Domenico Giuliotti (dettagli)
Titolo: Domenico Giuliotti
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1932-03-16
Identificatore: 1932_113
Testo:
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Domenico Giuliotti
Quelle che erano e restano le qualità sode di Gialiotti, sparite col tempo la sovrastruttura polemica e le male parole d’ottime intenzioni, le ha provate anche ai caparbi il suo libro di tre anni fa, Polvere d'esilio, che aveva veramente il tono d'un congedo cristiano dal mondo tristo. Ivi il calore della fede di Giuliotti, il suo candore di poeta cattolico, la sua passione di scrittore votato alla causa, avevano la migliore delle rivincite su tutti gli sdegni, più o meno in buona fede, provocati dalla violenza verbale dell’Ora di Barabba e dell'Omo salvatico. « La nostra fede — aveva scritto Giuliotti in un articolo - programma di tanti anni fa — non ha un inginocchiatoio, ma un coltello ». Partito da codesta premessa truculenta, era naturale che egli esagerasse nel tirar coltellate e forzasse il tono della voce nell’urlo con la candida illusione d’incutere davvero spavento ai malvagi. Ed era anche naturale che dell’equivoco approfittassero i farisei, gl’ipocriti, i quietisti e gli accomodanti per ac cusarlo di mancanza di carità, di posa letteraria. Motivi d’una polemica che per conto nostro è chiusa da Un pezzo. Oggi non è più necessario rivendicare la sincerità di Giuliotti, le origini nobilissime della sua polemica, il commovente ardore della sua fede; e quanto allo scrittore, la sua ricca sensibilità e la robustezza e chiarezza toscana del suo stile si sono imposte fin dai primi saggi alla nostra ammirazione. Adesso Giuliotti viene avanti in veste di poeta, e non è una sorpresa per chi ricorda le liriche piene di fragranza presentate col titolo mistico di Canne d’organo nella Polvere d’esilio del 1929: così il volume di Poesie di Domenico Giuliotti (Ed. Vallecchi, Firenze, 1932) integra la figura spirituale ed artistica dello scrittore senese che misconoscimenti superficiali o interessati, favoriti dalla stessa sua violenza spavalda, han de formato fino a farne un epigono dei reazionari francesi, un rifacitore a freddo dell’invettivismo di Léon Bloy Badate che le liriche raccolte nel volume, odierno recan date che possono risolvere più d’un dubbio e d’una riserva: 1905, 1910, 1912, 1914; tre o quattro soltanto sono di questi ultimi anni, d'anteguerra le più, e dimostrano come il terribile salvatico prima a'adattarsi l’armatura del cavaliere errante fosse veramente il poeta che qualcuno di noi ha potuto indovinare dietro l’incontinenza delle sue logomachie. Ecco finalmente Gluliotti nella sua piena umanità, col suo vivo senso religioso della vita, spoglio d'atteggiamenti donchisciotteschi anche se ogni tanto qualche molino a vento lo tenti. Forse aveva capito fin d'allora che in fondo non ne valeva la pena. Si, gli dàn fastidio (e come no? È a quanti anche di noialtri, poveri peccatori! ) certi aspetti irritanti della vita moderna, l'antifemminilità della donna, il prepotere della macchina sullo spirito, insomma l’insensata babele ch’é il mondo contemporaneo; ma Giuliotti appena si ricordava d’essere poeta, dimetteva la veste del polemista, rinunziava all'invettiva, per raccogliersi nella preghiera e attendere orando l’avvento dei tempi nuovi, quando « le tre virtù teologali ridivamperanno ». L’omo selvatico adora il Signore in umiltà e ne canta le glorie. Tizzi e fiamme anche qui, ma è fuoco d’amore che tende alle altezze. « In ultimo, fronde d’olivo con le quali, quasi pacificato, vo incontro a Gesù ». Il poeta giudica da sè la portata e il valore delle sue liriche, « rivelatrici di ciò che sognò, che sperò, che credè, che rinnegò, che in parte ricredè e ritrovò lo spirito d’un poeta, spesso muto, troppo e troppo poco poeta ». Per noi, le tre strofe di « Ultima vigilia», la tenerissima « Annunciazione », l’austera e fragrante « Rosa autunnale » tardivo e splendido fiore del cespuglio delle laudi jacoponesche, basterebbero ad assumere il Giuliotti net cielo della poesia religiosa d’ogni tempo. Appartengono al gruppo di juxta crucem. Giuliotti è presso la croce: ed è felice, e si prepara a chinar la testa « insieme con quella di Gesù ».
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Collezione: Diorama 16.03.32
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Domenico Giuliotti,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/369.