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Titolo: Valentina Magnoni

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-03-23

Identificatore: 1932_168

Testo: GALLERIA
Valentina Magnoni
Sotto l’insegna « Al Tempo della fortuna » si stampa in Roma una collana di poeti che presentano, in edizioni numerate di poche centinaia d’esemplari, i loro passaporti per il regno delle Muse. Per taluno, come per il compianto Arturo Onofri, si trattava semplicemente d'un rinnovo. Per altri — citiamo il caso di Girolamo Comi, temperamento lirico sensibilissimo ai più segreti tremori dello spirito — si trattava d’un ingresso in regola, a'una cittadinanza acquistata di diruto. Oggi il « Tempo della Fortuna » concede asilo ad una donna, Valentina Magnoni, versala negli studi musicali e nella critica d’arte, con un volumetto di Liriche (Roma, 1932 - L. 12) che s'apre con un frammento programmatico e sì chiude su pause di perfezióne, su momenti di beatitudine. I ritmi « si sciolgono net luminosi spazi», le forme armoniose e le ragioni poetiche sgorgano « nell'estasi splendente », onde il poeta si ritrova sulla terra cuore sospinto all'alte evasioni con l’ansia di raggiunger quella vita immane, celebrata, nei silenzi. Il pellegrinaggio è per deli d'intenso chiarore, attraverso angeliche sfere, di luce in luce, in una perenne alba siderale, in una continua ansia di asceta, oltre i limiti del tempo e dello spazio.
al di là delle cose sensitive. Se un giglio apre il suo calice all’aurora, l’immagine di cui profuma il nucleo lirico è d’innocenza ultraterrena, è il senso di me senza corpo, dell'Io, quando per l’etere, forse, ero un pensiero di Dio.
Dimenticarsi nelle allesse, seguire tracce di beata luce, superare con l'arco dell’intelletto e dell’amore la realtà del tempo («... ma forse è innanzi all’alba che il mio cuore — è già raccolto all'ombra della sera »), coltivare sensi d’ali in fuga che tolgono al corpo ogni carnalità, corrisponde a quel proposito d’alte evasioni cui la poetessa s’ispira e che determina nel suo canzoniere quel fluttuare d’immagini di silenzio che sembrano lievi nuvole erranti in cieli d'alba, incanto e suggestione del suo mondo lirico. Il potere misterioso, occulto, magico della poesia condensato dall’Onofri in forme anche troppo rapprese passa nelle liriche della Magnoni con toni allusivi abbastanza trasparenti; se la commozione è sincera, l’autenticità dell’emozione è compromessa talvolta da ripensamenti di carattere intellettualistico, da influenze non sempre felicemente disciolte nella concretezza e precisione dell’immagine; la preoccupazione di mantenere gli accordi con gli attimi arcani, di rimanere nel cerchio dell’estasi, determina atmosfere un po’ vaghe, dove l’allucinazione non è uno stato lirico, ma un’evasione artificiosa. Ma il più delle volte le « alate zone dei pensieri ebbri » sono veramente raggiunte e la poesìa canta su note di cristallo.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 23.03.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Valentina Magnoni,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 24 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/424.