Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Gino Rocca

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1931-08-26

Identificatore: 130

Testo: GALLERIA

Gino Rocca

Veneto di salda tempra, il suo amor per Venezia l'abbiamo saggiato al paragone del romanzo Gli ultimi furono i primi che, nel gran mare della letteratura d'ogni genere e d'ogni tempo ispirata dagli sce nari e dal clima veneziano, da Musset a Barrès, è forse la prima testimonianza consapevole e virile della realtà storica e spirituale che in Venèzia, nel suo costume e nelle sue tradizioni si concreta. Dei moderni, il solo Thomas Mann è riuscito, in un libro inquietante, a rappresentare Vene zia affrancandosi dai consueti sche mi e passaggi ob bligati dell'estetismo decadente: ma il racconto dello scrittore tedesco è troppo dominato da un'ispirazione freudiana e torbida per non compromettere a sua volta la veri tà veneziana, pur se le sue originali virtù di poeta la salvino dal dar nella maniera. Gino Rocca ha scritto invece il romanzo italiano e veneziano di Venezia; nostro e organico, costruito su basi solide e coltivato come un voto d'amore. Con esso il Rocca, dopo una parentesi di dieci anni, è tornato all'arte narrativa, alla quale diede uno dei primi, diciamo magari il primo, romanzo di guerra: ed è giusto riconoscerne la forza e la gentilezza latina di contro a certi recenti prodotti nordici dove l'umanità in guerra rumina la propria cupa tragedia senza nessuna luce ideale e senza nessuna speranza. L’Uragano di Gino Rocca è un libro da rileggere e da meditare: uscito nell'immediato dopoguerra, è un documento morale di vasto significato, interpreta lo stato d'animo d'una generazione che si scrolla di dosso i residui del passato e marcia, dopo la tragedia, verso le imminenti aurore: è la formola orianesca dei « Fuochi di bivacco» che da anticipazione profetica sta per, diventare realtà di vita collettiva sotto la spinta dei reduci. Dopo L’Uragano, Rocca s'è dato al teatro, psicologico e dialettale, rivelando forti qualità d'invenzione e di costruzione e cogliendo numerosi successi. Ma un altro campo delle sue fortunate esperienze è anche la novellistica: e proprio in questi giorni s’è ristampato un suo volume di novelle Amare (ed. Treves), che videro Ut prima volta la luce intorno al 1920, nel periodo della baraonda editoriale e delle copertine sfolgoranti. In quel generale pacchianesimo, in quel trionfante cattivo gusto, le virtù native del Rocca gli fecero intorno una specie di cuscinetto isolante, lo. salvarono da contaminazioni; per lo meno gli permisero di non attardarsi in cattive compagnie, di riconquistare la sua autonomia. Alcune di codeste novelle hanno veramente il suggello dell'arte (si legga Quand’ero ragazzo e in genere le altre a sfondo paesano e bellico) e pre annunciano, gli sviluppi del decennio seguente, le tappe del cammino del Rocca, le mète del suo pellegrinaggio di scrittore di teatro e di romanziere che si chiamano « Se no i xe mati » e « Gli ultimi f urono i primi »: interpretazione poetica dell’umanità provinciale, rappresentata con fraterna e delicata pietà; e inno alla continuità storica e spirituale di Venezia, non più città morta secondo l’eredità del romanticismo e del simbolismo, ma città di vita.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 26.08.31

Etichette:

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Gino Rocca,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/130.