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Titolo: Un amore del Foscolo 106 lettere inedite a Marzia Martinengo

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1939-05-03

Identificatore: 1939_147

Testo: Un amore del Foscolo
106 lettere inedite a Marzia Martinengo
Principio dell’Ottocento a Brescia, la città dei grandi scavi archeologici, del cimitero napoleonico, uno dei maggiori monumenti neoclassici italiani, dei Sepolcri. Ugo Foscolo vi dimorò a lungo nel 1807 e vi corresse e stampò, pei tipi dell’ottimo tipografo Bettoni, il suo aureo carme. In lui l’ammirazione per la illustre città lombardo-veneta era antica quanto il suo amore per la libertà: «Voi in Brescia siete liberi » scriveva nel 1797 ad un amico riferendosi agli eventi di quella «repubblica bresciana» che il senatore Ugo Da Como ha mirabilmente illustrato in una monografia storica uscita dodici o tredici anni or sono. Dopo, un ventennio da quei primi entusiasmi, ecco Ugo a Brescia, attiratovi dalle vecchie amicizie, dalla fama del suo tipografo e dalle seduzioni d’una bellissima dama, la contessa Marzia Martinengo Cesaresco, che, quando il Foscolo la conobbe, era sui ventisei anni e adorna di tutte le grazie. Il « paese de’ begli occhi » dice Stendhal di Brescia; la Martinengo per parte sua confermava l’asserto come più luminosamente non si sarebbe potuto; e il Foscolo (ciò che, del resto, gli accadeva spesso) si lasciò prendere a quei lumi, e lo diede a vedere sì apertamente che un ignoto poeta lanciò contro il rossigno Ugo un epigramma che l’assomiglia al satiro Marsia, ricavando un crudele bisticcio dall’accostamento dei due nomi, quello mitologico e quello della dama:
Marzia somiglia ai numi, Marsia somiglia a te...
Ispiratrice del poeta nelle ore tormentose del lavoro intorno ai Sepolcri, la nobile dama certamente fu, anche se, come pare, non possedesse una brillante cultura: era comunque assai intelligente e finemente educata, e d’altra parte al Foscolo non piacevano le donne letterate ( « Le donne — egli diceva — non devono scrivere se non quando sono innamorate davvero »; ed è consiglio di galantuomo).
Breve ma caldo amore, tra Marzia e Ugo: leggetene la storia nell’ampio saggio sul Foscolo a Brescia premesso da Arturo Marpicati alla pubblicazione di 106 lettere del poeta alla gentildonna (Lettere inedite di Ugo Foscolo a Marzia Martinengo con 24 tavole fuori testo, Ed. Le Monnier, lire 18): epistolario amoroso tra i più belli e appassionati del primo Ottocento, che ha anch’esso una sua leggenda poiché la tradizione vuole che Marzia, la quale morì assai vecchia nel 1859, chiudesse le lettere del suo poeta in uno scrigno che si tenne gelosamente accanto sino all’ultimo suo giorno. Erano forse centocinquanta, ma parecchie finirono disperse e le altre andarono divise in due gruppi e in parte furono in passato malamente sfruttate in pubblicazioni varie, sì che l’intiera trascrizione del Marpicati può considerarsi la prima controllata e ordinata. Il saggio con cui egli le presenta non va poi considerato alla stregua d’una qualunque prefazione: si tratta d’un ampio studio storico-critico di oltre duecento pagine, informatissimo e preciso, che getta una viva luce su figure e ambienti del periodo napoleonico in Lombardia e offre una suggestiva interpretazione psicologica dell’amore di Marzia e Ugo, preparando alla lettura dell’epistolario con un tono degno.
Perchè, conviene dirlo subito, queste lettere foscoliane lo meritano, ben lontane essendo dal sensualismo torbido che distingue altre manifestazioni foscoliane e provando la verità delle parole che il poeta, in un momento di idealismo, scriveva alla Teotochi intorno alle donne, le quali sono «cosa dilicatissima » e devono essere « accarezzate con mano leggiera e lodate con voce vereconda e soave ».
La corrispondenza con Marzia (durata dall’inverno del 1807 alla primavera del 1809) fu assai fìtta: ma le lacune sono frequenti e molti documenti mancano. Nè sono state ritrovate le lettere di Marzia al Foscolo, il quale ne riporta soltanto alcune frasi sottolineandole e servendosene spesso come spunto a contrasti amorosi. Ma nelle lettere che il Marpicati pubblica (e si veda l’esemplare illustrazione che ne fa nel quinto capitolo del suo saggio) si assiste al progressivo incremento della ricambiata passione, la quale trova accenti freschi e romantici da adolescenti innamorati. L’Ugo dei frivoli desideri d’avventure sembra lontano; qui si entra nel tenero idillio, nel dominio del cuore: « Per me ti giuro che ogni momento mi sei sulle labbra, e che non posso omai vivere senza di te »; e « sento ad ogni minuto il bisogno di parlare con te, e di ripeterti ch’io t’amo ». Sarà mai più Ugo così sincero in amore? Certo questo suo periodo bresciano, anche nei trascorsi futuri, gli sorriderà come un ricordo di. dolcezza e di pace. Pace amorosa, ma pace. Cioè sereno abbandono e sorridente fiducia. Dirà a Marzia con le parole ingenue ed eterne degli amanti d’ogni tempo: « Amami com’io t’amo — e t’amo candidamente e teneramente ».
Dolce vita, avesse potuto durare. E Ugo per un momento forse si illuse. Ma via lo punge l’ingrata sua sorte: un dì, s’io non andrò sempre fuggendo...
Dalla memoria del poeta, Marzia non cadde mai del tutto. Le scriveva nella primavera del 1809 da Milano: « Tu non fuggirai, Marzia mia, tu non fuggirai dal mio cuore con gli anni; ed io spero di confortare anche la mia vecchiaia ricordandomi delle grazie del tuo volto e della soavità dell’animo tuo ». È una promessa, più che all’amata, a se stesso; si direbbe, una sfida al destino che lo fa « vivere incerto del dove oggi o domani riposerò la mia testa... ».
l. g.
Marzia Martinengo Cesaresco
(Da una miniatura dell'epoca)

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 03.05.39

Citazione: Lorenzo Gigli, “Un amore del Foscolo 106 lettere inedite a Marzia Martinengo,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2564.