Polemiche sul Savonarola (dettagli)
Titolo: Polemiche sul Savonarola
Autore: Silvio d'Amico
Data: 1931-07-08
Identificatore: 43
Testo:
Polemiche sul Savonarola
Anni fa un nostro romanziere in voga, pubblicando un romanzo nuovo, v'appose una fascetta con un giudizio dato, sull’arte sua, da un critico illustre; ma lo fece mettendo un punto fermo dopo queste parole: « Giustamente M. è oggi lo scrittore più letto in Italia ». In realtà il critico, dopo la parola Italia, aveva messo non un punto, ma una virgola, continuando: « perchè è il più stupido ». Non per niente la formula delle testimonianze non si contenta della verità, vuole « tutta » la verità.
Ma è strano che il procedimento del romanziere M. sia stato suppergiù adottato, una volta tanto, da uno studioso nostro de’ più simpaticamente austeri, Luigi Russo, direttore del Leonardo. Il quale nell’ ultimo fascicolo della sua bella e seria rivista ha riportato, da un mio articolo apparso nella « Gazzetta del Popolo » del 3 marzo, questo mezzo periodo: « Per noi la grandezza del Savonarola è nell'essere stalo, a prezzo di sangue, l'antesignano non della Riforma, ma della Controriforma ». Al che il Russo ha aggiunto di suo: « Così scrive, pari pari, Silvio d'Amico, che conoscevamo esperto e valente critico del teatro contemporaneo, ma non sapevamo immaginare in veste di storico della Chiesa, e sui dettami di gualche padre gesuita ».
Qui si potrebbe notar subito che i dettami di un padre gesuita forse non verrebbero molto a proposito: perchè i Gesuiti (i cui insegnamenti io sarei pronto a riverire e a seguire, intendiamoci, molto più che quelli di molti professori di filosofia) non hanno mai avuto grande simpatia per frate Jeronimo; nè, che si sappia, si son dati la pena di ricondurlo idealmente al loro ovile. Ad ogni modo la prima cosa da rispondere al Russo è che, per parlare di queste cose, non è strettamente necessario essere uno storico della Chiesa. Tale non è neppur lui; e tuttavia ne parla. S’egli ignora che anch’io da molti anni, in periodici ed in libri mi sono occupato, oltre che d'altre cose, di letteratura e cultura religiosa, ne sono mortificatissimo. Ma ciò che importa, è ch’egli mi provi che me n’occupo malamente. Ne! caso presente, questa prova non me l’ha data.
Davanti a un’associazione fra le idee di un Savonarola e quelle della Controriforma, il Russo si mette le mani nei capelli: Savonarola precursore della Compagnia di Gesù? e cos’è mai questa odierna e antistorica mania dei « precursori »? e chi non vede che frate Jeronimo, come annunciatore di una riforma religiosa, può esser rivendicato cosi dai protestanti come dai padri tridentini? ecc., ecc. — Ahimè, il mio innocente e ovvio giudizio sul Savonarola non è affatto « pari pari » quel ch’egli ha riportato. Il Russo, non solo ha isolato una mia frase (procedimento con cui: i può mandare al confino qualunque galantuomo); l'ha mutilata di un chiarimento essenziale.
Se Luigi Russo, invece di un mezzo periodo, avesse letto tutto quel povero articolo, forse non si sarebbe così indignato. La mania «antistorica » non l’avrebbe rimproverata a me, ma a coloro ch’io citavo; e che voglion fare di frate Jeronimo, appunto, un precursore di Lutero. Ad essi rispondevo che, se mai, Savonarola era « un antesignano non della Riforma ma della Controriforma »; aggiungendo: «e sia pure vagheggiata altrimenti da come fu: purché cattolica ».
Luigi Russo, anche concludendo con l'ammettere in Savonarola « il fautore d'una riforma della Chiesa », dice ch’egli può essere assunto a « segnacolo » (ma per l’amor di Dio, non precursore! ) « dell’una e dell’altra parte »; perchè, se per un verso « propugnò principii della più stretta ortodossia cattolica », per l’altro verso « dagli eretici medioevali derivò l’amore alla Bibbia e il principio che ogni fedele fosse un poco il teologo di se medesimo » e « quel suo richiamarsi continuo ad un'immediata rivelazione di Iddio ». Ma alla immediata rivelazione di Dio si sono richiamati anche una quantità di santi cattolici. E santi, e padri della Chiesa, hanno trascorso la vita studiando ed interpretando la Bibbia. E quel cauto inciso del Russo, « un poco », basta a temperare la frase « teologo di se medesimo », tanto da rendere accettabile questa dubbia espressione anche agli ortodossi.
La differenza fra Savonarola e gli eretici fu, vedete un po’, in questa inezia: che, pur non essendo probabilmente un santo, egli predicò, come tutti i grandi spiriti cattolici dell’ultimo Medioevo, una riforma morale; ma restò sempre nei limiti del Dogma; mentre gli eretici cominciarono, o conclusero, negando il Dogma. In altri termini, costoro erano usciti, o uscirono, dalla Chiesa; mentr’egli, vissuto e morto cattolico, e riconosciuto per cattolico da sentenze solenni di santi e di papi, volle una Riforma cattolica.
Che cotesta Riforma, col nome di Controriforma per ragioni di cronologia, si sia attuata come s’attuò, ossia, storicamente, in un mondo cinquecentesco e secentesco, diversissimo dal quattrocento savonaroliano, l’ho detto chiaro anch’io: vedi sopra. Ma come non dimenticarsi che, tra i suoi massimi operai, essa non ebbe i soli Gesuiti (il cui spirito, ho detto chiaro anche questo e ci voleva poco, fu lontanissimo dal suo)? e che molti, fra cotesti operai, s'ispirarono esplicitamente a idee, annunci e profezie di Frate Jeronimo? Per esempio, Michelangelo? per esempio, fra altri quel Filippo Neri che, nato e cresciuto tra il culto di frate Jeronimo nel chiostro fiorentino di San Marco, non solo tenne sempre il Savonarola in concetto di martire e d’apostolo, ma intese (pure soavemente temperandoli e trasformandoli) applicare ne’ suoi metodi, specie verso i giovani, molti insegnamenti del Frate?
Quand’io pubblicavo le mie poche parole, auspicando sul Savonarola un’opera nuova, che superasse quella poderosa ma invecchiata del Villari, non era ancora apparso in veste italiana il Savonarola di Giuseppe Schnitzler, tradotto dal Rutili e fulgidamente edito in questi giorni dal Treves. Opera il cui formidabile apparato di documenti «obiettivi» non nasconde il suo spirito eterodosso; lo Schnitzler, entusiasta apologista del Frate, ne’ giudizi conclusivi tradisce chiaramente un’essenziale ostilità al Papato, e ai grandi ordini religiosi fedeli a Roma. Ma basta tirar le somme dai fatti esposti (anche non potendo qui, nè in gran parte sapremmo, confutarli nei dettagli); basta scorrere soprattutto l'ampia e magari tendenziosa storia (ch’è una delle novità dell’opera) delle secolari dispute sul frate, per trovar confermata, dalla sponda opposta, la bontà di quei giudizi cattolici che, accanto alle luci eroiche onde la figura del Savonarola s’illumina, non possono non denunciarne anche le ombre; e che riconoscono in lui, come dicevo, non un santo, ma un grandissimo spirito il quale essenzialmente visse, pensò e operò entro i vasti ma sicuri limiti del Cattolicismo.
Dalle nuove pagine dello Schnitzler, e specie da quelle dove lo stile è più ferino, più fatto di cose, più volutamente impassibile e registratore, il quadro della Chiesa, dell'Italia, della Firenze del tempo, si delinea con colori accesi e terribili; e vi giganteggia la tragedia dell’Uomo. Nè un eretico nè un fanatico, nè un ribelle nè un reazionario; nè (che particolarmente importa, contro certe linee su cui il Villari aveva calcato la mano) un politicante. La politica che il Savonarola fece (e ch’egli ebbe il torto di mescolare troppo strettamente alla fede rivelata, nel senso di dare a contingenti e transitori istituti umani un valore quasi assoluto, quasi di mezzo unico per la salute eterna) non fu se non in funzione della sua missione apostolica. La sua figura vera è quella del riformatore religioso: e su ciò lo Schnitzler, a nostro avviso, insiste con sostanziale giustizia.
Ma giustizia piena il Savonarola l’attende tuttora, non dall’opera di un razionalista, come il Villari, nè da quella di un modernista, come lo Schnitzler apertamente si confessa. Dopo, più che quattro secoli dal supplizio dell'eroe, le dispute sulla sua dottrina, e sul suo dramma, non solo ne attestano l’interesse, ancora vitale; ma domandano la parola della verità, da uno storico che viva e creda, come egli visse e credè, in quella Chiesa a cui dette il suo sangue.
Silvio d’Amico.
Silvio d'Amico (Dis. di Onorato)
Collezione: Diorama 08.07.31
Etichette: Silvio d'Amico
Citazione: Silvio d'Amico, “Polemiche sul Savonarola,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/43.