Genti e Paesi (dettagli)
Titolo: Genti e Paesi
Autore: Lorenzo Gigli
Data: 1939-06-07
Identificatore: 1939_173
Testo:
Il Libro della settimana
Genti e Paesi
Per poco non capitò a Renzo Martinelli, trentacinque o quarant'anni or sono, di mettersi in branco, fanciulletto, con la nostra povera gente che emigrava per guadagnarsi il pane e di varcare l'Oceano con la famiglia; invece la Provvidenza all’ultimo momento ci si mise di mezzo e non se ne fece di nulla, come racconta appunto il Martinelli nel primo capitolo d’un suo saporito libro di ricordi di viaggio che si intitola Laggiù (ed, Vallecchi, lire 10). Laggiù vuol poi dire tutto il mondo, i cinque continenti. Ma la prima ventata d’aria marina entrò nel naso e nel cervello dello scrittore quand’era ragazzo e abitava coi genitori sulle rive dell’Arno.
Allora « Si va tutti in America » era più forte d’ogni sentimento (grandezza dell’infanzia! ) e quel che di sacrifici, umiliazioni e rinunce il viaggio costasse i ragazzi non se lo chiedevano neppure. Questa prima avventura restata allo stato potenziale esercitò probabilmente una grande influenza sulla fantasia del protagonista e sui suoi orientamenti, rappresentò una data nella sua biografia. Trentacinque anni dopo, sbarcando a Santos, egli se ne rammenta col sentimento delle cose passate sulle quali il tempo non s’è mai richiuso. Donde la freschezza della rievocazione e il valore morale dell’episodio che induce il lettore a scorrere il diario del Martinelli con animo diverso da quello con cui di solito affronta libri del genere.
Codeste sue pagine, benché nate per il giornale, entrano a comporre il volume con una loro coesione e unità di origine autobiografica. Colui che si ricorda d’essere stato sul punto di diventare tanti anni fa, un italiano all’estero perchè i suoi non trovavano pane in Patria, cioè di doversene andare dall’Italia col fagottino sulle spalle stivato con mille altri infelici, oggi appena mette piede su suolo straniero si guarda attorno con occhi curiosi di umanità più che di aspetti pittoreschi ed esotici, come uno cioè che in fondo è di casa e non si sorprende se non delle cose vive e parlanti e interroga le anime, perchè il resto lo tocca solo alla superficie. Ne consegue che i capitoli di Laggiù che vi prendono sono quelli in cui il Martinelli riferisce certi risultati intimi della sua esperienza, si sofferma su momenti e fatti particolari che a qualche scrittore impressionista avrebbero magari potuto offrire spunti di divagazioni letterarie atte a captare l’attenzione del sedentario a cui le destina attraverso la colonna del giornale. Il Martinelli vi si sofferma con altro spirito e con altra curiosità; trascura quasi sempre il colore e lo spettacolo per badare alla sostanza. E gli riesce così di scrivere pagine commoventi come quella del simbolico dono d’una pagnottella offertagli un giorno da una suora in un asilo di vecchi a Buenos Aires dove ci sono molti italiani delle generazioni che la Patria lasciava partire senza conforto. «... Tutta gente che è venuta qui per sudare e far fortuna, e che è riuscita soltanto a sudare » dice la suora, « bisogna sentire con che superiore rassegnazione parlano del loro inutile sacrificio ». E quando il visitatore si congeda, gli offre la pagnotta: «È il pane che questa povera gente venne a cercare in America; e che, bene o male, per volontà di Dio, ha finalmente trovato ».
Vi sono anche, naturalmente, nel diario, i vittoriosi e i costruttori; ma queste notazioni sugli sconfitti non si dimenticano, si direbbe che le ha dettate proprio quella lontana fraternità di poveri destini che s’annunciò al Martinelli sulla soglia dell’adolescenza. Odor di pane, poi, ritroveremo più innanzi; ma è buono bianco odoroso croccante; è il pane dei soldati che combattono in terra d’Africa per fare l’Impero: il pane dei vendicatori di tutte le sofferenze e i patimenti dei padri, dei riscattatori del nostro sangue e del nostro lavoro. I due capitoli, il pane dei vecchi emigrati e il pane dei legionari, sono due vive pitture allegoriche di due epoche cronologicamente non distanti, ma tanto lontane e diverse nello spirito e nella coscienza degli italiani. Il mondo, ci si era messo tutto contro; ma siamo passati: e il Duce ha cancellato dalla storia la parola emigrante dopo averne cancellato il fenomeno. Oggi possiamo finalmente capire che il sacrificio degli sconfitti che il Martinelli ha incontrato nel ricovero argentino, come delle migliaia e migliaia sparsi su tutta la terra, non è stato vano. E che la loro sofferenza va onorata prima che compianta. Le nuove generazioni dicendo laggiù non pensano più alle fazendas ostili del Sud o ai paurosi falansteri nuovayorchesi, ma alle terre che, conquistate col nostro sangue e organizzate con la nostra intelligenza, saranno domani potenziate dal lavoro italiano. Da italiani, cioè, ma per l’Italia.
l.g.
Collezione: Diorama 07.06.39
Etichette: Il libro della settimana, Lorenzo Gigli
Citazione: Lorenzo Gigli, “Genti e Paesi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2590.