresa di interesse intorno alla vita e all’opera di Gabriele d’Annunzio. Anche senza attendere l'anniversario della morte del poeta, la bibliografia dannunziana non ha cessato di funzionare; si sono avute anche alcune sorprese di vario genere, l’ultima delle quali è la pubblicazione del diario amoroso Solus ad solam che esce proprio in questi giorni nelle edizioni Sansoni a cura di Jolanda De Blasi. Sull’opportunità di questa pubblicazione facciamo le nostre riserve: presentato come un « avvenimento letterario », come una « grande opera » postuma, come il « maggiore inedito » dannunziano, ecc. ecc., il Solus ad solam non aggiunge nulla alla gloria letteraria di Gabriele d’Annunzio, fondata stabilmente su basi di ben altra solidità. Non condividiamo gli entusiasmi editoriali intorno a questo diario o giornale dannunziano, che il poeta, se avesse voluto, avrebbe pubblicato quand’era in vita: ebbe, infatti, in un primo tempo l’idea di darlo alle stampe e ne tenne parola con Emilio Treves (come racconta Tom Antongini nel capitolo XIV della sua biografia dannunziana) ma poi vi rinunciò.
D’altra parte la destinataria del diario, la contessa G. M. (Amaranta) ha ispirato, direttamente o indirettamente, note pagine del Venturiero senza ventura e del Secondo amante di Lucrezia Buti ed è ritratta nel personaggio di Isabella Inghirami di Forse che sì forse che no; è appunto in questo romanzo che il poeta ha artisticamente ripensato ed elaborato le tristi vicende della sua relazione con Amaranta, in quella villetta satanica ammobiliata soltanto di divani rossi dove si svolsero le esperienze erotiche della coppia, i cui effetti sono registrati nel romanzo con clinica curiosità. Non crediamo si sia reso un servigio al poeta pubblicando il diario come grande opera letteraria inedita: esso, se mai, avrebbe potuto trovar posto nella serie numerosissima di quei carteggi amorosi che vedranno a loro tempo la luce come parte dell’epistolario dannunziano e dove non mancano davvero documenti psicologici non inferiori per interesse al diario dell’amore di Amaranta.
E veniamo ora ad altri recenti contributi critici e biografici. « Quanti giudici! Quanti giudici! Ci sarà un congresso di giudici-vermi sul mio cadavere? » s'era chiesto un giorno il poeta. Piuttosto che d’un congresso di giudici si tratta d’un convegno di osservatori, o se vi par meglio d’un tentativo di designazione e precisazione di rapporti. Si veda, per esempio, il grosso fascicolo dannunziano pubblicato dalla rivista Letteratura di Firenze: è intitolato Omaggio a D’Annunzio; i compilatori (Enrico Falqui e Giuseppe De Robertis) vi hanno raccolto una serie di testimonianze e dichiarazioni personali da parte di coloro che rappresentano oggi qualcosa nello svolgimento letterario nazionale; dalle quali testimonianze trarrà nuovo vigore la sistemazione dell’opera dannunziana. Rapporto dunque, d’una settantina di scrittori e critici contemporanei, chiamati a dire quale parte stimino più viva e più fertile di detta opera; e anche se taluno (ed era facile) è andato fuori tema e qualche altro s’è trincerato dietro vecchie posizioni che non si sente di abbandonare, l’Omaggio conferma la sensazione che s’ebbe subito nei giorni della morte del poeta, che egli fosse già entrato in una posterità venuta maturando negli ultimi tempi, grazie a una più approfondita e disinteressata presa in esame dell’opera. E come tipica del sentimento della generazione odierna che oltre e al di là del tono e del gesto dannunziani torna volentieri a smemorarsi nell’isola musicale d’Alcyone, a riascoltare la favola dei sensi trasumanati, detta da quella sua voce d’oro, possiamo assumere la conclusione di Sergio Solmi, intorno all'ambivalenza dei giovani verso l’opera del poeta; che se pur quel tono e quel gesto essi sentono estranei e tipicamente romantici, riconoscono D'Annunzio vivere e perpetuarsi in tutta la nostra poesia ultima: « un esame storicamente condotto, delle forme ed esperienze liriche più recenti, ci rivelerà un fondo dannunziano nelle espressioni apparentemente più lontane e fino opposte al suo clima. Nella nostra tradizione poetica D’Annunzio ha compiuto una risoluzione paragonabile a quella dei lirici paesisti inglesi, o dei decadenti francesi, o di un Wagner nella musica. Egli ha suggerito gli elementi del paesaggio lirico, ha offerto la sua ricca messe sensuale a mezzo secolo almeno di poesia nuova ».
Già due anni or sono Aldo Capasso (del quale è apparso uno studio sulla Grandezza di Gabriele d’Annunzio nella Nacion di Buenos Aires), nel primo tomo della sua opera sullo svolgimento della lirica dannunziana (ed. Tempo nostro, Roma), si affrancava dalla critica precedente la quale s'era lasciata condurre a deformare alquanto i dati puri della sensibilità estetica in omaggio a schematismi intellettuali. Vedremo quali saranno le conclusioni di quest’opera imponente del giovane critico ligure, che consterà di almeno quattro volumi (è uscito ora il secondo che corrisponde al periodo 1879-92: Elegie Romane e Poema Paradisiaco, con cui si chiude il periodo giovanile della lirica dannunziana); ma fin da principio il Capasso avvertiva dover emergere, la miglior conclusione, da un esame spregiudicato delle singole opere, senza gravame di schemi preconcetti: inutile preoccuparsi inizialmente di disporre in un disegno le varie opere d’un autore, poiché il disegno verrà da sè; « quando il critico avrà esaminato con giustizia le singole opere, basterà ch’egli tenga presente la fondamentale distinzione fra poesia maggiore e poesia minore perchè egli ottenga quell’unico disegno che è da cercare: quello che non è schema ». I due primi tomi dell'opera del Capasso aiutano a formarsi una visione diretta, non convenzionale, non semplicistica, della lirica giovanile dannunziana. A parte le variazioni d’intensità, il D’Annunzio non attese le Laudi, e nemmeno il Canto Novo del '96, per essere un poeta; anche le sue opere minori contengono gemme. E il Capasso propone: « Dalle opere comprese fra il 1882 e il 1892 non si potrebbe estrarre una bellissima antologia? capace, insieme, di darci un puro godimento estetico e di illuminarci la successione cronologica delle sue principali esperienze interiori ». È invito da non lasciar cadere.
E se verrà raggiungeremo ai numeri della bibliografia dannunziana più recente, in attesa che arrivi a compimento la spettacolosa fatica di Roberto Forcella, la quale, secondo dichiarazioni del compilatore, richiederà almeno un altro decennio di lavoro. Intanto sarà bene tener sottomano la diligente sistemazione di Enrico Falqui (Bibliografia dannunziana, terzo quaderno dei Ragguagli bibliografici, ed. Ulpiano, Roma) dove, all’elenco di tutte le opere di D’Annunzio nelle successive edizioni e traduzioni, segue il piano particolareggiato dell’edizione nazionale, quindi l’elenco delle traduzioni varie, dei messaggi stampati in facsimile di autografo, delle opere d’altri con prefazione del poeta, e infine la lista dei principali scritti italiani di documentazione e di critica, resa quanto più possibile esatta dalla indicazione delle bibliografie esistenti a tutt'oggi. Ad aggiornare le quali, converrebbe stendere ogni mese un’appendice, se il ritmo delle pubblicazioni dannunziane si mantiene intenso com’è attualmente. Portiamo anche noi il nostro sassolino aggiungendo due numeri recenti: 1) Scritti discorsi messaggi e rapporti militari di Gabriele d'Annunzio raccolti dall’ammiraglio Guido Po, capo dell’Ufficio storico della R. Marina, per la collana « La guerra e la milizia negli scrittori d'ogni tempo » (edizioni Roma); 2) Gabriele d’Annunzio e la passione di Fiume, pagine documentarie raccolte a cura della sezione del Carnaro dell’Istituto di Cultura Fascista e presentate da Giuseppe Gerini, direttore della rivista Termini: si tratta d’una pubblicazione che gl'italiani faranno bene a leggere e a meditare, poiché insieme con la cronaca delle gesta, i messaggi, le lettere, i discorsi, gli atti del Comandante, primo eversore di confini iniqui ed annui latore di baratterie diplomatiche strangolatrici del nostro diritto, contiene le testimonianze drammatiche e commoventi della fede dei fiumani nell'Italia, della loro passione e del loro sacrificio; e il tutto non si affida alle parole scritte e alle esaltazioni per nobili e sincere che siano, ma ai fatti, dei quali ogni pagina e ogni immagine è un documento palpitante e nuovo, innumerevoli e preziosi essendo i contributi inediti che alla compilazione di questo singolarissimo omaggio al Poeta-Soldato hanno offerto gli archivi pubblici e privati di Fiume e i ricordi anche della più umile gente.
l.g.
Collezione: Diorama 29.03.39
Etichette: Gabriele d'Annunzio, Lorenzo Gigli
Citazione: Lorenzo Gigli, “AGGIUNTE alla bibliografia dannunziana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2531.