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Titolo: Cinque minuti con...

Autore: Telemaco

Data: 1932-03-02

Identificatore: 1932_67

Testo: Cinque minuti con...
Salvator Gotta.
- Vorremmo alcune brevi notizie sulla sua attività presente.
— Sto riempiendo in questi giorni le ultime cartelle del romanzo che uscirà in primavera presso i miei editori Baldini e Castoldi. Sono molto contento per ora del mio lavoro e ad esso dedico, in questo periodo, ogni mia attività.
— Il romanzo come s'intitola?
« Il gioco dei colori ». Esso comprende tre trame diverse, imperniate l'una nell'altra, e guidate da uno stesso filo conduttore. Il romanzo è molto vasto, ricco di situazioni contrastanti e vario di ambienti.
— Si svolge in Canavese, naturalmente...
— Invece no. Parte si svolge in Austria, presso la Corte dell’Imperatore Francesco Giuseppe, nell’anno 1916, parte a Milano, a Genova e a Roma, durante e dopo la guerra. Uno dei protagonisti è però uomo della mia terra, un canavesano di Montalto, figlio di contadini.
— Come si chiama?
— Giovanni Corio, ufficiale medico in un ospedaletto da campo.
— Gli altri personaggi principali?
- Un nobile romano, il conte Lamberto Sassi, e una giovane donna, figlia di piccoli commercianti genovesi. Questi personaggi sono i protagonisti o meglio i conduttori delle tre vicende che formano il romanzo. Essi, vengono dai tre strali sociali — aristocrazia, borghesìa e popolo — e vivono la loro avventura in ambienti diversi: l'azzurro, il giallo, il rosso, colon che rappresentano le loro classi sociali.
— Allora il titolo II gioco dei colori...
— Appunto! Si riferisce a questo contrasto e a questo fondersi dei tre ambienti diversi, al gioco parallelo del confronti, tra situazioni opposte, che il racconto va, via via, sviluppando.
— Il nuovo romanzo si ricollega al ciclo dei Vela?
— Per un certo aspetto e nel suo significato ultimo.
— Dopo Il gioco dei colori, che cosa ci darà?
— Il lieto successo di Ombra la moglie bella, commedia tratta dal mio omonimo romanzo e sceneggiata da Sergio Pugliese, mi ha dato il desiderio di un ritorno al teatro. Penso oggi al teatro come ad una forma d'arte in cui il lavoro in collaborazione sia giovevole ed utile: di questi miei propositi spero assai presto si vedranno praticamente i risultati. Vi annuncio ancora che la signorina Irène Ruquoy ha finito di tradurre in francese il romanzo Tu, la mia ricchezza che sarà stampato quanto prima da Calman-Levy; e che sta per uscire, presso l'editore Tsolnay, il mio romanzo L’Amante provinciale, tradotto in lingua tedesca dalla marchesa Eta Polesini-Haustein.
Achille Campanile.
— Caro Campanile, che cosa fa?
— Che cosa faccio? lo sono ossessionato da questa domanda: che cosa faccio, che cosa preparo? Ogni giorno me la rivolgono quattro o cinque giornali, una dozzina di persone, un paio di riviste, e via dicendo. Oggi, per esempio, ecco qua: me lo domanda lei; poco fa la posta mi ha recato un questionario di Enzo Ferrieri, il quale — per diffonderlo ai quattro venti a mezzo della Radio — mi domanda: A quali opere nuove state lavorando? Ho sulla tavola una lettera della rivista fiorentina Eclettica, in cui mi si dice: « Le sarò pertanto grato se vorrà farmi sapere al più presto ciò che Ella ha in cantiere », il Giornale di Genova mi scrive: « Chiediamo alla Sua cortesia dì darci notìzia della Sua presente e futura attività letteraria la rivista Querschnitt di Berlino mi scrive: « Prego rispondere a questa nostra inchiesta internazionale: come si scrive un romanzo e che cosa prepara »; il direttore d’un giornale di Roma mi telefona cinque minuti fa: « Può dirci che prepara? ».
Uno che prepara qualcosa, per rispondere a tutti non farebbe più in tempo a prepararla. Perciò, io non rispondo mai a nessuno. Ma ora io desidero che si sappia da tutti una volta per sempre che sto preparando una cosa bellissima: mi fo stampare dei biglietti da visita — da dare agl’intervistatori e da. mandare a quelli che inviano i quesiti epistolari — così concepiti:
Achille Campanile che non prepara proprio niente.
Perchè io non faccio e non preparo niente. Non ho mai fatto niente. Alla lettera.
— Ma i suoi romanzi? Le commedie?
— Non ho mica bisogno di prepararli. Ho una bacchettina magica. Quando è il momento di far uscire un libro, alzo la bacchettina e il libro esce belle pronto. Se voglio fare una commedia, altro colpo di bacchetta e la commedia è fatta. Per ora non ci, penso nemméno. Viaggio, giro; giorni fa sono stato a Londra a comperarmi un cappotto. Quando è il momento, colpo di bacchetta, e l’indomani il libro è in vetrina.
— Che cosa pensa della crisi del libro?
— Non esiste.
— E della critica?
— In verità non mi sono mai soffermato a pensarci, ma giacché ella mi ci fa pensare, le dirò che abbiamo, in Italia tre o quattro critici di grande valore. E basta. Gli altri mi fanno una curiosa impressione: il pubblico, per quel che mi riguarda, è una belva famelica nelle cui fauci debbo gettare sempre nuovo cibo, cioè nuovi libri. Al pari della lupa dantesca, questa fiera, dopo il pasto ha più. fame che pria; non fo a tempo a lanciarle un volume di trecento pagine, che già ne chiede avidamente un altro. Quel tali critici mi fanno l’effetto di chi assiste al pasto d’una belva e dica: « Questo è troppo leggero, questo troppo pesante; quest’altro non è abbastanza sostanzioso, le farà male allo stomaco, non potrà mandarlo giù, ecc. ecc. », e intanto la belva l'ha già golosamente divorato e chiede un bis.
— Qual è la sua opinione circa i premi letterari?
— L’ho espressa nel mio ultimo romanzo In campagna è un’altra cosa (c’è più gusto) — Fratelli Treves editori, Milano. Lire quindici.
Telemaco.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 02.03.32

Citazione: Telemaco, “Cinque minuti con...,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/323.