Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Un’avventura a Chantilly

Autore: Guido Da Verona

Data: 1932-07-20

Identificatore: 1932_326

Testo: PARODIE
Un’ avventura a Chantilly
Abitavo allora nella banlieue di Parigi, per una ragione molto semplice. Non mi potevo distaccare dal povero ignoto soldato di Francia, là sotto l'arco di trionfo, presso il Bosco, a cui avevo gettato una sera la gardenia profumatissima che tenevo alla bottoniera, e che avevo pagato venti franchi. Venti franchi! che indecenza! Non importa; èccoti venti franchi di gardenia che ti getta un nomade che sa il profumo delle terre calde, la nenia dolce e lenta delle canzoni di tappa; a te, soldato di tutte le patrie, a cui ho dedicato dieci pagine di un mio romanzo, e da cui non so distaccare la mia malinconia invano annegata ogni crepuscolo nella Pale Ale chez Prunier mentre divoro crevettes grises, con trancie di saumon, fra l'ammirazione dei garçons e l’impassibile omaggio del maître d’hotel. (Egli è maître, e anch'io sono salutalo maître; e tutti e due abbiamo delle maîtresses. E' formidabile)
Abitavo dunque a Chantilly una piccola ma gentile casa. Io adoro abitare nella banlieue; è forse démodé, ma è così deliziosamente raffinato. Stavo una mattina nel mio letto, fumando la mia sigaretta, quando la porta della mia camera si spalancò, ed entrò in colpo di vento una magnifica donna. Poteva avere ventitrè anni e mezzo. Era sottile come una cravache; i suoi seni alti, da sovrana beduina, gonfiavano la giacca del suo tailleur di taglio perfetto. Riconobbi lo stile dei grandi couturiers di Rue de la Paix. Aveva gli occhi di topazio bagnato nel borgogna, e fra ciglio e ciglio quell'ombra pura e impura che ride nella bellezza ambigua dei lustragì levantini.
Levai gli occhi al plafone per dissimulare il sottile brivido che già mi dava quella bellezza che penetrava così nella mia vita di dandy annoiato e raffinato, bohémien gaudente e maciullato da anni di languido tedio fra le più preziose creature del mondo; e m'accorsi che l'elettricità bruciava ancora. Il mio spirito atavico d’economia mi dette un colpo al cuore; per cui, senza attendere che la bellissima sconosciuta mi rivelasse il mistero della sua visita mattutina (ma com’era entrata così, senza farsi annunciare? Dove sarà quel triplice idiota di Pierre, il mio maggiordomo? Oh lo conosco, la canaglia; sarà ora nel mio bagno a farsi la sua barba con la mia Gillette preferita... ), balzai dal letto, e dicendo in francese: — Vous pardonnez, madame? — corsi alla porta e girai il bottone dell'elettricità centrale. Poi mentre mi rificcavo sotto i miei drappi e riprendevo dal cendrier la mia Xanthia da cui avevo del resto tirato poche boccate, udii la bellissima sconosciuta dirmi: — Bonjour, maitre.
Perbacco. Dove avevo già udito questa voce calda, snervante, avvinghiante, lasciva, spremente, forte come le anche delle donne dello Yemen che si chiudono sui loro ginocchi snelli con l'eleganza di un'anfora cretese? Forse una sera colore di violette sulla via delle lontananze polverose, udendo da un ciuffo di palme giungermi la mia canzone di nostalgia?
Elle avait bien ces yeux nomades que les savants appellent strabiques...
Ses cheveux roulaient en cascades sur sa chemise de fin batique...
— Bonjour, maître — replicò la bellissima. — Voi non vi attendevate ad una mia visita, non è vero?
Contemplavo interdetto la giovine femmina. — Vogliate scusarmi, signora, — dissi, — ma voi chi. siete? La vostra voce fa rinascere in me echi assopiti di stuoie distese sulle soglie dei padiglioni di Siria...
— Mein gott, voi avete di già obliato la povera piccola Mabrùka che fu vostra una notte favolosa d'oriente? E’ ben vero pertanto che io sono molto cangiata. Ho i miei capelli tagliati a filo della nuca, vedete? — e lanciò lontano il suo basque, e rigettò indietro il casco delle chiome lisce e lucide come i reliquarii dei vecchi bonzi al mercato delle chineserie al Quartier Latin.
— Ma io voglio essere ancora la vostra piccola schiava — continuava essa — e torno a dormire con voi, se mi volete, come allora, quando mi rincontraste per caso alla piccola stazione delle ferrovie algeriane, ricordate?...
Je l'ai rencontrée dans une petite gare dont on ne crie même pas le nom...
E aggiunse con sorriso delizioso: — Ho letto tutti i vostri libri.
— Un istante — dissi io. — Come trovate il mio pigiama?
— Fashionable, indeed. Un amore. (Essa arrotava gli erre come le gitane d'Andalusia davanti all’arroz alla valenciana, o mio sogno errante! ).
— É che pensate di Gide? v’interessa?
— Moltissimo.
— Siete stata a vedere Joséphine Baker?
— O yes. I want new clothes.
— Voi dite?
— New clothes. Ho bisogno di vestiti nuovi. Oh sì.
— Da me?
— From you. Oh si.
Dama! Io non sono milionario; non sono che un povero elegante bohème a cui non mancano mai 100. 000 franchi da gettare per la finestra. Ma questa sconosciuta che forse ho conosciuta (sfoglierò il calepino di quegli anni lontani... ) comincia male, in mia fede, comincia male. Qui bisogna fuggire, finchè ho il mio tempo. Dissi: — Vous permettez? Je dois donner des commissions a mon valet. E passai nell'altra stanza.
Ci trovai Pierre che si lucidava le unghie con il mio onix merveille. Ma non gli dissi nulla; dissi solo: Pierre, il mio completo grigio, la mia cravatta mauve, i miei guanti, la mia canna, il mio cappello. Un'ora e mezzo dopo uscivo en cachette, e me la battevo per la Rue du Bois...
Che farà ora la povera piccola Mabrùka nella mia casa deserta? Sarà morta nell'attesa? O mormorerà ancora i miei versi d’una notte di follìa?
Elle avait des seins al élastiques que les punaises y rebondissaient... par la fenêtre le vent d’Afrique était couleur de volupté...
Rime, donne, amori buttati via, nella vertigine dei treni, per la terra che non ha strade né sergents de ville ai crocicchi, ma solo strepitanti ferraglie di locomotive per gli infiniti mari colore di, giada, oltre i confini della passione, fra nubi di simoun, nella dondolante sonagliera delle carovane...
Elle regardait sur la piaine grise
s'emmitouflant dans son renard...
Mol Je pensais que sa chemise devait avoir un trou quelque part...
GUIDO DA VERONA. e per copia conforme
Paolo Monelli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 20.07.32

Etichette: ,

Citazione: Guido Da Verona, “Un’avventura a Chantilly,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 23 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/582.