Achille Campanile (dettagli)
Titolo: Achille Campanile
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1931-08-12
Identificatore: 111
Testo:
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Achille Campanile
Evviva il nostro beneamato romanziere! Soltanto a sentirlo nominare, molli montano in bestia, si sentono spinti ai peggiori eccessi. Tanto può l'umorismo sul sistema nervoso del filisteo! Ma questo umorismo, presti gioso e funambolico, apparentemente cerebrale e scettico, è in realtà passato al filtro della critica e dell'ironia. A codesti paradossali capovolgimenti di situazioni un animo accomodante e abitudinario non regge, una mentalità metodica reagisce, scossa nelle sue più intime convinzioni intorno al signi ficato e alla portata dell'umorismo che non dovrebbe uscire dagli schemi forniti all’allegria borghese dai perfinire degli ebdomadari e dai lazzi faciloni d’una tradizione comica, coltivata ancora da qualche « servo sciocco », che si esaurisce in se stessa. Campanile, col suo sorriso moqueur, ha preso di petto il filisteo e gli ha fatto trangugiare la sua nuova formola, con effetti quasi mortali. Cosi dopo Campanile romanziere abbiamo avuto Campanile scrittore di teatro, e i risultati sono ancora nella memoria di tutti: nessuno ha mai fatto giungere a un tale diapason le passioni della folla. Oggi la commedia incriminata è apparsa in libreria (Teatro completo, 1 - ed. Treves) e la segue a ruota un altro di quei romanzi estivi che ogni anno puntualmente, al momento di partire per il mare o la montagna, Campanile serve alla sua clientela (In campagna è un’al tra cosa, c’è più gusto... - ed. Treves): letture refrigeranti. Gli ingre dienti si conoscono; si conosce il metodo, si conosce la bravura, diremo la pazienza, di Campanile nel comporre i puzzle de' suoi capitoli e delle sue scene a base di pezzettini messi insieme a forza anche se non combaciano, cavati dal fondo accumulato durante l'anno in vista dell'uti lizzazione estiva; ma appunto quest’aria svagata, questa disinvolta fumisteria, è uno dei caratteri di Campanile, il segno della sua indipendenza in quel regno del comico paradossale che conta si insigni rappresentanti, ai quali non manca mai di richiamarsi, con superficiale sufficenza, chiunque prenda a discorrere dell'autore del « Ciambellone ». Anche nel nuovo romanzo c'è un tentativo mezzo serio mezzo burlesco di definire l’umorismo; ma ci si può sempre richiamare alla risposta campaniliana di qualche anno fa: « Non so ». Per giungere alla medesima conclusione, molti hanno scrit to dei libri. Se. Campanile avesse tenuto presente l'aforisma di Carlyle secondo cui l’uomo è un animale vestito e la società ha per base il vestiario, avrebbe potuto dire che il suo umorismo consiste nel levar di dosso ai personaggi i paludamenti di cui vanno ornati e nel presentarli senza fronzoli, con un sorrisetto scemo dipinto sul volto ch'è il vero specchio della loro vacuità e riflette la generale mancanza d’intelligenza che caratterizza le azioni umane. Non dimentichiamoci che, sotto questo riguardo, Campanile è uno dei giu dici più spietati dell’uomo mediocre (la maggioranza) e facciamo una volta giustizia del luogo comune ch’egli scriva soltanto col proposito, di prendere in giro i lettori. Signori, Campanile scrive sul serio (e non siamo in vena di paradossi). Il riso, a vuoto è una maschera, se volete, un simbolo. Ma chi ride così è un poeta. E sappiamo come Campanile evada spesso dall'umorismo freddo nella poesia, riesca a sollevare la facezia nel clima poetico, trasfigurandola. La spregiudicata libertà del l’umorista non distrugge il suo fondo di malinconia, che del resto non si scompagna mai dall'umorismo genuino. Attenti al gioco indiavolato del nuovissimo romanzo, forse il più ricco d’invenzioni bislacche e di situazioni rovesciate della bibliografia campaniliana: le pagine d'impegno son molte, molte le evasioni, e scoprirle è un diletto.
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Collezione: Diorama 12.08.31
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Achille Campanile,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/111.