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Titolo: La guardia del cielo

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1939-08-02

Identificatore: 1939_223

Testo: Il libro della settimana
La guardia del cielo
Tra coloro che scrivono molto e sono molto letti, si rivolgono cioè a larghi strati di pubblico e sono per ciò stesso investiti d’una funzione nel quadro della vita nazionale, Lucio d’Ambra occupa un posto di prima fila; ed è inutile ripetere, ogni volta che si parla di lui, le solite stereotipate distinzioni tra il letterato puro e lo scrittore popolare opponendoli come termini inconciliabili di due diverse concezioni dell'officio dell’arte, musica d’angeli nel deserto l’una, pratica e terrena l’altra; e quest'ultima fragorosa e fluviale, e la prima distribuita col contagocce per piccoli clan d’iniziati... Vecchia e stantia polemica, sfogatoio di luoghi comuni. Nel caso di Lucio d’Ambra, la questione è superata in virtù del disegno generale della sua opera che risponde a un piano ampio e meditato e tende a dare alla letteratura italiana una costruzione narrativa organica riflettente le azioni, i sentimenti e i caratteri del nostro tempo: documentario della vita d’oggi nelle sue manifestazioni tipiche al modo di alcuni celebri « freschi » di quella letteratura ottocentesca che il d’Ambra debitamente onora e ai cui schemi si riallaccia, rinnovando il romanzo di ambiente e di costume il cui valore è illustrabile nella doppia sede estetica e storica.
Diviso il suo principale ciclo narrativo in sette trilogie, il d’Ambra inizia ora la sesta (la Trilogia sociale) col romanzo La guardia del cielo (ed. Mondadori - L. 12) in cui è rappresentata l’Aviazione, tipica manifestazione collettiva della vita sociale di oggi. « Solo nella perfetta obbedienza — uno per tutti, tutti per uno — gli eroi dell’ala trovano la realtà poetica del loro destino » avverte l’autore, chiarendo d’avere assunto come sostrato morale della trilogia il trinomio mussoliniano credere obbedire combattere. Egli raccoglie in tre sintesi il panorama etico dell’uomo in mezzo al suo simile, nel cuore della società; tre sintesi della regola sociale indispensabile al nostro chiarimento morale, della volontà collettiva che si sostituisce all’interesse egoistico dell’individuo, finalmente disceso dalla montagna de’ suoi privilegi. E la prima sintesi, l’Aviazione, risponde all’imperativo categorico dell’obbedire, cioè della disciplina.
Queste le premesse ideologiche del romanzo, i capisaldi programmatici che lo sostengono. Ma il d’Ambra è soprattutto un narratore per le folle; e gl’impacci delle tesi non son da tanto da aduggiarne l’estro e la fantasia.
I programmi sono una bella cosa; e il programma enunciato da Lucio d’Ambra ha generose ambizioni. Ma il romanzo vive all’infuori di esso, capta l’attenzione del pubblico in quanto romanzo, non per effetto della traduzione del programma sul piano narrativo. Insomma il d’Ambra sociologo cede per fortuna sua al d’Ambra romanziere: e la narrazione fila secondo l’ottima ricetta che egli applica da trenta o quarant'anni e alla quale dobbiamo la lunga serie d’opere che i distillatori di paginette quintessenziali ostentano d’avere in dispregio denunciandovi il trionfo del numero sulla qualità e della fretta commerciale sulla meditazione e sul freno artistico.
L’elemento sentimentale e l'elemento documentario, la passione e il costume, si fondono nella Guardia del cielo appunto per effetto dell’abilità con cui l’autore manipola la materia e la trasforma, attingendo dalla vita e dalla cronaca e affidandosi alla fantasia. Ne vien fuori una narrazione in cui la realtà epica (crociera atlantica di Balbo, guerra etiopica, intervento in Spagna) e la realtà normale (corsi dell’Accademia di Caserta, esperienza quotidiana dei campi, ecc. ) ambientano materialmente e spiritualmente i personaggi in taluno dei quali il lettore riconosce riassunti e fissati i caratteri del nostro tempo rivoluzionario; sono caratteri di giovani plasmati dal Fascismo e allevati nel culto della vita eroica e dello spirito di sacrificio; e a farglieli riconoscere il d’Ambra non ha bisogno di spendere molta eloquenza: gli basta lasciar parlare i fatti nel risalto che essi assumono (e qui ancora una volta la virtù del romanziere si mostra all’altezza della grandiosità del tema) venendo avanti, calandosi dalla nuda cronaca nella narrazione che li trasfigura in allegorie poetiche. Così l’opposizione dei due personaggi di centro incarnanti temperamenti e concezioni antagonistici e la loro rispettiva sfera d’influenza sul destino d’una donna sono, sì, in funzione di un’idea direttrice; ma senza mai cedere d’un palmo sul terreno del romanzesco, cioè senza mai sacrificare alla simbologia e al mito quei doni di emozione e di interesse per i quali un romanzo è un romanzo, e si fa leggere.
l. g.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 02.08.39

Citazione: Lorenzo Gigli, “La guardia del cielo,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 10 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2640.