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Titolo: Radioscopiamo l’anima nostra (Avventura colorata di Rosso di San Secondo)

Autore: Paolo Vita-Finzi

Data: 1932-06-15

Identificatore: 1932_281

Testo: parodie:
Radioscopiamo l’anima nastra
(Avventura colorata di Rosso di San Secondo)
PERSONAGGI
La donna dell'Est
L’uomo del Sud
Il marinaio che ha perduto il Nord
Giovanni Labarba, filosofo.
L’oste MISTRA'
Marinai, zolfatari, pomodori, coltelli
Una piazzetta bianca in riva al mare azzurro. Cielo di cobalto. A destra la casa di Madama Adele, sfacciata a sgargiante. A sinistra la trattoria dell’oste Mistrà, con tavolini apparecchiati, fragranti di candore.
La donna dell’Est
L’Amore! Sì, mio caro filosofo, io cerco l'Amore, la Luce Solare! E se anche della patria celeste ho perduto il ricordo, pure spasimo sentendomi tirare come da, palla di piombo verso l’odiosa Terra, mentre il mio cuore nostalgico sogna di spezzare le catene della prigionia terrestre!
L’uomo del Sud
Principessa, voi siete un po' sognatrice, come tutte le slave! Ma io comprendo come, malgrado la vostra vita orribile, laggiù... (indica la casa di madama Adele)... anzi, appunto per la triste vita cui il Destino vi ha condotto. Voi vogliate liberare dal lùbrico bozzolo la farfalla della Vostra anima! Voi siete una donna dell’Est, e come tale non v’abbandona il ricordo, sia pure obliterato, della vostra, primogenitura solare! Siete una povera cosa di carne, ma la vostra anima è azzurra come questo cielo di cobalto...
(indica il cielo luminoso). La donna dell’Est
Ma troverò io, finalmente, la mia sognata avventura terrestre?
L’uomo del Sud
Credo di sì!. Voi avete lasciato il Nord brumoso, ove i grassi borgomastri fumano le grandi pipe di porcellana dopo i cinque pasti pantagruelici... Ma s’aggira per queste terre mediterranee un altro esule di quelle tristi nebbie! Anch'egli cerca disperatamente amore, vita, leggerezza solare... Non è vero, marinaio? »
Il marinaio che ha perduto il Nord
Sì, io ho perduto il Nord! Un giorno ho lasciato parenti, amici, compagni di ciurma nella galera della vita. Da quel giorno vado errando senza bussola, alla ventura! I miei tristi occhi azzurri indarno frugano l’orizzonte... Ma se gli occhi non vedono, le nari fiutano! Ho qui nelle nari un profumo di carne... Vi sono donne che odorano come fiori! Quando avrò trovato quella che mi ha fatto un giorno vacillare di bramosia, il mio fatale andare si placherà!
Giovanni Labarba, filosofo (lisciandosi la barbetta ispida)
Disgraziata umanità, come ti culla l’illusione dei giorni e delle notti! Vai cianciando di continuo d'amore e d'ideale; ma tutta la vita non è che ridda infernale fra mensa e letto; questo mondo è una casa di malaffare, e noi la dipingiamo d'azzurro, come Madama Adele (indica) ha dipinto d’azzurro la facciata dèlia sua casa, frequentata dalla briosa gioventù di questo industre porto!
Marinai
(sedendosi alle tavole apparecchiate) Ottimo questo vino, oste Mistrà! Squisiti questi spaghetti al pomodoro!
Zolfatari
(brindando e gridando)
Un'altro litro, oste Mistrà! Un’altra vaschetta di pomodoro squillante! È mandaci Nedda, la tua polputa fantesca! Il marinaio che ha perduto il Nord (alla donna dell’Est) E’ inutile resistere! Dammi le tue labbra rosse come cocomeri, che io succhi il loro miele cocente! Tu sei un frutto turgido, che solo aspetta di scoppiare d’amore!
Giovanni Labarba, filosofo Marionette, che passione! Mentre la ciurma gagliarda tra frizzi e lazzi mastica e ingozza, mentre ruzzano i guarirmi e palpano la fante fiancuta, con che gesti burattineschi il Nord bacia l'Est! Che occhi stralunati nello spasimo che crede d’esser piacere!
L’oste Mistrà
(precipitandosi con un coltello in mano sui due che si baciano)
Ah vili, demoni! Ch’io vi strappi il cuore e le viscere! Che nutra dei vostri polmoni il mio gatto dagli occhi fosforescenti! Come tu, vipera, dopo avermi stregato hai potuto lasciarti invischiare dalla bava di questo pallido lumacone del Nord? (la colpisce più volte) E tu, verme iperboreo, come hai osato strisciare su quella rosa aulentissima?
(lo ferisce a morte alla gola. Il sangue spiccia a rivoli purpurei).
Il marinaio che ha perduto il Nord Aiuto! Tieni, oste Mistrà! Annega nel nostro sangue!
(gli pianta un coltello da marinaio nel petto. I tre cadono insieme, avviticchiati, nel sangue che dilaga). Marinai e Zolfatari Aiuto! aiuto!
(la loro tavola si rovescia. Il vino e il pomodoro si mescolano col sangue dei morenti. La marea rossa sale).
La donna dell’Est
(indicando la tavola che galleggia). Amore... c’è una tavola di salvezza... aggrappiamoci...
Il marinaio
Non posso... dirigermi... ho perduto... il Nord... (annega).
Giovanni Labarba, filosofo (aggrappandosi alla tavola e nuotando) Eh, eh! Attacchiamoci al sodo... Amore, gelosia, sangue... Pasticci...
La donna dell’Est
Il pomodoro mi soffoca... io volevo... l’azzurro... (è travolta dai flutti rossi).
TELA
ROSSO DI SAN SECONDO
e per copia conforme
Paolo Vita-Finzi. (*)
(*) Per la critica di questo dramma, attribuita a Marco Praga v. il volume: Paolo Vita-Finzi, Antologia apocrifa (Formiggini ed., Roma).

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 15.06.32

Citazione: Paolo Vita-Finzi, “Radioscopiamo l’anima nostra (Avventura colorata di Rosso di San Secondo),” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/537.