All'insegna dalla Belle Lettere (dettagli)
Titolo: All'insegna dalla Belle Lettere
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1931-06-24
Identificatore: 59
Testo:
NOTIZIARIO
All’insegna delle Belle Lettere
* Paolo Giovio è noto, anche a chi non fa professione di letterato, per l’epigramma sanguinoso che scoccò contro l’Aretino (è questi l'Aretin poeta tosco - che d'ognun disse mal fuor che di Cristo - scusandosi col dir: Non lo conosco! ), e per la risposta, assai meno felice, che n’ebbe (è questi il Giovio storicone altissimo - che d’ognun disse mal fuor che dell'asino - scusandosi col dire: "Egli è mio prossimo! ). Nato in Como nel 1483, il Giovio fu medico a Roma sotto Leone X e vescovo sotto Clemente VII: fu anche alle Corti dei Gonzaga e dei Medici, e mori nel 1552 lasciando le Historiae, scritte in latino, sugli avvenimenti dal 1494 al 1547, e una serie di vite d’illustri principi, capitani e papi pure latine. Due di codeste Vite, quella di Consalvo Hernandez di Cordova, detto il Gran Capitano, e quella del marchese di Pescara, tradotte fin dal secolo XVI da Lodovico Domenichi, sono ora pubblicate nella collezione laterziana degli « Scrittori d’Italia » a cura di Costantino Panigada. La battaglia contro l’attendibilità del Giovio, che, avido di guadagni e d’onori non esitò ad abbellire il vero per onorare i suoi mecenati o a sminuirlo per ferire i nemici, ebbe inizio ancora nel Cinquecento: il Panigada ne riassume i termini nella dotta nota che accompagna l’edizione, arrivando sino al Pasta, al Luzio e al Croce.
* sono state raccolte in volume (ed. Paravia, in vendita a favore della Casa dei Balilla d’Imperia) le Lettere che Jacopo Novaro scrisse ai suoi genitori nel periodo che precedette immediatamente il nostro intervento e poi durante la guerra sino all’offensiva austriaca della primavera 1916 nel Trentino, durante la quale il giovane Jacopo scomparve nella battaglia, assunto nel cielo degli eroi: nè di lui fu più trovato resto mortale. Rimangono queste lettere, già presentate, un anno dopo l’olocausto, in un’edizione non venale, ed ora offerte al vasto pubblico con prefazione di Emilio Bodrero e cenni biografici di Onorato Castellino che di Jacopo fu maestro. Cresciuto in una atmosfera familiare nobilissima, educato al culto dell’arte e della bontà virile, artista in nuce egli stesso e, certo, per preparazione, intelligenza e naturali disposizioni, futuro uomo d’azione, Jacopo Novaro ha scritto senza saperlo con queste lettere il testamento spirituale della generazione dei vent’anni immolatasi nella guerra. Che altezza di sentimenti, che generosità di carattere, che coscienza del dovere; e insieme, quale acutezza di spirito critico e lucidità d’osservazione! Interventista per meditata convinzione, libera d'ogni pregiudiziale ideologica, Jacopo Novaro intervenne e mori nel fiore della giovinezza, lasciando della sua breve vita e della sua eroica morte una testimonianza che ci commuove ed edifica.
* Sotto il titolo Contemporanei di Germania Italo Maione ha raccolto (ed. Bocca, nella collezione di « Letterature moderne » diretta da Arturo Farinelli) cinque saggi che accomunano il poeta sensuale-intellettualistico Riccardo Dehmel e il poeta ermetico Rilke col romanziere borghese Thomas Mann, l’estetizzante Hofmannsthal e l’espressionista George: un panorama, dunque, della letteratura odierna nei paesi tedeschi. Il Dehmel, fatto conoscere una ventina d’anni fa da Tomaso Gnoli con una scelta di poesie, morì nel 1920 e può considerarsi il più insigne rappresentante della lirica simbolistica, e forse il maggior lirico dopo Heine. Thomas Mann, d’origine anseatica premio Nobel, è pure discretamente noto in Italia: il Maione ne esamina acutamente l'opera e ne definisce esattamente i caratteri: arte ch’è tutta autobiografia, ma i cui elementi il Mann sa oggettivare nella forma essenziale di un organismo plastico. Di Rainer Maria Rilke, che fu per qualche tempo segretario di Roditi e mori pochi anni fa, s’è fatto apostolo in Italia Vincenzo Errante: il carattere di decadenza dell’arte rilchiana è nella sua stessa raffinatezza, conclude il Maione, e nel groviglio di ricerche esasperanti che spesso la oscura e la rende invisibile. Anche la poesia di Hofmannsthal è decadente e preziosa, e le sue immagini sono profumate dall'anima musicale viennese: poesia su schema musicale, e dietro di essa c’è l’operetta, il melodramma, il poema sinfonico, c'è l'Elettra dì Strauss. Ultimo della rassegna, Stefano George interessa più dei precedenti il critico per la maggiore unità di spirito che sì risolve in maggiore eguaglianza estetica. Dopo il Vincenti, il Maione è, crediamo, il solo che si sia occupato in Italia delia poesia di George: il suo saggio chiude degnamente questo meditato volume, frutto d’una preparazione e d’una sensibilità di prim’ordine.
* Ugo Ojetti, dopo il quinto tomo di Cose viste uscito poche settimane fa, si appresta a raccogliere in volume (ed. Treves) Venti lettere scelte tra quella ch'egli andò pubblicando nei fascicoli mensili di Pégaso a commento degli aspetti e avvenimenti più caratteristici e per qualche ragione, soprattutto polemica, più interessanti della nostra vita artistica e letteraria. Il volume recherà questo invito: « Dire la verità: chi crede che questo sia il primo dovere d’uno scrittore, legga questo libro ».
* La letteratura italiana è seguita all’estero con crescente interesse, di cui ci auguriamo di vedere presto i resultati pratici: Pirandello, naturalmente è sempre all’ordine del giorno, e una buona stampa hanno pur sempre scrittori di fama consolidata come Soffici, la Vivanti, Sibilla Aleramo, Papini, Saponaro, Ada Negri, Carola Prosperi, Grazia Deledda, ecc. Ma anche i giovani fanno parlare di sè: Alvaro, per esempio, ha avuto articoli in quasi tutti i principali giornali e riviste d’Europa; e buone recensioni hanno recentemente ottenuto Mario Gromo, Nicola Moscardelli, Mario Carli, Francesco Perri (la traduzione inglese degli Emigranti è stata accolta con un coro unanime di lodi), ecc. Da notare inoltra gli articoli ispirati dalla morte di Fausto Maria Martini, e un ampio studio su Italo Svevo pubblicato dal critico Reto Roedel nella Neue Schweizer, Rundschau di Zurigo.
* In occasione del VII Centenario della morte di Sant’Antonio da Padova sono uscite due biografìe segnalabili per il loro valore: Antonio da Lisbona, il Santo di Padova di Giulio Marchetti Ferrante (ed. Laterza), opera storica di largo respiro, che inquadra la figura umana e mistica del Santo nell'epoca e nell'ambiente in mezzo ai quali si svolsero le sue gesta; e la Vita di Sant’Antonio di Padova del prof. Giovanni Soranzo, dell’Università cattolica (ed. Agnelli), che spiega le ragioni sentimentali dell’influsso persistente dell'opera antoniana sull'umanità d’ogni tempo.
* Gobineau è il poeta e il filosofo delle razze: il problema posto da Gobineau nell’Essai sull’ineguaglianza dalle razze umane, pubblicato nel 1853, è esaminato a fondo in un’opera recente che viene ad aggiungersi alla ricchissima bibliografia gobiniana: La chimie des races, di Maurice Lamartine, pubblicata nelle « Editions du Centre » (1931).
Collezione: Diorama 24.06.31
Etichette: Notiziario
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “All'insegna dalla Belle Lettere,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 31 gennaio 2025, https://dioramagdp.unito.it/items/show/59.