Poesie di Moscardelli (dettagli)
Titolo: Poesie di Moscardelli
Autore: Lorenzo Gigli
Data: 1939-06-14
Identificatore: 1939_179
Testo:
Il libro della settimana
Poesie di Moscardelli
Dieci volumi, venticinque anni di poesia: un’esperienza d’arte e di vita ricca di risultati sul piano lirico e sul piano morale, e generosa di insegnamenti e di consolazioni. Il decimo volume, uscito in questi giorni (Canto della vita - ed. Vallecchi, L. 10), contiene le poesie scritte tra il 1930 e il '37, e porta nel titolo la sua dichiarazione di fede; quanto alla missione del poeta, esso, negli schemi moscardelliani, ha dirozzato la sua figura di artiere che al mestiere ha fatto i muscoli d’acciaio; ha assunto un volto ispirato ed ha adottato cadenze interiori tinte di melanconia consapevole che dànno al canto una portata spirituale e un significato accessibili a quanti sono provati dal dolore, dal dubbio, dalla sfortuna. Poesia-messaggio come avverte il Moscardelli nelle prime pagine del volume:
O tu che leggi poni mente e ascolta: questo che ti raggiunge è un messaggio anch’esso che un tuo fratello ignoto lanciò sui flutti oscuri della vita prima che il gorgo del silenzio eterno si richiudesse sulla sua giornata. Testimonianza ultima e sola è questa. Del suo breve viaggio altro non resta.
Ma è testimonianza vitale, viene da una investitura e da un privilegio, che conferiscono al poeta un officio rappresentativo fra quanti camminano sulla terra dove il destino li porta; ed è di trovare e indicare il legame che tutti li accomuna, la segreta rispondenza che corre tra gli spiriti e che bisogna scoprire perchè essa sola è in grado di risolvere i conflitti ideali e di rispondere alle ansiose domande; è per essa che l'homo homini lupus depone la sua veste ferina e si riconosce fratello del suo simile e suo compagno di viaggio.
Il poeta risponde per tutti. Perchè si fatica, ci si affanna, si procede a stento, si corre dietro alle ombre? Per uno scopo comune al muratore sull’impalcatura e al saggio chino sugli alambicchi, al soldato e all’artista, al navigante e al vagabondo:
noi tutti ci muoviamo
per lasciare inciso il nostro nome
sulla sabbia del tempo:
per vivere un’ora di più.
La poesia raccoglie le ansie e le speranze di tutti e ne fa canto; ma non risolve nella musica le posizioni e le crisi umane, bensì fornisce loro il mezzo per spiegarsi ed espandersi, per arrivare al porto della certezza acquistata col patimento e con la coscienza di esso. In questa funzione spirituale e sociale della poesia il Moscardelli crede da sempre e lo proclama ogni volta che può. Ogni sua opera (lirica, narrativa, critica) è densa di significato religioso, è permeata di spiritualità, è un disinteressato omaggio all’ideale. Anche là dove l’esigenza moralistica soverchia la purezza e spontaneità dell’ispirazione e volge il canto a finalità troppo palesi o a generiche soluzioni d’ordine filosofico e didascalico, resta nell’aria il sincero tremore da cui come da una polla il canto nasce, si conferma la superiore bellezza d’un sacerdozio esercitato con tanto abbandono d’anima e con tanta nobiltà di sentimento, con una passione che fermenta costantemente sotto la struttura stilistica e metrica e conferisce alla poesia moscardelliana il suo diritto di vita autonoma; la giustifica come necessità della coscienza umana e artistica del poeta.
Quel che egli ha da dire agli altri è molto ed è suadente: ed è, detto con infinito amore e con serena dolcezza, in armoniose incalzanti onde di canto, tra un continuo svariare di alate immagini che assumono i colori più meravigliosi della natura. Il poeta è sempre alla ricerca di accordi primigeni, ed è beato quando può stabilire contatti tra il mondo esterno e il mondo morale, e richiamarsi a illuminazioni spirituali che rispondono ai fenomeni dei cicli della natura. Egli discopre allora nelle forme del mondo mille volti d’un dio uno e diverso:
... in quella fratellanza fummo felici infine e il ricordo di quella comunanza consola i nostri giorni come il fil d'erba che saluta aprile balzando dalle pietre del tempio diroccato rinnova la speranza.
Sì, la vita è un deserto battuto dal solleone delle più fiere passioni, su cui l’uomo trasmigra arso; ma
... se dall’altra banda un ignoto, uomo anch’egli, leva un canto tutte le fonti sono ventilate tutte le bocche sono dissetate.
È il messaggero che può dirci la parola che cerchiamo, la parola che, detta tutto il resto è silenzio e dopo ci si può pure fermare.
In questa rivendicazione della missione del poeta, nell’espressione dell’ansia che lo muove verso la « beata riva » donde si rivolge a consolare i fratelli con un canto di vita
che va incontro alla morte sempre di lei più forte sempre di lei più ardita, è identificabile il tema costante, su infinite variazioni, della poesia del Moscardelli, amorosa preghiera e annunzio di perenne rinascita.
l.g.
Collezione: Diorama 14.06.39
Etichette: Il libro della settimana, Lorenzo Gigli
Citazione: Lorenzo Gigli, “Poesie di Moscardelli,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2596.