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Titolo: La malizia

Autore: Enrico Pea

Data: 1933-01-18

Identificatore: 1933_75

Testo: La malizia
Don Arcangiolo Venerati, maestro di grammatica, era parroco di Forte dei Marmi, ma sentiva, oltre il suo ministero, come apostolato, il dovere dell’insegnamento ai ragazzi del paese e della campagna vicina che manifestavano qualche tendenza al sacerdozio. Questo maestro esemplare compie oggi ottant’anni, ancora bello e sano. Ed era, quaranta anni fa, nel pieno del suo vigore, alto, asciutto e forte.
Per quanto uomo del contado, Don Arcangiolo Venerati aveva un portamento signorile, che lo faceva diverso dai preti zoticoni delle campagne: ricercatezza quasi elegante nel taglio ampio del vestito, un po’ a campana, dai fianchi in giù, e nei bottoni ricoperti di seta lustrina, sempre curati, che non si sfilaccicassero. Nelle scarpe scollate, col tacco alto e con la fibbia quadrata, come avrebbe potuto essere la fibbia che portavano sulle scarpe gli abati da salotto in altri tempi. E di primavera, quando Don Arcangiolo veniva su, su, con noi scolari, per la redola erbosa che porta al paese, con l’ombrello di seta grigia, chiuso e usato a bastone quando il sole era mitigato dalle rame degli alberi. E con la mantella leggera, ripiegata sul braccio: a vederlo così incedere, con il cappello di pelo lucido e raso, che gli occultava la fronte larga, un po’ piegato sull’orecchio destro con una certa baldanza giovanile, le donne lo guardavano di nascosto con un rispetto che a noi scolari pareva interessato, come interessata era la malizia con cui noi sbirciavamo le donne, curve nei solchi a rincalzare il granturco già diradato.
Ma forse chi sa se più che malizia negli occhi di quelle ragazze c’era la soggezione davvero. Quelle donne si levavano su, appena passato, e lo guardavano andare, ma ecco che incontravano invece i nostri occhi furbi, ed in quelli, sì, c’era una malizia precoce quasi in tutti.
Certo, dovevano, quelle donne, guardarlo così di nascosto, per soggezione. Perché Don Arcangiolo dava soggezione anche a noi scolari, più che paura: quel portamento solenne metteva in imbarazzo perfino la vecchia madre contadina, che entrando qualche rara volta nella stanza che serviva da scuola, chiedeva, come un’estranea, il permesso ed ottenuto che lo aveva dalla voce di Don Arcangiolo, cauta, oltrepassava la soglia: faceva piccola la voce, e rivolgeva le parole al figlio quasi con timidezza; e gli dava del voi.
Anche il figlio dava del voi alla madre, ma il tono di quel voi era pur sempre sostenuto, non di superbia, ma insomma non era il tu che dà confidenza e la vuole.
Era un voi pieno di riguardo e d’amore, che teneva un po’ il figlio in ombra del sacerdote in luce.
* * *
La parrocchia di Forte dei Marmi allora non era gran che. In quei tempi, il paese era appollaiato intorno alla chiesa di Santo Ermete, la cui festa grande è in estate. Era piccola anche la chiesa, e non c’era né campanile né camposanto. I morti si seppellivano per carità nel camposanto del paese vicino. Ma il paese non era tutto lì, e la parrocchia abbracciava anche la campagna, dove c’erano disseminate le case lontane le une dalle altre. E a quelle era disagevole portare la cura richiesta, nelle ore del giorno e della notte.
* * *
— Ragazzi, state lontani dalla malizia — diceva spesso il maestro.
— State attenti alla malizia, che è la primogenita del diavolo e può apparire sotto qualunque forma.
E guai a chi non chiude gli occhi a tempo, perché altra volta aveva ammonito « che spesso gli occhi sono i complici del peccato ». Ed una volta aggiunse: « e non credete ai falsi miracoli ».
Perché Don Arcangiolo Venerati non era un bigotto. Di vita austera operava cristianamente. E il bene lo voleva chiaro e possibile. I segni della Provvidenza li riconosceva e l’invocava, ma appena c’era qualcosa di straordinario nell’aria e la gente si faceva credula intorno a quel qualcosa, Don Arcangiolo si metteva in difesa, e negava:
— Questi non son tempi da miracoli — perché a lui pareva che nessuno fosse degno, così facilmente, di grazia.
* * *
La malizia, primogenita del demonio, quella mattina di primavera, in aspetto di bella figliola, aveva turbato i ragazzi della scuola di Don Arcangiolo Venerati, prima col guardarli e ridere, con l’ammiccare alle spalle del maestro che era oltrepassato. Poi, quella figliola si era staccata dalle altre donne, aveva raggiunto il gruppetto degli scolari, e, poiché il maestro, che era avanti, si era voltato, la ragazza domandò all’improvviso:
— É vero, Don Arcangiolo, che la Madonna di Massa smuove gli occhi e piange?
A questa domanda il maestro s’incollerì, e per quanto contenesse lo sdegno in una moderata misura, il suo volto si era fatto duro e oscuro, e la risposta escì da quella bocca torturata dallo sforzo, a scatti, come se faticasse a scegliere le parole.
— La Madonna non è la tua buffona... vai a sarchiare il granturco, sciocca!
Quella si fece rossa. Si voltò verso i campi, e si mosse con malagrazia. Incespicò sul ciglio della fossetta che divide i campi, e cadde bell’e riversa sull’erba.
Tutti i ragazzi, allora, sbottarono in una risata... meno uno, che subito chiuse gli occhi e si tenne ferme le palpebre ribelli, con l’indice e il pollice della mano destra, sulle luminelle avide di luce... E sorrise anche il maestro, ma presto si rifece serio, perché non degenerasse il suo ridere, nel sospetto degli scolari, che adesso erano intenti a guardare quella fresca creatura sgambettare sull’erba maggese, come se ruzzasse per gioco. * * *
La fanciulla, ritrovata la forza e l’equilibrio, si levò da sé, vergognosa dello spettacolo che aveva dato al prete e ai ragazzi. Agile come una puledra di annata, raggiunse le altre donne nei solchi.
* * *
Il ragazzo che non aveva riso, era pallido, come se avesse preso spavento.
Il maestro lo prese per mano:
— Tu sei più malizioso degli altri — gli disse con un tono nuovo di voce.
— Perché!? — domandò il ragazzo quasi piangendo.
— Perché vedo che tu ti difendi — e poi aggiunse, con certezza che non ammetteva repliche: — E chi si difende, vince. — E lo tenne, amoroso per la mano, come un figliolo, su, su, per la redola erbosa, che conduce al paese.
Enrico Pea.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 18.01.33

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Citazione: Enrico Pea, “La malizia,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/885.