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Titolo: All’insegna delle Belle Lettere

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-05-10

Identificatore: 1933_245

Testo: NOTIZIARIO
All’insegna delle Belle Lettere
Quadrante
Esce in questi giorni Quadrante, la annunciata rivista diretta da Massimo Bontempelli e da Bardi. Aprono il fascicolo due articoli di « premessa » dei direttori. Così conclude Bontempelli il suo articolo « Principii »:
« Ho avuto altra volta l’occasione di definire l’unità del nostro tempo; ripeto qui la definizione: Il massimo della espressione, il minimo di gesto, terrore del lento, disprezzo per il riposo, edificare senza aggettivi, scrivere a pareti lisce, la bellezza intesa come necessità, il pensiero nato come rischio, l’orrore del contingente. (Qui hanno posto tutti, l’uomo di pensiero, l’artista, il politico, colui che deve accontentarsi di vivere giorno per giorno. La definizione era contenuta in una mia pubblica lettera del 25 giugno X, diretta a P. M. Bardi. Era fatale che con Bardi dovessi cominciare una più stretta collaborazione: Quadrante. Anche la Giustificazione con la quale nell’ottobre V iniziavo la rivista «900» è tutta attualissima. Rileggerla o pensarci sopra). Importante spazzar via subito il più grosso degli equivoci, anzi spropositi, che si fanno avanti quando qualcuno dice « età presente », « mondo contemporaneo », « il nostro tempo », e simili. Qualche gente traduce subito « ah, l’epoca della macchina, la civiltà meccanica », ecc. Sproposito comune a passatomani e a futuromani. La macchina, prodotto dello spirito umano, quando è fatta non è più interessante, vive in sottordine a servizio pratico dell’uomo, nè lo domina nè lo esalta, E questo oggi come ieri e come tanti secoli o millenni fa. È altrettanto puerile temerla che esaltarla. Un motore a dodici cilindri non contiene più umanità che ne contenesse la prima ruota inventata chi sa quando. Anche come suscitatrice di impressioni, la locomotiva o l’automobile o l’elicottero possono servire quanto un albero. Che importa, è l’animo umano, e niente altro ».
E l’altro direttore, P. M. Bardi, interviene:
« La lettera cui allude Bontempelli a me indirizzata dalle colonne della Gazzetta del Popolo è molto importante, anche perchè ha determinato la nascita di Quadrante, in mezzo a un appassionante dibattito di idee cui hanno partecipato non soltanto scrittori e architetti, ma musicisti, pittori, scienziati, scultori, ingegneri, e persino industriali: e ognuno ha contribuito all’affermazione di alcuni punti fondamentali sull’intesa deliberata di istituire un centro di ritrovo per un’intelligenza spregiudicata, avanzata, originale. Tra tanta confusione, tra tanti accomodamenti, tra tanta rinuncia verso un esame pieno e franco della questione per noi cardinale d’un adeguamento ai tempi e della partecipazione dell’arte alla vita (e si intende per vita intanto la Rivoluzione Mussoliniana come direttrice spirituale e come sintesi d’azione e di pensiero) noi riteniamo che Quadrante avrà una funzione non inutile ».
Il Bardi si richiama poi alle idee con le quali Benito Mussolini apriva la rivista Ardita nel 1919: «Forse non potremmo scrivere una norma più viva, più carica di attualità ». Perciò il Quadrante riproduce per intero quella pagina mussoliniana. « Noi siamo — dice ancora il Bardi — dei fascisti prima di tutto. Discuteremo, ci agiteremo, combatteremo con tutta la franchezza, con tutto il disinteresse, con tutta la libertà che distinguono l’uomo fascista. Pensiamo che una Rivoluzione è appena cominciata; e non concepiamo che le rivoluzioni permanenti ».
Cabala
La vitalità di una pubblicazione come la Cabala, che è un fascicolo di poesie che si presenta senza numeri alle pagine e senza un indice, per una raffinatezza di sprezzatura tipografica, sta appunto in quel suo carattere di antologia poetica che non ha niente a che spartire con la stampa periodica se non il fatto di veder la luce ogni tre mesi. Il primo numero della Cabala è uscito in marzo, ed è già dato per esaurito nelle librerie. O che questa di stampare i poeti minacci di diventare una buona speculazione per gli editori? A giudicare dal lusso della carta, dalla preziosità dei caratteri, dalla varietà degli inchiostri, la Cabala si presenta come una di quelle edizioni numerate e fuori commercio stampate su carta « alfa satinée d’Onthemin Chalandre » che formano il piedistallo della fortuna finanziarla di poeti come Paul Valéry. La Cabala è nata invece da un atto di fede, dal gruppo di scrittori fascisti che Nino d’Aroma è riuscito a mettere insieme con l'« Italia vivente ». È da notare che questi ragazzi di Mussolini sono per lo più scrittori di prosa, fatte una o due eccezioni, e Calcagno è fra queste, più usi alla polemica, al saggio, al racconto, alla moralità, e soprattutto al « servizio » dei quotidiani che all’esercizio della poesia. Sono dunque, e si vantano d’essere soprattutto dei giornalisti del Regime.
Ma il fatto che si deve proprio a questo gruppo di giornalisti, e più propriamente al giornalista Nino d’Aroma, se i poeti « viventi d’ogni tendenza, noti e non noti » si hanno, in Italia, un rifugio, dove circola un’atmosfera fra le più accoglienti e disinteressate, va salutato come un segno di civiltà letteraria e fascista. La Cabala, « panorama di poesia contemporanea italiana e straniera » raccoglie una prima testimonianza di diciannove poeti italiani Bartolini, Betti, Calcagno, Capasso, De Mattei, Giuseppe Ferrari, Grande, Jenco, Moscardelli, Mucci, Nardelli, Livio Randi, Saba, M. Sarfatti, Ungaretti, Valentini, Valeri, Villaroel, Virdia. C’è anche un rappresentante della poesia inglese: W. Y. Yeats.
I nostri lettori riconosceranno in questa prima adunata buona parte dei collaboratori del Diorama. Si può dire che i nomi nuoyi sono giudiziosamente pochi e intonati a quel minimo comune denominatore di gusto che, al di fuori di ogni tendenza, comporta ogni raccolta. Si tratta dunque di un’impresa che, avendo salutata al suo nascere, va fervorosamente elogiata alla sua affermazione.
* Ettore Bartolozzi riprende, per la Festa del Libro, la sua attività editoriale a Milano con la ristampa delle opere di Antonino Foschini: L'Aretino e L'Avventura di Villon. I libri del Foschini rappresentano i successi librarii più notevoli dello scorso anno, e sono da qualche mese esauriti. L’Avventura di Villon, che vinse il Premio Viareggio 1933, e fu ampiamente e variamente commentato dalla critica italiana ed estera, è un libro più noto che letto: la prima edizione si esaurì in poco tempo, e non potè avere una diffusione pari alla richiesta. I volumi, nella nuova edizione, sono rilegati alla bodoniana e sobriamente ornati di xilografie.
* Oltre ai due volumi di cui abbiamo già dato notizia, e cioè La pioggia sul mare e Belladonna, Carlo Salsa ha composto un nuovo libro di guerra che susciterà indubbiamente un largo interesse: si intitolerà Carso.
* La Casa Editrice Adriatica pubblicherà per le prossime Feste del Libro, anche il volume di Luigi Pralavorio Giocattoli per grandi, aneddoti e polemiche teatrali.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 10.05.33

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “All’insegna delle Belle Lettere,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 03 luglio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1055.