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Titolo: Ettore Romagnoli in salotto

Autore: Giuseppe Villaroel

Data: 1932-03-23

Identificatore: 1932_167

Testo: Visite e incontri
Ettore Romagnoli in salotto
Sorprendo Ettore Romagnoli, in salotto, col violino sotto il mento e l'archetto in mano. Mi fa cenno di entrare. La moglie l'accompagna al piano. Nel mezzo della stanza, sopra un leggio, quasi monumentale, di mogano, sta aperta la Settima di Beethoven. La cosa è, per me, sorprendente. Sapevo che Romagnoli era anche mucisista e compositore; m a violinista non lo sospettavo ancora. Uno zirlio sottile, un’arcata e il prodigio musicale comincia. Tutta la stanza vibra, le note sobbalzano, languono, s'inseguono, frusciano, gridano; pare, a volte, che passino ali invisibili sullo strumento e paesaggi di sogno si profilino nell’aria, evocati dalla magìa delle corde., Romagnoli è in trance; tutto il suo corpo sussulta, il capo ondeggia sul violino. Pòi: un silenzio improvviso in cui le cose sembrano sospese e la sera irrompe dalle grandi vetrate oltre lo sfondo umido della metropoli.
La musica, ora, è diffusa nell’aria, lieve, impalpabile, saliente, quasi, dalle pareti. Questo è Schuhert. Ed ecco un vortice di suoni precipitosi, chiari, giocondi. C’è una freschezza tutta italiana: è Corelli. Il violinista sembra fuso con lo strumento, la chioma ieratica si sbanda, il nodo lento della cravatta si allarga sotto il colletto floscio a punte larghe. Uno strappo. L’incanto è finito.
* * *
A guardarlo, cosi, alto e assorto, dalla faccia chiara e serena, dall’aria lontana e distratta, ha un non so che di profetico e di patriarcale. Ma, se parla, scoppietta la sua voce e s’incide, con arguta malizia, e gli occhi scintillano, incuriositi, dietro le lenti.
Egli ha spinto la sua febbrile brama di conoscere anche nel campo dello spiritismo. Lo credevamo convinto. Macché!
— Tutto trucco — esclama senza accaldarsi. — Ho fatto anch’io il giuoco delle candele sugli specchi e del fumo fantasma.
— E il tavolo che si muove e i colpi e le voci e i segni?
— Trucco, trucco e suggestione. Per accertarmi ho preso parte a centinaia di sedute spiritiche, mi sono associato al circolo Lux, ho conosciuto Eusebia Paladino e Politi.
Non esiste niente, o meglio, esisteranno forze magnetiche o d’altra natura a noi ignote; ma lo spiritismo è una bella frottola per i gonzi!
***
La giovinezza di Romagnoli è sapida di episodi scolastici piccanti. Egli è già un precoce osservatore ironista del mondo degli studi gretti e sordi. Rai suoi Ricordi romani, e da tutto ciò che scrive o rievoca della sua vita di studente e di professore, vien fuori il caustico nemico della barbogeria filologica; e la sua forza è nel fatto che egli non attacca da profano, ma da padrone, il campo. Questa forza non lo chiude nel suo tempo e non lo fa invecchiare. Ettore Romagnoli, infatti, giungendo dal mondo degli spiriti magni, può agevolmente seguire e comprendere, senza urti, le più audaci innovazioni delle scuole letterarie di oggi. Il poeta è sempre attento e ansioso dietro il capiente.
* *
Queste cose io rimugino in mente mentre Romagnoli è di nuovo rapito nel flusso magico della musica. Adesso suona la sua signora, sola, al piano. Non dita, ma piume e fiocchi toccano i tasti. Romagnoli, disteso sulla poltona, è assorto, ad occhi chiusi, nell'incantesimo di un sogno melodioso. A un tratto s’affaccia dal corridoio un bimbo; mi guarda, interdetto, coi suoi begli occhi innocenti. Poi, si avanza sicuro. Romagnoli lo attira a sè e gli domanda: « Cosa suona la mamma? ».
— Il chiaro di luna — risponde.
— Claire de lune — corregge il padre.
— No, — ribatte il bimbo — bisogna parlare in italiano; — e scandisce: — Chia-ro di lu-na!
Il piano tace. Trilla improvviso il carillon di un antico e prezioso orologio posto sopra un’artistica colonna ad angolo. E Romagnoli: « Senti, senti, Mimmo, il carillon? ». « Smettila col francese! », rincalza il bambino, che fa la caccia alle parole straniere con una combattività e una tenacia incredibili.
E’ un frugolino delizioso. Domanda, all’orecchio, al padre, ragguagli sul mio conto. Appena sa che. ha da fare con un poeta, si pianta dinanzi imperterrito; poi, con uno scatto, mi recita il Brindisi di Girella. L’ascolto sorpreso dal tono malizioso della dizione. Quando finisce, senza attendere nè plausi, nè consensi, mi dice: « Hai visto? » e si rifìcca, di nuovo, fra le gambe del padre.
Giuseppe Villaroel.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 23.03.32

Citazione: Giuseppe Villaroel, “Ettore Romagnoli in salotto,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 16 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/423.