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Titolo: Un taccuino inedito di G. C. Abba

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1932-11-30

Identificatore: 1932_516

Testo: Maggio 1860
Un taccuino inedito di G. C. Abba
Abba inedito? Del patriota e scrittore resterebbe da pubblicare un epistolario certamente d’un enorme interesse; e, dai suoi manoscritti, qualche ottimo fruito d’insegnamento morale e civile. La generazione di coloro che hanno fatto l’Italia può ancora dire più d’una parola e trovare amore, comprensione e rispondenza nella generazione che assiste al miracolo dell’unità spirituale degli italiani oggi finalmente raggiunta.
L’Abba, che vedeva compromessa dai politicanti e dai mestatori la grande opera del Risorgimento, riconoscerebbe oggi idealmente ricongiunta la sua generazione alla nostra. Scriveva all’indomani dell’assassinio di Re Umberto a Monza: « Desidero che le catastrofi che sento possibili, quasi inevitabili, tardino tanto che io abbia tempo di compiere i miei doveri e di morire senza vederle... ». Morì nel novembre del 1910, un anno prima dell’impresa libica, alla soglia quindi della nuova storia. E in questo anno di rievocazioni garibaldine egli ritorna con le pagine di un Taccuino inedito che Gino Bandini pubblica (ed. Mondadori, 1932) col titolo Maggio 1860 e illustra con la scorta d’un carteggio parimenti inedito tra l’Abba e Mario Pratesi.
Maggio 1860, il tempo eroico consacrato nelle Noterelle. Che cosa rappresenta e significa, di fronte ad esse, il Taccuino oggi dato alle stampe? L’Abba medesimo, due anni prima di morire, scrisse d’aver tratto le Nolerelle d’uno dei Mille « dal proprio taccuino del 1860 »: la famiglia conserva infatti un quadernetto d’appunti dove l’Abba fermò a matita, in rapidissime note giornaliere, la memoria dei fatti che si svolgevano sotto i suoi occhi e talvolta i pensieri e. i sentimenti che tali fatti suscitavano in lui. Gli appunti continuano dal 5 al 26 maggio, da Quarto alla marcia su Palermo, poi si interrompono. Riprendono e chiudono definitivamente con una nota in data 29 giugno che dà ragione dell’interruzione: « E il povero cacciatore delle Alpi qui cessava di scrivere le sue memorie poichè quel giorno istesso sul vespro, levato d'improvviso il bivacco, si partiva per la montagna verso Palermo. E tutta l’Europa conosce ormai gli avvenimenti che corsero da quel momento fino ad oggi, dimodochè pare superfluo lo scrivere di cose dette e ridette e conosciutissime. Senonchè rimangono fatti parziali e personali che a colui che v’ebbe parte paiono sempre belli, ed hanno sempre una cara memoria. Ma io non parlerò di quel che m’avvenne perchè lo porto scritto nel cuore... ».
Ma dal Taccuino non si giunge direttamente alle « Noterelle » edite dopo vent’anni, nel 1880. Bisogna tener conto di quell’ancora introvabile « Diario di uno dei Mille » donde l’Abba trasse parecchie delle note che illustrano il suo poema Arrigo (1866). Di tale Diario finora non si ha traccia se non nel cenno che ne fece l’Abba medesimo, pubblicando il poema; ora il Bandini riproduce appunto dal poema, raro a trovarsi, quelle note, ricostruendone l’ordine cronologico. Così la conoscenza, nella sua integrità, del Taccuino del 1860, e quella dei frammenti del Diario del ’66 gli permette di indagare come veramente nacquero le Noterelle, il libro al quale il nome dell'Abba è durevolmente legato e che resta una delle gemme più pure della nostra letteratura ottocentesca. La versione, troppe volte ripetuta, che il Taccuino, che nessuno finora aveva esaminato, non fosse altro che il manoscritto delle Noterelle è implicitamente assurda, per ragioni di fatto come per considerazioni d’or dine artistico. Adesso la pubblicazione integrale del taccuino taglia corto ad ogni velleità polemica; ma è stra no che per tanto tempo si sia potute credere sul serio che le stupende No terelle, quali furono date alle stam pe, fossero l’opera di getto d’un soldato di ventidue anni, scritte tra un bivacco e l’altro, su di un tamburo. Le leggende, si sa, è più facile crearle che sfatarle, e una volta create corrono assai. D’altra parte codesta leggenda dell’origine delle Noterelle ha, come tutte le leggende, qualche spunto veritiero. Ma essa contrasta con l’assidua cura con cui l’Abba maturò nella sua coscienza d’artista le memorie della sua giovinezza garibaldina, rivivendole, riplasmandole, traendone infine l’opera spiritualmente e formalmente degna dell’epica gesta.
Non è vero che i ricordi garibaldini inviati nel 1877 al Carducci fossero già le Noterelle: erano invece appunti richiesti al reduce dal poeta; vero invece che il manoscritto delle Noterelle giunse nelle mani del Carducci più tardi, nella sua forma definitiva, quale fu poi stampato dallo Zanichelli.
A questa conclusione il Bandini giunge attraverso l’esame del carteggio inedito (408 lettere) tra l’Abba e Mario Pratesi. Da esso risulta come fino dal 1870 persistesse nell’Abba il proposito di trasferire il diario garibaldino in un lavoro narrativo d’arte: ma quando il Carducci ebbe, nel ’77, quegli appunti garibaldini di cui si proponeva di valersi per una « Vita di Garibaldi » che non scrisse mai, le Noterelle non esistevano ancora. Nè il Bandini è riuscito a trovare la famosa pretesa lettera del Carducci (« Non so se scriverò mai la vita di Garibaldi, so bensì che le vostre Noterelle sono una meraviglia », ecc. ) solennemente citata senza averla vista da tutti coloro, e non son pochi, che hanno scritto dell’Abba e delle cose sue.
Il carteggio col Pratesi dimostra irrefutabilmente come l’atto di nascita delle Noterelle sia da porsi al principio dell’estate 1879: soltanto allora l’Abba si pose al lavoro con un proposito definito, con un disegno preciso, Scegliendo persino il titolo che fu poi quasi integralmente conservato nell’edizione del 1880. Cadono così tutte le affermazioni di critici anche autorevoli, dal Borgese a E. Janni e al Russo, che le Noterelle siano state scritte durante la campagna del 1860 senza pensare che in seguito dovessero essere date alle stampe. Il solo Dino Mantovani era andato vicino alla verità definendo le Noterelle un « libretto di schizzi e frammenti che paiono messi giù, con un mozzicone di matita, sul tamburo, sera per sera, al fuoco dei bivacchi ». Paiono; e non furono, e non potevano essere scritte in tal modo.
In tal modo, invece, fu scritto il Taccuino oggi edito dal Bandini; le Noterelle no, e nemmeno il Diario. Il Diario è già opera di elaborazione artistica, successiva di qualche anno agli appunti del Taccuino presi durante la spedizione dei Mille.
Conclude il Bandini: « Le Noterelle opera d’arte originale, creazione di Abba artista, nacquero nella mente dello scrittore nel 1879; gli appunti del Taccuino, le note del Diario, non avevano servito che a fermarne alcuni frammenti, a disegnarne alcuni scorci, per rendere più facile alla memoria la rievocazione; ma l’opera d’arte non era creata ancora. Le Noterelle dividono in due nettamente la vita spirituale dell’Abba, con una partizione netta e profonda... ». Oggi che provvidamente il Bandini ci dà le paginette sbiadite, semplici e commoventi, del taccuino di Abba soldato, più alta e più pura ci pare l’umanità delle Noterelle di Abba poeta.
Lorenzo Gigli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.11.32

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Citazione: Lorenzo Gigli, “Un taccuino inedito di G. C. Abba,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/772.