Lina Pietravalle (dettagli)
Titolo: Lina Pietravalle
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1931-07-29
Identificatore: 98
Testo:
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Lina Pietravalle
Bene, donna Lina. Queste vostre Storie di paese (ed. Mondadori, 1931) sono ciò che si dice un bel libro. Da Miliarosa a nonno Luigi, le creature che lo popolano son tutte vive e vere, carne sangue fasci di nervi cuori schietti cervelli semplici; le dominano passioni elementari, istintive; le guida, come le pecore, la stella Diana. Creature di paese, aria di paese. Codesti vostri paesaggi molisani li conosciamo ormai bene attraverso la vostra letteratura, e ci piacciono ogni volta di più. Virtù loro e vostra; anche vostra, se si pensa a quanto ci mettete d’ amore, d’orgoglio, di sentimento, per tirarli su e farli luccicare e assumerli a simbolico sfondo d'una umanità quasi isolata dal resto del mondo, vicina alla natura, ignara di problemi centrali e di complicazioni freudiane. Bene; perchè siete tornata tra la vostra gente, con la vostra forza nativa, con tutto il vostro sincero entusiasmo, anche con la vostra bravura stupefacente nell'allineare immagini di proporzioni ciclopiche ed espressioni d’un pittoresco senza paragoni. Bene, per la terza volta: perchè la parentesi del romanzo non v'ha guastata (ma Catene hanno almeno un centinaio di pagine da salvare), e se l'esperimento non v’è riuscito a pieno, se poi vi siete spersa dietro filoni spurii abbandonando il motivo centrale tipico che si sarebbe potuto concretare nella storia duna famiglia di signori provinciali che i tempi nuovi detronizzano, vi siete subito ritrovata senza accusare nessuno della delusione nè ostentare arie sostenute e scontrose. Le Storie d'oggi sono (un'occhiata alla bibliografia) il vostro quarto libro: tre di racconti, un romanzo. Non molto ancora, ma avete cosi ricche riserve da far prevedere quel molto che verrà: benché oggi come oggi siano da lodare e da citare anche la vostra parsimonia, il vostro controllo, che testimoniano duna forza di volontà capace di tenere in freno un temperamento esuberante come il vostro; e non è scarso merito. Le Storie mi richiamano al Fatterello, ai primi stupori della lettura, alla prima conoscenza duna personalità autonoma come la vostra, che non ammette disciplina di scuole e va oltre tutti gli schemi. Anche nei racconti d'oggi il vostro saporoso verismo folcloristico si esercita sopra un'umanità non compromessa da fatalità ed eredità sopportate con tragico volto; quello che si danno, per esempio, i personaggi verghiani. Con voi, siamo nel campo dell'innocenza selvaggia, del primitivo assoluto, dell'età d'oro del mondo: istinti semplici, dicevamo, sensualità elementare, passioni elementari; non agiscono freni inibitori se la natura comanda. Ed ecco che i vostri contadini e pastori molisani si isolano dal resto degli uomini per effetto d'un procedimento narrativo che li respinge indietro nel tempo, li allontana nella fiaba, li avvolge di colori epici e di sapori leggendari. Ritorniamo all'epoca dei miti, al ciclo delle migrazioni umane. « Settembre, andiamo; è tempo di migrare... ». Ricordate, donna Lina, il verso del maestro abruzzese, che è anche un poco, e non per la sola ispirazione naturalistica, il vostro maestro? Ma i pastori dannunziani hanno deposto i paludamenti eroici, sono usciti dalla tragedia e dalla lirica per entrare, merito vostro, nella vita. Anche continua a piacermi, nei vostri racconti, quell’uso della parlata provinciale e di modi popolareschi, dei quali magari talvolta abusate, ma con tanta buona fede e ottime intenzioni che vi si perdona volentieri; tanto più che quasi sempre il gioco vi riesce stupendamente e la parlata vi fornisce, al momento giusto, le frasi necessarie, cui non sarebbe possibile trovare equivalenti. Sono i vostri momenti felici, tanti; i numeri della vostra poesia d'un patetico risentito che trema d'intima commozione su note ora acute, ora dimesse, ora vibranti di caratteristico humour. Stasera, donna Lina, apro il vostro libro e prendo convegno con voi « al mulino di Boce »; e veramente mi par di vedere profilarsi contro il cielo stellato quella vostra contrada del monte, desolata come una rupe dell’Apocalisse.
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Collezione: Diorama 29.07.31
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Lina Pietravalle,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/98.