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Titolo: Giani Stuparich

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-01-11

Identificatore: 1933_74

Testo: GALLERIA
Giani Stuparich
Stuparich, nome da medaglia d'oro nel volontarismo giuliano. Il fratello Carlo « si diede la morte per non cader vivo nelle mani dell'odiato avversario », dice la motivazione della massima ricompensa al valore. Giani è il superstite di quella generazione triestina che preparò spiritualmente l’unione all’Italia, e portò nella corrente della cultura nazionale gli apporti delle esperienze acquistate, in virtù della speciale condizione di vita in terra di confine dove si davan convegno tre grandi razze storiche, nei contatti assidui con le letterature germaniche, nordiche e slave, Son vivi nella memoria d’ogni italiano il nome e l'opera di Scipio Slataper e della sua influenza sul movimento culturale che s’irradiò da Firenze intorno al 1910 e prese nome dal gruppo della « Voce »: le nostre prime prese di contatto col mondo slavo e tedesco, con Hebbel e con Cecof, hanno questa origine. Ricordi che ci son suggeriti, discorrendo di Giani Stuparich, da quel suo Diario del ’15, uscito due anni fa, ch’è uno dei più belli, certo uno dei più significativi e interessanti da un punto di vista artistico insieme e morale, dei numerosi taccuini di guerra che si son pubblicati in questi ultimi tempi. Lo Stuparich non si distacca dai caratteri del gruppo triestino e dalle limitazioni impostegli dalla sua stessa posizione e funzione; un sentimento quasi austero della realtà, un'atmosfera d’inquietudine fonda e risonante, una naturale disposizione all’introspezione esercitata con piena coscienza di sè e del mondo, quindi con saggio disdegno delle mode letterarie e delle crisi intellettualistiche; poi uno stile robusto, che controlla e domina l’emozione senza nasconderla, e una scrittura nitida, talvolta un poco scavata come per un'epigrafe o un commento xilografico. Esempi di codesti volti di Giani Stuparich scrittore si possono riconoscere nei quattro Racconti lavorati su materia autobiografica che compongono un volume uscito nel 1929; e, adesso, negli otto che egli raccoglie sotto il titolo Donne nella vita di Stefano Premuda (ed. Treves Treccani Tumminelli - L. 10). Il quale Stefano, come il titolo lascia intendere, è un uòmo dalle molte avventure, un uomo nella cui vita le donne, meglio, l’amore, contano al novanta per cento. « Non era loquace nè improvvisatore — dice lo Stuparich presentandolo. — Evitava quasi sempre di parlare di sè; ma quando lo muoveva l'estro delle confessioni, si denudava tranquillamente con un candore che toccava da un lato l’ingenuità e dall’altro la malizia. I suoi pochi amici lo udirono, in varie occasioni e a lontane riprese, narrare di sè e delle donne che aveva incontrate nella sua vita, quasi con le stesse parole che i lettori troveranno nelle pagine di questo volume». La presentazione crea senz'altro l’atmosfera del libro, ne denuncia.
il tono e il carattere. Codeste otto esperienze amorose di Stefano Premuda costituiscono i capitoli d’un diario sentimentale nel quale l’amore gioca tutto come quello al quale, motore della vita, tutto si chiede, l’universo alle volte, « e l'universo non ci sta, non può starci tutto dentro l’amore; e allora nascono quegli squilibri che l’animo non vince se non risorgendo dalla propria rovina ». Sono codesti squilibri che Stefano cerca ed analizza, con una acutezza e un « proposito morale » che si esercitano sul presente e sul passato, sulla realtà e sul ricordo, sulla confidenza e sul segreto. Le otto donne di Stefano rispondono a otto momenti tipici della sua vita, informano otto capitoli della sua autobiografia: sulla quale si distende quella speciale atmosfera di freudismo, di torbida inquietudine sensuale, che diremo, per intenderci, « triestina » e che resta un poco estranea, a noi e lontana dal nostro bisogno di chiarezza e di sincerità elementare: triestina, appunto, in quanto distingue, più che un metodo e uno stile, una posizione e funzione storica e culturale alla cui importanza abbiamo accennato. Lo Stuparich non è e non può essere uno scrittore che s'abbandona, largo di cordialità e di sorrisi: va accostato e scoperto, per ritrovare, sotto la sua apparente ritrosia e freddezza, il senso della vita che passa, l’eco d’un tormento interiore, le vibrazioni d’un’e-mozione sincera. Il lettore frettoloso e distratto può non amarlo; il lettore attento e accorto si ritrova subito in un clima lirico superiore, talvolta in un cielo di dramma.
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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 11.01.33

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Giani Stuparich,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 18 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/884.