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Titolo: A. Melis De Villa

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-02-10

Identificatore: 1932_95

Testo: GALLE RIA
A. Melis De Villa
Ecco un nome ed un libro che ci sarebbe piaciuto di veder segnalati in occasione di qualche recente premio letterario, almeno come riconoscimento di alcune qualità d'ordine morale ed artistico che non si riscontrano di frequente nella produzione femminile. Il libro è un romanzo, Alba sul monte, (ed. Sapientia, Roma), e l'autrice è u n a gentildonna sarda, della quale non ci era mai capitato di leggere nulla, anche perché la sua bibliografia s’era sin qui mantenuta in sfere, per così dire, dilettantesche, con qualche bozzetto, prosa e novella pubblicati all’ombra di tipografie provinciali. Ma il romanzo odierno merita alla Melis l’onore d’una presentazione e discussione al cospetto del gran pubblico, che spesso non sa cosa leggere e vorrebbe leggere, e cerca libri nuovi che non gli dicano le cose che sa, sempre con le stesse parole, che non gli rifriggano i soliti casi col contorno Ai qualche spunto attualistico tolto di peso dalle cronache dei giornali. Quel che v’ ha di superficiale e di provvisorio in parte della nostra letteratura narrativa riceve nel romanzo della Melis, fino dalle soglie, la più solenne delle diffide. Qui tutto è semplice, spoglio, antiromantico, anticronistico: vi parla là vita con le sue umili verità quotidiane e la sua esperienza umana, vi soffrono creature non torturate dai dubbi e dalle inquietudini d’un tempo di decadenza, ma illuminate e guidate dalla fede e dal sentimento, devote alle virtù tradizionali su cui l’esistenza deve fondarsi per non perdere di vista la sua mèta spirituale. Un libro ottimistico? Se mai non certo in un senso facile e sbrigativo, non a sostegno d'uria tesi morale, per rispettabile che sia. L’ottimismo di Alba sul monte nasce dalla coscienza del dolore e dalla virilità con cui i suoi personaggi lo accettano e lo affrontano, come una prova senza la quale non vi può essere dignità di vita. Il titolo rende appena un barlume di codesta luce che illumina dall’interno la vicenda. Si tratta della storia d’una famiglia dì Sardegna durante la guerra: gli avvenimenti scardinano nel mondo l’ordine stabilito, devastano le anime, sovvertono le consuetudini, ma in quella casa isolana, dalla quale un uomo, un padre, è partito per il fronte, restano a preservarla e a conservarla, custodi di un ideale fuoco sacro che non si può spegnere, le donne, una madre e una sposa, simboli di virtù che, se l’odierna società internazionale disconosce, il nostro paese si gloria d’onorare e di accogliere. Passa sulla casa isolana la morte, ma vi fioriscono nuove vite: il buon combattente è caduto al suo posto, mentre la sua donna laggiù gli preparava una nuova paternità. Tra sofferenze, attese, patimenti, accettazioni, il ciclo si chiude: « già era sorto il sole, sopra il monte, a mettere il suo pulviscolo d’oro sull’erba, ad animare di speranza gli uomini di buona volontà sulla terra». La validità di questo romanzo è data dal suo idealismo forte e cosciente, quasi sereno, dalla sua dirittura morale che non è ricalcata su un ottimismo generico e romantico, ma profondamente incisa e sentita. L'austerità e quasi nudità dello stile è esente piare; e come forza di rappresentazione si vedano certi paesaqgi e certi interni domestici, e, sin dalle prime pagine, uno scorcio drammatico di miniera che non si dimentica.
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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 10.02.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “A. Melis De Villa,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/351.